I rapporti con gli alleati
La partita in Aula
Il Patto di Stabilità
FRANCESCO OLIVO
Ricucire da Bruxelles, quello che a Roma si sfalda. Giorgia Meloni lo dice apertamente, «voglio dare un’immagine di compattezza». Il Consiglio europeo è appena finito e l’urgenza effetti c’è, perché quello che arriva dall’Italia sulla manovra è tutt’altro che un quadro di armonia: un vicepremier, Antonio Tajani, dice che il testo deve ancora arrivare, l’altro, Matteo Salvini, esulta per «l’accordo raggiunto», Forza Italia si prepara a presentare gli emendamenti (in teoria proibiti) sulla manovra e la Lega si agita per le pensioni. Meloni, prima di prendere l’aereo per Roma, capisce che questo caos danneggia l’immagine del governo, non solo nell’opinione pubblica, ma anche con gli interlocutori comunitari e decide di metterci una pezza, negando ogni dissidio. L’elenco delle smentite è lungo e sfiora anche i temi più personale, come la separazione da Andrea Giambruno: «Non ho problemi né con Salvini, né con Tajani, né con Mediaset o Marina Berlusconi». La premier sa che questa è una fase delicata e decide di limitarsi a un’esibizione, fin troppo esplicita, della compattezza della maggioranza, senza entrare nei dettagli di misure che vanno e vengono con strascichi polemici nella maggioranza. La parola d’ordine dunque è «non fidatevi delle bozze». Ma certo non basta e quindi tocca smentire anche gli articoli dei giornali che hanno raccontato i dissidi. Dal ministero dell’Economia arriva la comunicazione che la manovra è arrivata a Palazzo Chigi, «non sono lì – dice la premier – ma direi che presto sarà in Parlamento, siamo in dirittura d’arrivo». L’annuncio era arrivato da Salvini: «Sono giornate complicate. Proprio tra stanotte e stamattina abbiamo chiuso la legge di bilancio», dice. Passa un’ora dopo e l’altro vicepremier, Antonio Tajani, puntualizza via Twitter che la manovra no, non è ancora chiusa, salvo correggere il tiro qualche ora dopo annunciando che il testo sarà in Parlamento tra lunedì e martedì. Poi c’è la questione degli emendamenti e anche qui l’armonia, almeno nelle dichiarazioni, è saltata. Forza Italia, che sta dando battaglia sulle norme sulla casa, e allude apertamente al fatto che la partita possa continuare in Parlamento: «Alcuni emendamenti saranno indifferibili, se non necessari, se alla lettura definitiva della manovra che è in arrivo ci dovessero essere dei punti da correggere – dice Mulè di Forza Italia, a Radio Giornale radio – Quindi gli emendamenti saranno presentati: non c’è nulla di male, non si tratta di sabotare la manovra».
Meloni, però, non si mostra pentita di aver imposto la regola di impedire alla maggioranza di chiedere modifiche in Parlamento: «È una buona idea, serve a dimostrare che l’elemento che qualifica la capacità di una maggioranza e di un governo di fare il suo lavoro è la tempistica con la quale riesce a prendere delle decisioni», ha evidenziato. La fretta, però, apre un fronte anche con le opposizioni che continuano a protestare per lo spazio sempre più ridotto per l’esame parlamentare. In Fratelli d’Italia cresce una certa apprensione, dovuta anche al fatto che la manovra dovrà passare per il Senato, dove la maggioranza è più risicata (specie nella commissione Bilancio, solo due voti) ed è quindi più esposta a pressioni dei partiti. In via della Scrofa si teme infatti che Tajani abbia un controllo limitato dei suoi a Palazzo Madama e che quindi occorra negoziare anche con la capogruppo Licia Ronzulli.
Le questioni europee sono un’altra fonte di preoccupazione per la premier. E ci sono tutti i motivi. Il Meccanismo europeo di stabilità, innanzitutto, il famigerato Mes. L’Europa a tutti i livelli spinge per la ratifica italiana. Meloni, però, prende ancora tempo, e insiste nel ritenere il via libera al Salva-Stati «secondario rispetto alla prima trattativa che è quella sul Patto di stabilità». Tutto indica che si andrà a un nuovo rinvio: «Io penso che dobbiamo stare alla posizione che la maggioranza ha espresso», se la discussione sarà rinviata «lo dirà il Parlamento, non sta a me deciderlo», sottolinea Meloni. Il cuore della trattativa quindi si incentra sul Patto di Stabilità, al centro anche di un incontro che la premier ha avuto con la direttrice della Banca centrale europea Christine Lagarde: «La trattativa non è facile, le posizioni di partenza sono distanti ma qualche passo in avanti lo abbiamo fatto», spiega la presidente del Consiglio.
Alla Lanterna del Palazzo Europa si sfiora anche il caso dei fuorionda dell’ex compagno di Meloni, Andrea Giambruno trasmessi da Striscia la Notizia, che hanno causato l’annuncio della separazione. Per la prima volta la premier affronta il tema e lo fa per smentire malumori con l’azienda della famiglia Berlusconi: «Con Mediaset il governo ha dei rapporti che si hanno con una grande azienda», sottolinea, bollando come «non vere» le ricostruzioni delle sue frizioni nei confronti di Marina Berlusconi.