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14 Settembre 2024Il sindaco: aperti a tutti, ma con un limite…
Mario Lancisi
capalbio (grosseto) Il più brutale Adalberto Sabbatini, patron del bagno Ultima Spiaggia: «Non me ne importa assolutamente nulla». Il più istituzionale, come prevedibile, il sindaco Gianni Chelini: «A Capalbio siamo aperti a tutti ma con un limite: il rispetto della legge, dell’ordine e dei valori costituzionali». L’annuncio di CasaPound di voler tenere nella piccola Atene medievale della Maremma — «Per quel che rappresenta» — la prossima festa nazionale nel 2025 , dopo anni di feste (e polemiche) a Grosseto, è stato accolto a Capalbio con un misto di indifferenza e insofferenza: «Sono fuori dalla politica e non parlo del Pd o dei centristi, figurarsi di CasaPound…», fa sapere l’ex premier Francesco Rutelli, uno che l’ex capitale della sinistra radical chic continua a frequentarla.
La Capalbio rossa, radical chic, feudo della sinistra al caviale non esiste più, se mai è esistita, spiegano nel borgo di 4 mila anime. Due numeri. Europee 2019: Lega primo partito con il 47,2 di voti. Politiche 2022: Fratelli d’Italia in vetta con il 37,7 per cento. «Provocazione? Ma di cosa si parla? Basta con questa storia della Capalbio rossa, fa ridere. Oddio, in passato magari ha fatto anche comodo al turismo, ma non esiste. Fuffa», assicura Sabbatini.
Se la scelta di Capalbio risponde a un intento ideologico e provocatorio, la festa di CasaPound quest’anno dal titolo vagamente ottocentesco — Direzione Rivoluzione — si tiene «a scoppio ritardato», osserva Daniele Renzoni, ex inviato Rai. «Sì, perché se il bersaglio è una presunta Capalbio rossa, radical chic, questa non c’è. È un borgo aperto a tutte le opinioni. Come dimostrano le recenti elezioni». Anche se la narrazione messa a punto da CasaPound ha una certa sua presa, un fascino discreto: là dove prima regnava la sinistra radical chic, ora ci sono loro, i neofascisti. Quasi una sorta di presa del potere, almeno a livello di immagine e di narrazione politica. Metafora a suo modo dell’Italia di Giorgia Meloni, che due anni fa, nel comizio di piazza del Popolo, dichiarò sarcastica che «il circolo del golf di Capalbio era preoccupato» dall’avanzamento della destra. Golf, caviale, cachemire, ecco i simboli eretti a bersaglio polemico di una guerra politica forse surreale ma fortemente simbolica.
Per cui ok all’apertura, all’ospitalità, alla Capalbio democratica e plurale, ma poi il sindaco e Renzoni ci tengono a mettere i puntini sulle «i», anzi dei puntoni. «Noi siamo democratici e CasaPound ha un anno di tempo per maturare una chiara posizione antifascista e una chiara adesione ai valori costituzionali», sostiene Chelini, eletto sindaco a capo di una lista civica con oltre il 54 per cento di voti. Parole che hanno il sapore di un rinvio scolastico a settembre. Bocciati in antifascismo e Costituzione, mica poco. Anche se il sindaco si affretta a sottolineare che CasaPound ha firmato «un contratto con una struttura privata», come peraltro annunciato dal movimento di estrema destra. L’altro punto è il rispetto dell’ordine pubblico.
Tra indifferenza e insofferenza alla fine è il Pd di Nicola Zingaretti, capalbiese di adozione, ex presidente del Lazio e dei dem: «Il problema non è la festa a Capalbio, il problema sono loro, i neofascisti. Non vanno bene da nessuna parte», polemizza. Sulla stessa falsariga anche l’assessora regionale Alessandra Nardini: «Il punto non è se la festa si tiene a Grosseto, a Capalbio o, per quanto mi riguarda, fuori dalla Toscana. Il punto è che la festa di un movimento neofascista non dovrebbe tenersi da nessuna parte».
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