Caterina Caselli – Insieme A Te Non Ci Sto Più
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Un Mondiale giocato nel posto e nel periodo sbagliato. Tutto quello che è uscito sui giornali in questa settimana si sapeva già da tempo. Le dichiarazioni di Blatter, colui che ha assegnato il Campionato Mondiale di calcio al Qatar ai tempi della sua presidenza della Fifa, sono assolutamente inaccettabili. Il discorso di Gianni Infantino, attuale presidente Fifa, è apparso indifendibile ed ipocrita «oggi mi sento qatariota, mi sento africano, mi sento arabo, mi sento disabile, mi sento lavoratore migrante…». Caro Infantino io mi sento un uomo che rispetta i diritti fondamentali delle persone, che non ha bisogno di dire cosa mi sento. Perché per definire ognuno di noi c’è un metodo infallibile: giudicare i nostri comportamenti. Tutti noi nella nostra infanzia abbiamo subito atti di bullismo, ma è impensabile paragonarlo alla schiavitù moderna di quei lavoratori, che tu definisci legali e che in realtà sono morti per questo Mondiale. O far finta di credere che omosessuali e donne siano ben accetti o ben trattati in quella terra «così democratica». Forse ti sei dimenticato delle dichiarazioni dell’ex ambasciatore della nazionale e della Coppa del mondo del Qatar Khalid Salman che sosteneva che l’omosessualità era un «danno nella mente».
Non serve a niente l’inutile coming out del responsabile media della Fifa Swanson fatto ad hoc per giustificare un paese in cui per il solo essere gay si viene puniti con il carcere e la pena di morte. Facile dichiararsi gay dall’alto della Fifa senza correre nessun rischio. Caro Swanson, ho un piccolo consiglio non richiesto anche per te: non farti usare ed abbi rispetto per coloro che rischiano ogni giorno. Ma quello che più mi colpisce è che non ci sia stata una vera e propria ribellione da parte dei calciatori. Sono loro i veri protagonisti, sono loro che possono cambiare tutto, sono loro che ci mettono la faccia, il corpo, la capacità. Cosa accadrebbe se i grandi decidessero di non giocare, se decidessero di alzare la voce?
Rispettare i diritti umani è più importante che vincere un campionato del mondo o di aggiungere record alla propria carriera. Quello che ha fatto la Germania è stato un gesto molto importante, con la mano davanti alla bocca dei giocatori, ha infatti lanciato un segnale rumoroso. Il capitano Manuel Neuer ha mostrato al mondo che si può lottare. Attendo che Messi, Ronaldo, Neymar e tanti altri calciatori puntino il dito contro l’ipocrisia di quel mondo che vuole soffocare i più deboli. Sono loro il pallone, sono loro che devono prendere a calci un mondo che calpesta i diritti umani e che usa il loro talento sportivo per fini ingiustificabili, strapagandoli ma di fatto silenziandoli. Tanti anni fa il grande Diego Armando Maradona provò a ribellarsi. Aveva capito come si muoveva la Fifa e cercò di combatterla, ma fu subito soffocato con un imbroglio facendogli così pagare questo suo tentativo di rivolta. Noi non gli credemmo, dicemmo tutti che esagerava e che lo faceva per interessi personali. Caro Diego, ti chiedo umilmente scusa, per non averti appoggiato in questa tua battaglia, avevi visto quello che noi non riuscivamo ancora a vedere, bloccati da un deficit di coraggio che a te invece non è mai mancato. Forse la nostra esclusione da questo Mondiale è un segno del destino che ci fa essere più poveri, ma meno colpevoli. Mi auguro che tutti quelli che amano il calcio possano insieme pensare a qualcosa di diverso da questo scempio, che rischia di infangare per sempre quello che io continuo a considerare lo sport più bello del mondo.