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3 Febbraio 2024Tra gli agricoltori asserragliati a Bettolle: se non arriva il ministro entriamo in A1
Salvatore Mannino
Bettolle (Siena) Hanno paralizzato per due ore, dalle 17 alle 19, il casello Valdichiana dell’Autosole, in entrata e in uscita. Un serpentone di duecento trattori che occupava per intero la rotonda davanti all’ingresso, territorio di Bettolle, comune di Sinalunga, in provincia di Siena, e poi si allungava per un paio di chilometri fino a Le Farniole, nei pressi dell’outlet, comune di Foiano, provincia di Arezzo. Intanto le code delle auto e dei Tir in attesa di entrare o uscire dall’A1 crescevano di minuto in minuto. E non è ancora finita, perché il leader della protesta degli agricoltori ribelli, Andrea Papa, sostituto per un giorno del capo carismatico Salvatore Fais, conferma quanto già annunciato in tv dal suo numero uno: «Noi di Riscatto Agricolo siamo pronti a occupare l’autostrada se il ministro Lollobrigida non ci riceve». Il giorno buono per l’ulteriore inasprimento di un presidio che dura ormai da quattro giorni potrebbe essere lunedì ma i protagonisti non vogliono svelarlo: «Sarà una sorpresa», dice Papa.
«Non ce l’abbiamo col governo — spiega lui — il nostro nemico è l’Europa». E in effetti il clima che si respira nel «campo base» del presidio, un terreno brullo proprio a lato del cartello di confine fra Arezzo e Siena, che odora di letame e del cibo che i manifestanti hanno appena cucinato nel gazebo (pastasciutta al sugo e rosticciana), è pesante. L’orizzonte dei trattori parcheggiati sembra non finire mai, con i «bestioni» imbandierati di tricolore e pieni di cartelli anti-Ue («Senza agricoltura non si mangia», «No alla farina di grilli» ma non solo). E già si aspettano i rinforzi, che oggi dovrebbero arrivare da Grosseto ma anche dal Nord-Italia: si conta di arrivare a 400 trattori, una protesta che sale come un’onda di marea.
All’ora di pranzo, molti dei manifestanti sono raccolti davanti alla cucina da campo con un pentolone gonfio di pasta da sfamare un battaglione, mentre salsicce e costolicci sfrigolano sulle braci. Gli umori sono tetri ma battaglieri. Nel mirino c’è il «Green Deal» di Bruxelles, con il taglio dei fitofarmaci, la riduzione dei sussidi per il gasolio e la messa a riposo del 4% dei terreni ma la rabbia è molto più estesa. Raccolti attorno al fuoco ci sono tre agricoltori locali, Enzo di Cortona, 85 ettari in affitto, Irio, di Foiano, azienda da un centinaio di ettari, e Vasco, anche lui della fertile Valdichiana circostante.
Il primo va all’attacco sui pomodori: «Me li comprano a 16 centesimi al chilo, voi quanto li pagate al supermercato?». Il secondo spara invece sul grano: «L’ho venduto a 25 euro il quintale, l’ho ricomprato per la semina a 80. Così non si va più avanti». Il terzo incalza: «Un trattore che 40 anni fa costava trenta milioni di lire adesso lo paghiamo centomila euro. Che ci rimane di guadagno?». Tutti e tre, ma non solo loro nel presidio, ce l’hanno con le organizzazioni ufficiali di categoria, a cominciare dalla più forte, la Coldiretti: la parola più gentile è «buffoni», il resto è irriferibile. E la politica? «Mai votato a sinistra», garantiscono in due. Il terzo varia sul tema: «Preferisco la svolta a destra».
Intanto, il leader Andrea Papa, originario del Garda ma con un’azienda agricola a Sovicille (il capo carismatico Fais ha un allevamento di pecore a Piombino) schizza di qua e di là per organizzare le manifestazioni del pomeriggio. A seguire il blocco del casello, mentre cala sul presidio un’altra notte difficile.
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