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17 Agosto 2024Centrali, miniere e terre: le due regioni gioiello colpite dall’offensiva Kursk e Belgorod: il nemico a 500 km da Mosca
Il fronte
F. Dr.
Due tra le regioni più importanti della Russia europea, ad appena cinquecento chilometri da Mosca, da 12 giorni sono sotto l’offensiva del nemico. E la situazione a Kursk e Belgorod è veramente difficile. L’attività economica (quasi 3 milioni di abitanti, 1,5 a Belgorod e 1,1 a Kursk) è colpita direttamente. Per fortuna del Cremlino, il più importante centro di estrazione del minerale di ferro, quello di Zhelesnogorsk (letteralmente: montagna di ferro), si trova a nord, fuori dalla portata (per ora, almeno) dell’avversario. Ma il resto dell’area risente di quello che accade. Le industrie metalmeccaniche, chimiche e petrolchimiche. E l’agricoltura, visto che quello è il cuore delle cosiddette terre nere, le superfici più fertili che inglobano cinque regioni della Russia centrale. Da sole, Kursk e Belgorod forniscono tra il 2 e il 3 per cento del Prodotto interno lordo russo.
La centrale nucleare di Kursk, quella tenuta particolarmente d’occhio in questi giorni dall’Agenzia atomica e dalle diplomazie del mondo, è una delle tre più importanti, fornisce duemila megawatt. Si trova nella cittadina di Kurchatov, che porta il nome del padre della bomba atomica sovietica. Molto più a Ovest, e non è chiaro se ora sia in mano ai russi o agli ucraini, c’è la stazione di pompaggio e misurazione del gasdotto che dalla Siberia porta il metano in Europa. Ne transitano 40 milioni di metri cubi al giorno (il 3% del consumo Ue) e continua a funzionare regolarmente.Le regioni, soprattutto quella di Kursk, sono un nodo fondamentale dei trasporti ferroviari e stradali, da Mosca verso l’Ucraina e verso la Crimea. Si tratta di zone che negli anni seguiti al crollo dell’Unione Sovietica erano note per essere buoni serbatoi elettorali dei comunisti. Ultimamente, come tutto il Paese, sono diventate del tutto putiniane: oltre il 90 per cento di consensi.
Ma certamente un po’ di scontento adesso si diffonde. Ad esempio perché, a dispetto delle promesse, contro il nemico sarebbero stati schierati anche soldati di leva.
Kursk è famosa soprattutto per il ricordo della più grande battaglia di carri armati della storia, che si svolse tra sovietici e tedeschi nell’estate del 1943. Nonostante l’importanza della sconfitta che Stalin inflisse a Hitler, la città non fu inserita nell’elenco di quelle «eroiche» citate dal Piccolo Padre nel 1945: Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa. Poi se ne aggiunsero altre negli anni. Il successore di Stalin, Krusciov (ucraino) nel 1961 inserì Kiev. Leonid Brezhnev allargò l’elenco e, soprattutto, conferì nel 1972 l’onore a Kerch e Novorossiysk, dove lui aveva combattuto. Non poteva non farlo, visto che ne parlava a lungo nel suo libro di memorie più famoso, «La piccola terra», che tutti gli studenti dovevano conoscere alla perfezione sia alle medie che all’università. Ognuno dei suoi tre «testi sacri» fu stampato in 15 milioni di copie. A Kursk è stato dato il contentino di essere proclamata «Città di gloria militare», ma solo nel 2007.