“Le notti bianche” è tra i libri più caldi sulla piattaforma. Abbiamo chiesto a Serena Vitale, grande studiosa della letteratura russa, perché piace. E quali altri capolavori scoprire
di
Sara Scarafia
La prima reazione è di stupore: «Ma veramente? Le ragazze e i ragazzi leggono Dostoevskij?E lo leggono nell’edizione di carta?». La slavista Serena Vitale — ha insegnato letteratura russa all’università per 45 anni e ha tradotto i più grandi, da Nabokov a Mandel’stam, da Puskin a Brodskij e Cvetaeva — i social non sa nemmeno cosa siano. Non li usa e non li bazzica e un po’ le fanno paura. Ma la passione del Booktok per uno degli autori russi che più ha amato la incuriosisce. Il 2024 è stato l’anno di Dostoevskij: il suo Le notti bianche è stato il classico più venduto da Penguin, editore leader nei mercati anglosassoni (50 mila copie). E basta fare un giro sulla piattaforma per scovare centinaia di video di giovanissime lettrici, e qualche lettore, che raccontano la loro passione per lo scrittore de L’idiota e diDelitto e castigo.L’hashtag #fedordostoevskij è citato in almeno 12 mila video anche sul Booktok italiano. Grazie soprattutto aLe notti bianche. Ma non soltanto.
Vitale come se lo spiega?
«Le notti bianche ha due caratteristiche: è breve e parla d’amore. Diciamo che si può leggere come un romance. Ma spero che non leggano solo questo titolo, che pure adoro. C’è tanto altro da esplorare».
Lei ha scritto saggi e monografie, ha curato tantissime opere anche di Dostoevskij. Come descriverebbe “Le notti bianche”?
«Intanto, per me che le ho vissute, le notti bianche sono un fenomeno meteorologico straordinario: questo cielo inondato di luce in piena notte è un miracolo. Anche io passavo ore a camminare per godermi lo spettacolo. Il romanzo breve di Dostoevskij è una storia d’amore: c’è un sognatore, lo stesso sognatore che torna in altre opere dello scrittore, e c’è una giovane donna. I due si incontrano in questo chiarore notturno e parlano, innamorandosi. La storia non ha un lieto fine ma è piena di dolcezza e di malinconia».
Una storia d’amore ma anche un romanzo sulla solitudine.
«Sì e questo mi fa riflettere: quando penso a questi ragazzi dietro agli schermi dei cellulari mi viene in mente proprio la solitudine. E anche la fame d’amore che abita il nostro tempo».
Vitale chiede, si informa. Vuole provare a capire: «Leggono per imitazione? Perché qualcuno per primo glielo ha consigliato?». Si domanda dove li porterà questa passione: è solo un momento? Ma quando sente che sul Booktok consigliano anche Delitto e castigosi rincuora. «Che romanzo!».
Cosa la conquista di “Delitto e castigo”?
«Tutto. La lingua, questa Pietroburgo sordida. E poi Raskol’nikov. Anche lui è un sognatore. Sì, si macchia di un delitto — posso dirlo o è spoiler (ride)?— ma tutta la seconda parteè la storia della sua redenzione.
Raskol’nikov è un assassino che finisce con l’essere simpatico, ti viene da dirgli “scappa, nasconditi”. Ma è questo il rapporto che bisogna avere con la letteratura: viverla, anche parlando da soli e facendosi prendere per matti dai genitori.
Ecco, quello che io spero è che per i giovani Le notti bianche sia un trampolino verso i capolavori della letteratura russa».
Quali consiglierebbe?
«Non Tolstoj, intendiamoci stupendo. Ma troppo lungo.
Sicuramente Delitto e castigo e poi perché non leggere i meravigliosi racconti di ?echov? Molti sono anche da ridere. Oppure, se siamo in cerca d’amore, perché non cercare alla voce Turgenev? OIl dono di Nabokov, magari anche leggendo qualche capitolo per poi ritornarci».
Vitale, qual è il segreto della letteratura russa?
«Eh, questa è una grande domanda alla quale credo nessuno sia ancora riuscito a rispondere. Di certo c’è un potenziale di creatività in questo Paese che adesso vienedistrutto e umiliato; un Paese che per motivi sconosciuti ha dato al mondo Dostoevskij, ?echov, Tolstoj, Pasternak, Cvetaeva, Brodskij che sto traducendo, e altri che sono tra i più grandi».
Cosa dobbiamo cercare in un romanzo? Cosa devono cercare i ragazzi?
«Una scrittura meravigliosa e un argomento interessante».
I russi, certo, sono complessi.
Abbiamo bisogno di complessità?
«Lo so, lo so che sono complessi. Sto scrivendo un libro e sto facendo l’elenco dei nomi quasi scusandomi che siano così tanti. Ma sì, tornare alla complessità in questa epoca è importante. Ci sono cose da leggere, da fare: scrivere un riassunto di un libro, confrontarsi con gli altri e litigarci magari parlando di un personaggio».
Cos’è per lei la letteratura?
«È sogno. Quando traduco e non trovo la parola giusta, magari ci giro intorno per ore, poi ecco la notte e la parola arriva. Perché la letteratura, la poesia hanno a che fare con il sogno. E noi i sogni non dobbiamo perderli».