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Monica Guerzoni
ROMA Guai a chiederle se è serena, perché Daniela Santanchè vi risponderà «serena no, porta sfiga». Ma la ministra del Turismo continua a dirsi «molto tranquilla», fiduciosa che il suo caso finirà presto in una bolla di sapone. Il giorno della verità (parlamentare) potrebbe essere giovedì 29 giugno, perché a Montecitorio e a Palazzo Madama si lavora anche se i romani festeggiano i santi Pietro e Paolo. La ministra non ha nulla da festeggiare, vista la bufera politica che l’ha investita dopo l’inchiesta di Report su Visibilia e Ki Group, le due aziende finite sotto la lente della magistratura per problemi di bilanci.
L’inchiesta di RaiTre racconta di fornitori non pagati, dipendenti licenziati e lasciati senza Tfr, prestiti ottenuti da Invitalia ai tempi del Covid e non ancora restituiti. Sospetti pesanti, ma la ministra nega ogni responsabilità e promette che chiarirà punto per punto: «Guardate la mia faccia, sembro preoccupata? Risponderò su tutto, sono 23 anni che faccio politica e ci ho sempre messo la faccia». Alle Stelline di Milano, dove ieri è andata a parlare di turismo al convegno Direzione Nord, le hanno chiesto se non sarebbe opportuno presentare le dimissioni e lei ha reagito col consueto piglio: «Dimettermi? E su cosa? Siamo seri… Andiamo dietro a Report?». La maggioranza per giorni ha tremato al solo sentir pronunciare il suo nome. Non solo esponenti del Pd, dei 5 Stelle, di Azione e di Avs, ma anche i capigruppo della Lega l’hanno spronata a chiarire in Parlamento. E Santanchè che fa? Ci ride sopra, convinta com’è che a destra nessuno abbia mai pensato di mollarla nelle grinfie degli avversari: «Mi sembra che la maggioranza sia non solo compatta, ma più compatta. Dovete cercare altre cose per far sì che non lo sia».
Il chiarimento invocato dall’opposizione e gradito anche da Lega e Forza Italia è una informativa e dunque non è previsto un voto. Ragion per cui Santanchè sarebbe orientata a non rispondere alle accuse alla Camera, dove i numeri della coalizione di governo sono più solidi, bensì al Senato: lì ha il suo scranno e lì siede come presidente Ignazio La Russa, che è stato legale delle sue aziende e che l’ha voluta al governo. Alle 16 la conferenza dei capigruppo si riunirà per mettere in calendario l’appuntamento delle polemiche e domani toccherà alla Camera. Il Pd, che ha già presentato un’interrogazione, potrebbe proporre il formato del question time, con domande secche.
La scelta
«In Aula voglio andarci, risponderò su tutto
Io serena?
No, porta sfiga»
I dem sferzano, la segretaria Elly Schlein prende tempo sull’ipotesi di una mozione di sfiducia individuale («un passo alla volta»), ma non fa sconti: «Deve venire al più presto in Aula per rispondere all’Italia. Può un ministro della Repubblica avere un debito di 2,5 milioni con lo Stato?». Domanda retorica, a cui Santanchè è chiamata a rispondere. Se non fosse che una parte della maggioranza, dalla Lega a FI, ha preso a frenare. Persino dentro FdI, la cui leader Giorgia Meloni si è detta contenta che la ministra voglia chiarire in Parlamento, sperano che l’informativa salti. A meno che non venga fuori ufficialmente che è indagata per falso in bilancio…
«Perché Daniela dovrebbe presentarsi in Aula se non fosse indagata? — si domanda un “fratello” deputato —. Per un programma tv? Sarebbe un grave precedente». Dentro FdI c’è chi si dice convinto che la chiusura delle indagini sia imminente. Ma nei tribunali milanesi la convinzione è invece che l’avviso di conclusione e il possibile, temuto rinvio a giudizio, non avverranno prima della pausa estiva. Sia come sia, Santanchè non cambia idea: «Io in Aula voglio andarci, risponderò su tutto». E a tutti. A Bonelli, che la ritiene «il volto e il nome dell’arroganza al potere». A Fratoianni, che vuole le dimissioni. Ai 5 Stelle, che la descrivono «avvinghiata alla poltrona». Silvestri conferma che «il M5S non si fermerà finché Santanchè non darà risposte chiare ed esaustive». Attilio Fontana invece, presidente della Lombardia, ha piena fiducia: «Il ministro chiarirà positivamente la situazione».