Da padre Bernardo Gianni abate di San Miniato, al vescovo di Fiesole Stefano Manetti, al teologo carmelitano Saverio Cannistrà
Il vescovo di Fiesole Stefano Manetti, il teologo carmelitano Saverio Cannistrà, l’abate di San Miniato padre Bernardo Gianni. È molto probabile che nella rosa dei possibili successori del cardinale Giuseppe Betori nelle prossime settimane si aggiungano anche altri nomi, che altre figure finiscano poi per comporre l’elenco finale che sarà sottoposto a Papa Francesco per la scelta finale. Eppure è già un fatto che intorno alla sola ipotesi di questi tre profili ormai da settimane si concentrino discussioni e congetture dentro e ai margini della Curia fiorentina. Scenari che oramai rimbalzano anche sui tavoli del potere temporale cittadino. Consegnando l’immagine di un anno che oltre al cambio del sindaco a Palazzo Vecchio e di enti strategici come la Camera di Commercio sancirà un’altra svolta destinata a fare la storia della città. Finisce il lungo mandato dell’arcivescovo Betori, la Diocesi fiorentina si prepara a cambiare la sua guida. E in tanti si interrogano se ed eventualmente in che modo saprà davvero rinnovarsi agli occhi del mondo cattolico. Tanto più in un momento di grandi tensioni e inquietudini che dal Vaticano arrivano sui territori e che stanno portando anche in Toscana e anche a Firenze ad esempio forti sentimenti anti bergogliani, moti contrari a qualsiasi forma di apertura alla società moderna e ai diritti civili. Da Livorno a Pienza a Firenze.
I tempi dell’arrivo del successore di Betori non sono ancora chiarissimi. «Anche domani, o a marzo, in occasione della nostra visita ad limina con il Papa, o subito prima, o subito dopo» ebbe a spiegare il cardinale in piazza San Giovanni per il suo ultimo brindisi di Natale da arcivescovo poco più di un mese fa. Il Papa, nel 2022, ne aveva accettate le dimissioni, peraltro obbligatorie al compimento dei 75 anni, ma lasciandolo in carica «donec aliter provideatur» con formula latina, cioè fino a che non si provveda altrimenti, senza cioè una lettera ufficiale di proroga. Situazione che ha creato una specie di limbo in questi due anni. La visita romana del 4-9 marzo (udienza dal Papa il 4) è ancora ritenuta negli ambienti della Curia la possibile deadline per dare il via ufficiale passaggio di consegne. Tanto più che nel frattempo, il prossimo 25 febbraio, Betori avrà compiuto 77 anni. Gli osservatori più attenti delle manovre ecclesiastiche fiorentine suggeriscono che l’istruttoria sul nome adatto potrà impiegare qualche mese ma non troppo, il tempo necessario al nunzio apostolico a comporre una lista di papabili e a Bergoglio a sciogliere le riserve. Per l’estate, forse.
Più dei tempi è la cifra spirituale e per così dire politica nuova che potrà portare o meno il dopo Betori a intrigare oggi. Da più parti nel mondo cattolico si ritiene che per la Diocesi fiorentina, quella del grande cattolicesimo democratico dei Balducci e dei Don Milani, sia arrivato il tempodi uno slancio nuovo. In questi anni gli echi di un rapporto non brillante tra il Papa e Betori hanno risuonato: l’assenza di Francesco al meeting del Mediterraneo a febbraio 2022, le scintille all’assemblea della Cei nei mesi successivi. E la crisi delle vocazioni, pur pesante (1 solo prete sarà ordinato nel 2024), da sola non basta a descrivere lo slancio di cui il clero fiorentino dimostra di avere urgenza. Chi potrà incarnare questo slancio nessuno lo sa. La figura di cui forse più si sta parlando in queste settimane è quella di Stefano Manetti, nato nel ‘59 e dal 2022 vescovo della diocesi di Fiesole, che da tempo si dice possa essere accorpata a quella di Firenze. Con un simile provvedimento automaticamente Manetti diverrebbe cardinale qui. Il prelato oggi a Fiesole rappresenterebbe piena continuità rispetto all’era Betori. Anche l’abate di San Miniato Gianni è da tempo nella lizza dei nomi. Benedettino olivetano, molto legato a Papa Francesco che lo scelse per le meditazioni, a dicembre la sua marcia di pace per il Medio Oriente è stata un successo. Difficile trovare un prete tanto pop, spesso fustiga scelte e politiche fiorentine: la sua dura critica al nuovo resort di Costa San Giorgio fece scalpore. Eppure non è detto che il Papa non voglia destinare alla Diocesi di Firenze una figura di rivoluzione radicale, anche teorica. Padre Saverio Cannistrà, calabrese, 64 anni, teologo e già preposito generale dei Carmelitani Scalzi potrebbe interpretare questa volontà. Col Papa mai dire mai, dicono da ambienti vaticani.
— e.f.