The Nearness Of You
18 Maggio 2023Per dovere di cronaca
19 Maggio 2023di Pierluigi Piccini
I fatti che stanno accadendo tra il primo turno e il ballottaggio hanno un merito: quello di farci capire ciò che è successo nel 2018 e chi ha lavorato per far vincere De Mossi. Tempo fa la Ferretti affermò che la Destra non era composta soltanto dai tre partiti storici (FdI, Forza Italia e Lega), ma c’era qualcosa d’altro. Altro che avrebbe potuto significare un probabile percorso politico. Le cose sono andate come sappiamo al primo turno, con la candidata del Pd che, in una dichiarazione più recente, considera necessario un confronto di contenuti con i candidati sindaci riformisti o presunti tali. Ma a chi potrebbe riferirsi? In primis a Montomoli, che ha ben altro da fare che fare il semplice consigliere: lascia che al suo posto vada il figlio del Marzucchi. Il riferimento inevitabile è al capofamiglia, ex socialista e quindi “riformista” che pure, per cinque anni, è andato a rinfoltire le schiere del Centrodestra attaccando ogni volta che è stato possibile il Pd, con particolare riguardo al consigliere Bruno Valentini. Certo, i figli non devono scontare le colpe dei padri ma gli alleati di questo gruppo sono quelli di sempre: persone come Tortorelli o Gasperini, le cui fortune nascono nel Pd e poi sono state rafforzate dallo stesso De Mossi, con le ultime nomine. Nonostante tutto, è chiaro che il gruppo del “riformista” Marzucchi sia da tempo schierato con la Ferretti.
Altro “riformista” (del resto non proviene anche lui da una matrice socialista?) è Massimo Castagnini, braccio destro dello stesso De Mossi che lo ha scelto come suo successore. La provenienza socialista lo accomuna a Tacconi e allo stesso Bellandi, quelli del “ricciarello magico”. Poi come si fa a non dire che il gruppo di Castagnini non sia progressista, visto che ha al suo interno esponenti del presunto “terzo polo”? A questo proposito sarebbe difficile non credere che il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli non abbia ricevuto un colpo di telefono dal Governatore della Toscana Eugenio Giani, che il prossimo anno dovrà affrontare, con molta probabilità, lui stesso una campagna elettorale. È noto che Giani abbia sempre avuto buoni rapporti con De Mossi e il gruppo che fa riferimento a Tacconi. Quindi, sono tutti riformisti!
Duole scrivere queste cose: noi avremmo voluto una Sinistra diversa, ma dobbiamo accontentarci del “Se” (Moretti). Non ci basta nemmeno, per la causa della gestione del potere, ricordare una famosa frase di Togliatti: “Io invece oggi ho bevuto un bicchiere di vino in più”. Quella sinistra per la quale abbiamo fatto scelte di vita e che ci ha riempito di ferite da tradimento. A Siena i registi sono sempre i soliti, e anche per questo bisogna fare una ulteriore citazione: “Io so, sono i nomi dei responsabili, ma non ho le prove…”. Allora a fronte di tutto ciò, per quanto mi riguarda, non c’è nessuna rispettabilità a contrapporre la Sinistra con la Destra, categorie che rimangono vuote, parole che diventano semplici suoni. Qui da noi sono suoni insignificanti che sfruttano la buona fede di una parte degli elettori. Purtroppo ciò che trionfa immortale non è Siena, ma l’intrigo.