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22 Marzo 2023Il Rapporto 2023 dell’Ipcc sul riscaldamento climatico non fotografa solo la realtà ma delinea le soluzioni. L’insipienza dei decisori
Diecimila pagine di studi scientifici prodotte dal 2014 a oggi, e sintetizzate in trenta, formano il Rapporto 2023 dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), che il 20 marzo scorso è stato reso pubblico a Interlaken in Svizzera. Il periodo analizzato sul riscaldamento va appunto dal 2014 a oggi. I risultati, seppure oggi oggettivamente osservabili, sono al di là di ogni pessimistica previsione: il riscaldamento climatico prodotto dall’attività antropica si sta verificando più velocemente del previsto. L’attuale innalzamento di temperatura di 1,1°C ha già prodotto sensibili cambiamenti del clima, con concentrazioni anomale di piogge abbondanti in alcune parti del pianeta e siccità in altre. Si rischia di arrivare a “punti critici” di non ritorno. Siamo alla più alta concentrazione di CO2 degli ultimi due milioni di anni, e al tasso di innalzamento del livello del mare più rapido degli ultimi tremila anni.
Ma al di là della mole di studi scientifici prodotti e analizzati dagli scienziati, al di là di quanto sta avvenendo, quest’anno il rapporto Ipcc presenta una novità: una sintesi per i decisori, “un riassunto dello stato della scienza e del panorama delle possibili soluzioni, in una forma comprensibile a tutti. Il documento, altamente politico, ha dovuto essere approvato riga per riga dai delegati di tutti i 195 Stati membri”. Nel Rapporto si legge infatti: “(…) l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti”. E subito dopo: “Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili e di uso iniquo e non sostenibile dell’energia e del suolo hanno portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Da questa situazione sono scaturiti eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi, che hanno causato impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo”. Inoltre, “quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati quindici volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili”.
C’è una via d’uscita, afferma il Rapporto: “La soluzione sta in uno sviluppo resiliente al clima. Ciò comporta l’integrazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra, in modo da fornire benefici più ampi. Per esempio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni”.
Dunque il Rapporto indica ai nostri governanti concrete soluzioni per scongiurare il riscaldamento del pianeta, soluzioni economiche e politiche che possono essere praticate sin da subito. Tuttavia la nostra attenzione, quella di tutti i governi mondiali, è rivolta alla guerra in Ucraina e al default della Silicon Valley Bank e della Credit Suisse. La Svb, in particolare, utilizzava i soldi dei depositi in conto corrente per finanziare gli investimenti delle imprese tecnologiche (le famose start up) della mitica Silicon Valley, e il suo fallimento sta provocando un effetto domino che coinvolge anche banche europee.
Tutto ciò ricorda la famosa parabola della casa che brucia, mentre i suoi occupanti sono intenti a discutere se uscire o meno. Non proprio una metafora, dal momento che il pianeta sta bruciando realmente. Sarebbe più utile un’autobotte dei pompieri che il salvataggio di una delle tante banche dovuto alla necessità di preservare i profitti con le politiche neoliberiste. C’è una famosa barzelletta che esprime questa follia umana. C’è un incendio nella foresta e tutti gli animali scappano fuori di essa; scappa la volpe, scappano la tigre e l’elefante, e corre su e giù anche un topolino. Un leone incuriosito guarda il topo e gli dice: “Ma che fai?”. Il topolino risponde: “Non so, tutti corrono e quindi corro anch’io, ci stiamo divertendo da pazzi”.