Nei pronostici degli analisti questa zona è contendibile. Ma qui il “ fuoco amico” tra Rossi e Scaramelli ( ieri sulla guardia medica) può avvantaggiare FdI
Comprende tutte e due le province (Siena e Grosseto) che prima del taglio dei parlamentari avevano, più o meno, un collegio a testa, e per vincere, questa volta, gli aspiranti deputati dovranno scarpinare in lungo e in largo nella Toscana del sud. Ma il collegio per la Camera l’U01 è soprattutto, secondo gli analisti, il più contendibile degli uninominali della regione, nelle cartine delle proiezioni colorato in rosa, il rosso sbiadito della progressiva erosione della sinistra, ovvero dei suoi margini di sicurezza. Area in cui (a parte la provincia senese, dove il rosso regge) il centro destra ha già conquistato molti Comuni del grossetano (alle regionali del 2020, con Susanna Ceccardi, superando il dem Eugenio Giani di oltre 5 punti), oltre a entrambi i capoluoghi (il Comune di Siena nel 2018, quello di Grosseto già nel 2016, con riconferma nel 2021). A disputarsi il match, il 25 settembre, due quasi omonimi Enrico Rossi, 64enne ex governatore della Toscana candidato del centro sinistra (Pd-Italia democratica e progressista, Verdi e Sinistra, +Europa, Impegno Civico), e l’avvocato Fabrizio Rossi, 47 anni, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Grosseto, in corsa per il centro destra (FdI, Lega, Forza Italia, Noi moderati). Fallita l’operazione Letta-Calenda, raccomandata (al Pd) dagli analisti proprio per salvare i collegi toscani in bilico, il terzo incomodo Azione-Italia Viva schiera il senese Stefano Scaramelli, 46 anni, coordinatore toscano di Iv, capogruppo e vicepresidente del consiglio regionale — già stoppato da Renzi alle suppletive di Siena del 2021 (che hanno portato alla Camera il segretario del Pd) appunto «per non offrire assist alla destra» — , un “fuoco amico” che al centrosinistra potrebbe far male proprio nel senese rosso (dove, nel 2020, in corsa per la Regione, Scaramelli contribuì non poco a frenare la Ceccardi). «Vivere nel territorio che sei chiamato a rappresentare è un onere e un onore» ha esultato il candidato del terzo polo, avviando subito le stoccate: «In un anno», ha notato, «sono stati catapultati a Siena due pisani (Letta e Rossi, ndr), il collegio non può essere un taxi da prendere a piacimento», insistendo che a giocarsela deve essere chi, come lui, «vive nel territorio» e corre infatti «per vincere». Salvo correggere (un po’) il tiro: «Io sono di sinistra, il mio avversario principale non è Rossi ma il candidato di centrodestra» e «la posizione liberaldemocratica» di Azione-Iv «può attirare il voto di tanti» sia nella città ferita dalla crisi (finanziario-politica) del Monte Paschi, sia, a maggior ragione, nel grossetano ostile alla sinistra. Ma il “fuoco amico” è subito riesploso, ieri, con un attacco frontale sferrato all’idea del Pd di sostituire il 60% delle guardie mediche toscane con un centralino telefonico: «È l’abbattimento della sicurezza sanitaria del paziente, lo svilimento della professione medica, e avrà come conseguenza indiretta pronto soccorso e 118 in tilt, per non parlaredei possibili problemi medico legali», ha sparato Scaramelli contro l’alleato in Regione — e però avversario nel collegio U01. Ancora: «La visita clinica non può essere sostituita da una comunicazione telefonica», «la riforma, che sposa il concetto grillino che ciascuno può farsi una diagnosi da solo, o pensare di poterla fare tramite call center», manderà in tilt «i pronto soccorso, già in crisi, e il 188».
E l’elenco delle potenziali insidie al campo progressista comprende, volendo, anche il candidato del M5S, il 33enne piccolo agricoltore di Orbetello Luca Giacomelli, che (nonostante le previsioni di un consistente ‘’rientro in casa Pd’’ dei voti fuoriusciti negli anni d’oro del grillismo) tenterà comunque di rimettere insieme qualche coccio, e quello di Unione Popolare (Potere al Popolo, Rifondazione comunista, DeMa, le ex M5S di ManifestA)Salvatore Allocca, già parlamentare per Rc nonché ex assessore regionale al welfare (poi messo alla porta) nella giunta di Enrico Rossi, mentre sulle potenziali performance delle altre liste è difficile fare previsioni.
Non è un caso, insomma, che per tentare il colpo nel difficile collegio il Pd punti su un pezzo tutt’altro che âgée della sua storica classe dirigente come Rossi (Enrico), ex assessore regionale alla sanità (2000-2010) e governatore per due mandati (2010-2020), transitato da una controversa scissione in era renziana (è stato nel 2017 fra i fondatori di Mdp-Articolo 1) e tornato col Pd nel 2019. «Accetto con entusiasmo la responsabilità di correre in un collegio difficile, ma non impossibile», la sua prima dichiarazione. Con Renzi, ha voluto dirlo, «avremmo perso più voti di quelli che avremmo guadagnato».
Lui, in ogni caso, ci metterà «tutto l’impegno» perché nella Toscana del sud «la destra venga fermata» — carte vincenti, il suo ventennale curriculum, la competenza sulla sanità pubblica (oltretutto grande tema “di sinistra”), gli importanti contatti in Europa (specie in tempi di Pnrr) come membro del Comitato europeo delle Regioni. Rossi, comunque, non ha esitato a marcare il proprio pedigree politico: «Da questo collegio», ha ricordato, «veniva eletto alla Camera Fernando Di Giulio», partigiano e dirigente del Pci. Chi pensi a una campagna elettorale strumentalmente impostata sul rosé, insomma, si sbaglia, la tradizione della sinistra non ha niente da farsi perdonare. Si tratta, semmai, di ascoltare di più la gente, di «parlare con i lavoratori, le rappresentanze sociali e le istituzioni, i tanti cittadini e compagni che già conosco», e insomma «riconquistare il voto popolare» intorno a un decalogo «ad alto contenuto sociale», salari minimi garantiti, più soldi a sanità e scuola, una tassazione equa, ambiente, sviluppo delle energie alternative.
Programma che dovrà misurarsi, in particolare nel grossetano, con i temi più caldi del populismo giallo e verde, dal caro bolletta al reddito di cittadinanza (considerato, fra l’altro, all’origine della crisi per carenza di personale di tanti esercizi turistici della costa), su cui punterà l’omonimo sfidante: «Non lascio, ma raddoppio per la mia città e la mia terra», annuncia Fabrizio Rossi, che, ormai grossetano, ci tiene però a dire di essere nato a Montalcino (Siena) e di aver studiato nella città del Palio, «raccoglieremo il grido disperato di cittadini e imprese in ginocchio per le bollette stratosferiche, vogliamo una equa fiscalità energetica e in generale un carico fiscale ridotto, che riattivi il processo virtuoso delle assunzioni il cui stallo, insieme al reddito di cittadinanza, penalizza sopratutto i giovani», mentre fra i temi locali si punterà su «infrastrutture e viabilità, e un modello di sanità tutt’altro che virtuoso, e che ha penalizzato sopratutto Grosseto». Il candidato dei 5Stelle in declino, intanto, senza nascondersi le difficoltà («sarà un percorso arduo»), ci prova, spiazzando la stessa tradizione tematica grillina: «Porterò in Parlamento», dichiara Giacomelli, «la voce della Maremma e del mondo agricolo, gravemente e pericolosamente dimenticato nell’era della finanza e del digitale».