
PORTAFOGLI E DEMOCRAZIA
30 Maggio 2025
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30 Maggio 2025Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha colto di sorpresa ieri a Montecitorio perfino i capigruppo della sua maggioranza. Questi erano seduti, assieme ai loro colleghi delle opposizioni, nella biblioteca del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per definire il calendario d’Aula di giugno, e sono balzati sulla sedia quando Ciriani ha annunciato che il governo è intenzionato a chiedere la calendarizzazione in Aula a luglio di due riforme costituzionali: il premierato e la separazione delle carriere dei magistrati. Una sorpresa soprattutto per la prima, che giustamente il giorno precedente Roberto Giachetti aveva definito «un malato terminale da onorare».
UNO SCONGELAMENTO della riforma del premierato di cui è difficile ricordare perfino l’iter parlamentare. Per capire lo scenario è bene partire dal question time di mercoledì, che aveva occasionato l’affermazione di Giachetti. Questi aveva presentato un’interrogazione sulla riforma elettorale, alla luce delle dichiarazioni della premier Meloni in Senato la settimana precedente, in cui aveva espresso il proprio favore per le preferenze. Iv ha posto domande precise, chiedendo se fossero vere le ipotesi di legge elettorale su cui si discute (sistema proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione, nome del candidato premier nella scheda, preferenze, via la soglia del 35%).
La ministra Casellati aveva risposto che la materia «non è all’ordine del giorno» del governo e del Parlamento. Ma, soprattutto, Casellati non aveva rilanciato il solito mantra: sulla legge elettorale si parlerà dopo che la Camera darà il via libera al premierato in seconda lettura. Tale riforma in 24 ore è passata da dossier dimenticato in qualche cassetto a priorità rinnovata del governo, probabilmente all’insaputa della stessa ministra Casellati. La capogruppo del Pd, Chiara Braga, ieri ha reagito con fermezza all’annuncio di Ciariani parlando di «forzatura» e aggiungendo che i dem «non sono disponibili ad accettare compressioni» del dibattito sulle due riforme.
I RAGIONAMENTI non possono che partire dall’iter delle due riforme. La commissione Affari costituzionali a giugno sarà relativamente libera da decreti. Certo, c’è la legge Calderoli sui Lep (il Mef di Giorgetti non l’ha ancora bollinata) e non è ancora chiaro se sarà esaminata dalla commissione Bilancio oppure dalle due Commissioni congiunte. In ogni caso, la fase delle audizioni sul premierato si è conclusa il 17 ottobre e il presidente della Commissione, Nazario Pagano (Fi), potrà fissare i temine degli emendamenti (difficile prima di metà giugno) e iniziare la discussione e il voto di questi. È pensabile che le proposte di modifica saranno numerose e impegneranno quindi per diverse settimane la Affari costituzionali, dove nel frattempo a fine giugno arriverebbe anche la separazione delle carriere delle toghe proveniente da Palazzo Madama (qui è attesa l’11 giugno in aula in Senato).
SI TRATTA DI DUE RIFORME in uno stato dell’iter completamente diverso. Il Senato si accinge a confermare il testo della Camera sulla separazione delle carriere, quindi la seconda lettura di questa a Montecitorio sarebbe puramente confermativa, senza possibilità di essere modificata. In un paio di settimane la commissione la potrebbe esitare, portandola in Aula per un nuovo sì davvero entro fine luglio. Il premierato, invece, è tutto da riprendere in mano e lo stesso governo intende modificarlo, almeno nella parte degli italiani residenti all’estero. Ma, ragionavano diversi esponenti della maggioranza ieri a Montecitorio e a Palazzo Madama, non è necessario una sua approvazione a luglio da parte della Camera.
L’IMPORTANTE è rilanciare politicamente e mediatica la «madre di tutte le riforme» in una fase di stanca del governo, se non di affanno, sui complicati dossier di politica estera. In ogni caso la ripresa della discussione sul premierato consente di «spingere più in là» l’avvio di un confronto reale sulla legge elettorale. Se Meloni vuole davvero anticipare le urne alla prossima primavera, il dossier legge elettorale dovrebbe essere posto sul tavolo a settembre, magari prima della legge di Bilancio. Probabilmente, dunque, a seconda dell’assertività con cui il centrodestra procederà sul premierato a giugno e luglio, potremo capire alcune intenzioni sulla legge elettorale.