Parte oggi l’iter per l’approvazione del ddl Nordio che cancella il reato, limita il traffico d’influenze e dà una stretta alle intercettazioni. M5S: “Un regalo a FI”. Pd: “Staremo in trincea tutte le notti”
ROMA — La battaglia sulla giustizia si è già combattuta di notte senza esclusione di colpi, quando in commissione Giustizia sono state respinte le oltre cento proposte di modifica presentate dall’opposizione. E oggi il disegno di legge Nordio sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, che con un colpo di spugna concede uno scudo di impunità ai pubblici amministratori, arriva nell’Aula della Camera per il secondo round.
Tra i punti principali di questo provvedimento, sventolato dalladestra come una bandierina e considerato una provocazione dalle opposizioni irritatissime perché l’esecutivo ha preteso di accelerare i tempi, anche una nuova stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni e un ridimensionamento del perimetro del traffico di influenze illecite. Reato, quest’ultimo, che punisce chi millanta o sfrutta rapporti, dietro remunerazione, con un’istituzione pubblica e fa valere questa posizione per fare da mediatore tra un soggetto privato e l’ente pubblico.
Blitz notturno, quindi, e accelerazione per approvare il testo in commissione, ma non è ancora arrivato il momento del via libera finale. La destra ha infatti spedito il testo in Aula questa settimana solo per poter sfruttare la norma del regolamento che poi consentirà di contingentare i tempi a luglio. Una nuova «tagliola», denunciano le opposizioni. Ma non è ancora chiaro quando il ddl di Nordio sarà votato, perché qualche giorno fa la premier Giorgia Meloni ai ministri ha messo in chiaro che inevitabilmente «vengono prima i decreti» che affollano i lavori parlamentari e che scadono in sessanta giorni: non si può correre il rischio di lasciarli decadere.
Il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza verdi e sinistra, che hanno votato contro in commissione, torneranno alla carica in Aula già oggi. Mentre Italia Viva e Azione, che non erano presenti al momento del voto, sono pronte a votare con la maggioranza. Enrico Costa, del partito di Carlo Calenda, lo dice chiaramente: «Abrogazione dell’abuso d’ufficio, interrogatorio prima della custodia cautelare, giudice collegiale per gli arresti, tutela dei terzi nelle intercettazioni, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, sono punti che proponiamo da sempre». E anche Isabella De Monte, di Italia viva, esulta: «Meglio tardi che mai». Un’intesa larga, quindi, da destra verso il centro.
La cinquestelle Valentina D’Orso, capogruppo in commissione Giustizia, vede «in questa corsa contro il tempo un regalo a Forza Italia dopo il premierato a Fratelli d’Italia e l’Autonomia alla Lega. Tappe forzate per lasciare i cittadini indifesi di fronte agli abusi di potere e ai soprusi dei pubblici ufficiali. Noi in Aula saremo la voce di quei cittadini». E lo sarà anche il Pd. «Staremo in trincea tutte le notti », annuncia la responsabile giustizia dei dem Debora Serracchiani, «pur di opporci a questo ddl Nordio che Forza Italia ha tirato fuori dopo mesi, con il solo scopo di non rimanere con il cerino in mano».
La questione è cruciale e coinvolge l’Associazione nazionale magistrati, con il presidente Giuseppe Santalucia contrario all’eliminazione del reato perché «non è seriamente comprensibile come l’abuso dei pubblici poteri possa restare indifferente al sistema penale». Ed è così che la giustizia diventa il fronte caldo di una estate già politicamente torrida di suo.