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8 Settembre 2024È la posa associata soprattutto a Napoleone, ma deriva da un’abitudine diffusa in altre parti d’Europa e probabilmente ispirata all’antica Grecia
Come accade spesso quando si parla di Napoleone Bonaparte, anche il fatto che tenesse una mano infilata sotto al panciotto è al centro di convinzioni errate. Non ci sono prove per dire con certezza che volesse nasconderla perché se l’era ferita in battaglia, come sostenuto da alcune teorie, ed è altrettanto improbabile che lo facesse per alleviare il dolore cronico provocato dal cancro allo stomaco citato come causa della sua morte, avvenuta nel 1821. Sebbene questa posa sia diventata un po’ un simbolo dell’imperatore francese, insieme al suo bicorno, in realtà era una consuetudine condivisa e diffusa già da qualche tempo, e aveva un significato preciso.
La storica dell’arte Arline Meyer, esperta di arte europea del Settecento, ha notato che ritratti di persone con una mano infilata sotto a un gilet o a una giacca parzialmente sbottonata erano piuttosto frequenti nell’Inghilterra di quel periodo, soprattutto tra gli uomini e in qualche caso tra le donne. Uno dei primi in cui si vede un personaggio in una posa simile è quello del conquistatore spagnolo Francisco Pizarro, del 1540, e poi tra gli altri ci sono quelli di un giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart e del primo presidente degli Stati Uniti George Washington, rispettivamente del 1763 e del 1776.
Tenere una mano mezza nascosta infatti era considerato un simbolo di garbo, equilibrio, calma e compostezza, ed era una posa in voga tra le famiglie nobili o le persone importanti già prima della nascita di Napoleone, nel 1769.
Per Meyer in particolare la mano infilata sotto agli abiti sarebbe stata ispirata da alcune statue dell’epoca classica, un periodo che nel Settecento fu ampiamente ripreso e imitato anche dal punto di vista estetico. Alcuni hanno notato come secondo il politico, attore e oratore Eschine, che visse nel Quarto secolo avanti Cristo, parlare muovendo il braccio fosse un segno di maleducazione: infilare la mano sotto alla tunica durante i discorsi a suo dire invece era un segno di modestia e autocontrollo.
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La posa di Napoleone divenne nota soprattutto grazie all’imponente dipinto di Jacques-Louis David “Napoleone nel suo studio”, commissionato nel 1812 dal nobile scozzese Alexander Douglas, che malgrado fosse un suo nemico nel contesto delle rivalità tra Francia e Gran Bretagna era anche un suo ammiratore.
L’imperatore francese compare in uniforme nel suo studio di Parigi nel 1804, poco dopo aver promulgato il suo Codice civile, uno dei più celebri del mondo. Con il corpo rivolto leggermente verso destra e la faccia verso chi guarda, David lo rappresenta come un leader modesto e solerte, come evidenziano la candela quasi del tutto consumata, l’orologio che segna le 4 del mattino e, appunto, la mano nel panciotto. Posa che a detta di Meyer tornò a essere «un autentico segno distintivo inglese» anche in seguito al «sentimento nazionalistico» diffuso durante la restaurazione, cioè il periodo in cui le grandi potenze europee tentarono di mettere ordine dopo la rivoluzione francese e le sconfitte militari di Napoleone appunto.
Napoleone aveva chiesto suggerimenti su come migliorare la propria immagine all’attore francese Talma, ed è possibile che sia stato proprio lui a dirgli che tenere una mano nel panciotto era un gesto alla moda o un simbolo di equilibrio, anche se non ci sono prove certe. La posa solenne di Napoleone a ogni modo fu copiata da altri pittori sia in Europa che negli Stati Uniti e, più tardi, nelle fotografie di fine Ottocento: in parte per trasmettere autorevolezza e forse anche per comodità, visto che all’epoca scattare una foto richiedeva un tempo di esposizione abbastanza lungo.
Tra gli altri compaiono con una mano infilata nella giacca il noto filosofo Friedrich Nietzsche nel 1861, il politico Karl Marx nel 1875 e il pittore italiano Giovanni Segantini nel 1899. Oltre a vari militari impegnati nella Guerra civile statunitense, che si combatté tra il 1861 e il 1865, adottò questa posa anche il dittatore sovietico Josip Stalin in una foto del 1948. Come ha notato Vox, è comunque possibile che qualche pittore usasse le mani “nascoste” come espediente, visto che sono piuttosto difficili da dipingere.