
The Beatles – Eleanor Rigby
17 Dicembre 2025
Siena incanta, ma non governa
17 Dicembre 2025
Pierluigi Piccini
Dopo aver descritto la crisi del commercio senese, il punto ora non è più constatare i problemi, ma capire se e come si vuole invertire la rotta. Perché la situazione che emerge non è episodica né congiunturale: è strutturale. E proprio per questo non può essere affrontata con misure tampone o con nuove operazioni di immagine.
Invertire la situazione è possibile, ma richiede una scelta chiara: tornare a governare la città come sistema urbano, non come brand. Il primo nodo è la residenzialità. Senza abitanti stabili non esiste commercio sano. Una città che perde residenti, servizi quotidiani e funzioni ordinarie costringe le attività a vivere di presenze intermittenti e imprevedibili. Il risultato è fragilità economica permanente.
Il secondo nodo è la distinzione, spesso confusa, tra promozione e sviluppo. La promozione viene dopo. Prima serve una città che funzioni: accessibile, semplice da vivere, dotata di servizi, con una mobilità comprensibile e spazi pubblici curati. Il commercio non chiede eventi, chiede condizioni. Se lavorare diventa una corsa a ostacoli, nessuna campagna potrà compensare.
C’è poi il tema del turismo, che va governato e non solo attratto. Un modello fondato sulla concentrazione delle presenze e sulla breve permanenza produce costi urbani elevati e benefici distribuiti in modo diseguale. I prezzi salgono, gli spazi si trasformano, la domanda quotidiana si indebolisce. Senza un riequilibrio tra città vissuta e città visitata, il commercio continuerà a pagare il prezzo più alto.
Il nodo decisivo resta però il costo della città, e quindi la rendita immobiliare. Siena è cara perché la rendita governa, non perché manchino le risorse. Il Comune sta lavorando al Piano Strutturale, ma di questi problemi, finora, si parla poco o nulla. E non è un dettaglio. Senza affrontare il tema della rendita, degli affitti, dell’uso degli immobili e del rapporto tra interesse pubblico e mercato, ogni altra politica resta debole.
Qui emerge un limite culturale prima ancora che tecnico. Troppi architetti, troppe visioni formali, e quasi nessuna presenza di professionalità specializzate nei meccanismi economici e sociali della città: abitare, lavoro, commercio, accessibilità, costi. Siamo ancora fermi a un’idea vecchissima di urbanistica, che disegna spazi ma non governa processi. E oggi i problemi urbani sono soprattutto processi, non perimetri.
Invertire la rotta significa riconoscere che il commercio non è un settore da “aiutare” in emergenza, ma un indicatore della salute urbana. Se il commercio soffre, la città è già malata. E curare la città significa intervenire su residenzialità, rendita, servizi, equilibrio tra funzioni, competenze adeguate. Non su slogan.
Questo articolo viene dopo quello sulla crisi perché il tempo delle diagnosi è finito. Ora servono scelte. O Siena torna a essere una città abitabile, lavorabile e governata, oppure continuerà a raccontarsi come incanto mentre perde, pezzo dopo pezzo, la sua sostanza.





