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3 Novembre 2022A chi capitola non sempre si fanno ponti d’oro
3 Novembre 2022L’attacco: il Pd non sembra esistere. Bonafè: singolare, qui governiamo insieme…
Giorgio Bernardini
Il Terzo polo si separa ancora dal Partito Democratico. Proprio come alle ultime elezioni politiche, in vista delle Comunali dell’anno prossimo, Italia Viva e Azione vogliono forzare la strada delle candidature autonome dal Pd, con cui peraltro governano insieme a Firenze: sia a Palazzo Vecchio che in Regione.
Non senza difficoltà, osserveranno i più notando come le frizioni esplicite — vedi Matteo Renzi contro Dario Nardella — ed implicite — come i numerosi voti di Italia Viva con l’opposizione in Consiglio regionale, compreso nella seduta di ieri — si siano moltiplicate negli ultimi mesi. Pare tuttavia che più il Pd si indebolisce, più Renzi e Calenda provano ad aggredire quello spazio elettorale. «Il Terzo polo diventa realtà locale anche in Toscana», recita la nota che ieri comunicava le prossime mosse del «progetto federativo» alimentato da calendiani e renziani, senza scordare che il peso dell’intesa, in Toscana, è molto sbilanciato verso i secondi per ovvi motivi.
In primavera si vota in diversi Comuni, tra cui i capoluoghi di provincia Pisa, Siena e Massa. Tutti attualmente in mano al centrodestra. La convinzione del tandem renziano-calendiano è quella di andare oltre la provocazione: «Stavolta abbiamo intenzione di andare fino in fondo, perché il Pd non sembra più esistere davvero e se riuscirà a uscire da questa crisi forse sarà troppo tardi per le comunali», spiega uno dei dirigenti renziani facendo l’esegesi della comunicazione ufficiale diffusa poco prima da Nicola Danti per Italia Viva e Marco Remaschi per Azione.
Questo l’esito ufficiale del vertice: «È stata confermata la volontà di riconfermare il modello della coalizione del Terzo polo nei Comuni toscani che andranno al voto nel 2023, aprendosi a esperienze di liste civiche presenti nei territori, e individuando candidature a sindaco autonome, competenti e di spessore». «Singolare che in una delle poche regioni dove governiamo insieme — ribatte da Roma la segretaria regionale del Pd, Simona Bonafè — Italia Viva e Azione facciano queste valutazioni prima di conoscere programmi coalizioni e candidati». La deputata spiega che nei prossimi giorni cercherà personalmente di interloquire con i due leader centristi per approfondire la questione.
Prova a tener aperta la porta anche il suo vice Massimiliano Pescini. Che predica cautela: «Vedremo, la strada è ancora lunga — spiega il consigliere regionale — Posso solo dire che noi lasceremo come sempre autonomia ai territori per accordi larghi su programmi condivisi e candidati seri: accordi per le comunità, ove possibile».
Conti alla mano, stando agli ultimi risultati registrati a settembre (alle politiche) nei comuni che andranno al voto nel 2023, la divisione aprirebbe un’autostrada alle riconferme dei sindaci di centrodestra, salvo rimescolamenti di carte e alleanze agli eventuali ballottaggi. È vero che le amministrative sono una partita a sé, in cui contano molto i consensi dei condottieri delle squadre in campo e le alleanze con le liste civiche. Ma un’indicazione dal 25 settembre scorso arriva: guardando i dati in quei comuni, se a Massa la partita sembra decisa a prescindere (il centrodestra aveva raccolto il 42%, contro la somma del 36% raggiunto dalla somma della coalizione guidata dal Pd più il centro), a Siena la coalizione di centrosinistra potrebbe essere sulla carta vincente qualora andasse alla gara unita: una coalizione Pd con Renzi e Calenda superava il 50% dei consensi. Pisa è un caso ancora diverso: stando ai dati delle elezioni per il Parlamento la coalizione con alla testa il Partito Democratico potrebbe persino fare a meno del Terzo polo per rendere contendibile la poltrona di sindaco a Michele Conti.
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