La batosta in Francia non ferma i sovranisti in Europa. Fresco della schiacciante sconfitta a Parigi, il Rassemblement national di Marine Le Pen si unisce ai Patrioti per l’Europa, il nuovo gruppo parlamentare che ha visto ieri la luce e con 84 eurodeputati già diventato terzo in termini numerici: subito dopo Ppe e socialisti, e prima della destra meloniana di Ecr, ferma a 78, che aveva da poco scavalcato i macroniani di Renew sul podio.
LA NASCITA del nuovo raggruppamento sovranista – di cui è diventato presidente il già candidato alla guida del governo a Parigi Jordan Bardella, mentre il generale Vannacci è tra i suoi vice – è il frutto dell’attivismo forsennato di Viktor Orbán, diventato dal primo luglio presidente di turno del Consiglio Ue e già volato, dopo Kiev, a Mosca da Putin e a Pechino da Xi, anche in quest’ultimo caso per parlare di Ucraina così come di guerra commerciale Ue-Cina sull’auto elettrica. Sconfessato dai vertici europei nelle sue mosse diplomatiche internazionali, il premier ungherese è riuscito in tempi rapidissimi, e anche grazie alla sponda della Lega, a tessere una trama di alleanze tra partiti di estrema destra attorno all’idea di alternativa secca alla maggioranza Ursula bis.
L’AIUTO DEL GRUPPO Identità e democrazia è evidente. Molti dei suoi affiliati erano tra gli identitari, a partire proprio dal francese Rn (30 eurodeputati), dal partito di Salvini (8), dai belgi del Vlaams Belang (3), agli austriaci dell’Fpoe (6), agli olandesi del Pvv di Geert Wilders (6), fino al Partito popolare danese (1) e agli esponenti del portoghese Chega (2). Da Renew erano già arrivati i membri del partito ceco Ano dell’ex premier Andrej Babis (7), mentre la delegazione ungherese di Fidesz (11) era tra i non-iscritti, dopo il divorzio dal Ppe due anni fa.
IL GRANDE SALTO da Ecr l’hanno fatto gli spagnoli di Vox (6), il partito di Santiago Abascal, che non perde occasione per ribadire il rapporto strettissimo con FdI di Meloni, la separazione è stata vissuta dalla premier italiana come un tradimento. Abascal ancora ieri ha dichiarato: «Condivideremo il gruppo» al Parlamento europeo con la Lega di Matteo Salvini, però «il nostro alleato politico in Italia è Fratelli d’Italia, è sempre stato così e continuerà a essere così». Completano il gruppo Patrioti altri 4 eurodeputati da Grecia, Cechia e Lettonia. In linea di principio, un primo esperimento di estrema destra organizzata al Parlamento europeo, dato che Ecr era nato in origine come scissione a destra dei Tories britannici dal Partito Popolare, anche se ha dato poi casa ai sovranisti del Pis e a quelli di FdI.
«LAVOREREMO INSIEME per riprenderci le nostre istituzioni. Dobbiamo riorientare le politiche per servire le nostre nazioni e i nostri popoli», promette il leader del gruppo Bardella. «Quello dei Patrioti è un progetto che si prefissa di avere una Commissione Ue alternativa e una governance dell’Unione Europea che diano qualcosa di diverso, in linea con quanto richiesto dai cittadini», commenta il capodelegazione leghista Paolo Borchia. «L’obiettivo è una Commissione che si pone come alternativa», dato che fino ad ora «non ha portato risultati».
OLTRE A SMENTIRE contatti con l’imbarazzante (perfino per loro) ultradestra tedesca di AfD, sotto indagine per essere al soldo di Mosca, Borchia tocca anche il delicato tasto dei rapporti con l’altro raggruppamento della destra europea, Ecr, con cui i Patrioti sono in aperta competizione a Bruxelles come a Roma. Riferendosi all’ingresso tra gli orbaniani del partito spagnolo dalla cui convention Meloni scandì l’ormai celebre «Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy cristiana», il leghista precisa di «non aver sottratto risorse a nessuno» e di «non aver fatto alcuno sgarro». Una scusa che suona come il suo contrario, anche considerando le continue provocazioni dei giorni scorsi da parte di Matteo Salvini nei confronti degli alleati di governo.
IL LEADER LEGHISTA esulta: «I Patrioti saranno determinanti per il futuro di questa Europa». Il lungo silenzio di FdI, invece, viene interrotto dal capodelegazione Carlo Fidanza. Menziona i due elementi di distinzione dalla Lega: quello del dialogo a destra, ma anche «con il Ppe verso il centro». E poi «una salda collocazione occidentale», al contrario degli orbaniani. Perché il percorso «è quello di una destra di governo affidabile, con cui ci si può alleare». Messaggio chiaro nella settimana in cui von der Leyen, in cerca di voti, incontrerà proprio Ecr.