Grillo, intanto, deve incassare. Fonti del M5S confermano che “il contratto di Grillo è ancora in vigore e andrà alla sua scadenza naturale nei prossimi mesi”, perché “per il presidente Conte non è più possibile rinnovarlo in queste condizioni”. Il contratto quindi non viene stracciato, ma presto il fondatore del M5S dovrà rinunciare ai 300 mila euro. D’altronde Conte glielo aveva anticipato: le continue uscite mediatiche di Grillo ledono l’immagine dei 5 Stelle invece che aiutarla.
Nello scontro sguazzano gli ex 5 Stelle più avvelenati (in testa Davide Casaleggio: “Resterà solo un elettore”), i pochi fedelissimi di Grillo (Danilo Toninelli parla di “ingratitudine”) e l’opposizione, con il forzista Maurizio Gasparri che annuncia un esposto alla Corte dei conti per “una verifica sull’uso di soldi pubblici per Grillo”, su cui i 5S si mostrano tranquilli: “I compensi di Grillo sono totalmente alla luce del sole e non c’entrano nulla coi gruppi parlamentari”. Ben diverse sono le reazioni nel centrosinistra. Perché la mossa esplicita la strategia di Conte, che vuole un M5S aperto alla società civile e in grado di lasciarsi indietro alcune ambiguità e un padre nobile ingombrante: “Ha fretta di aprire una fase nuova, senza Grillo”, confermano fonti di peso nel Movimento. Racconta un big: “Appena sono uscite le agenzie sulle dichiarazioni di Conte a Vespa, mi sono arrivati diversi messaggi da esponenti del Pd: ‘Bravi, finalmente ce la state facendo’”. Perché per i dem la costituente 5 Stelle è una preoccupazione ma anche una speranza, per ritrovarsi un Movimento definitivamente nel campo progressista. Non sono casuali le parole di ieri di Goffredo Bettini al manifesto: “Per Conte la scelta progressista è irreversibile”. Come non sono di circostanza le parole di Carlo Calenda a La7: “È uno dei pochi casi in cui sono d’accordo con Conte, Grillo per un periodo ha funzionato ma ora a seconda di ciò che dice si fa il contrario”. Segnali di avvicinamento. Con tanti saluti all’equidistanza, a Grillo e alla sua consulenza.