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27 Agosto 2024Rampelli “Io e Meloni dai Gabbiani al governo Non credo al complotto dei pm contro Arianna”
27 Agosto 2024L’intervista
di Maria Teresa Meli
Renzi: fare come i Democratici Usa, ora va costruita un’alleanza
ROMA Matteo Renzi, il campo largo non procede alla grande. E Giuseppe Conte mette un veto su Italia viva…
«Conte ha avuto un’estate difficile. È stretto tra l’incudine Grillo, che potrebbe sfiduciarlo, e il martello Travaglio, che lo sogna alleato della Meloni. Con me ha un conto aperto perché mi ritiene “colpevole” della sua sostituzione con Draghi: responsabilità che mi prendo volentieri, con grande orgoglio. Ma ora il tema è il futuro. E per il futuro servono voti, non veti».
Appunto. Secondo Conte lei fa perdere voti alla coalizione.
«È vero il contrario. I nostri voti non sono tanti, ma sono decisivi nei collegi marginali, dove il risultato si gioca sull’1-2%. Per questo ha ragione Elly Schlein a tenere tutti insieme e ha torto chi mette veti: dovrebbe bastare il fallimento di Enrico Letta nel 2022 per capire che vince chi si allea, non chi fa le pulci ai propri compagni di strada. La Meloni ha capito il valore della nostra mossa: non a caso ha passato agosto a farci attaccare dai suoi».
Lei insiste con questa alleanza, ma secondo il leader del Movimento 5 Stelle Kamala Harris e Donald Trump pari sono.
«La posizione in politica estera di Conte è imbarazzante per il Pd ma anche per parte dei 5 Stelle o della sinistra radicale. Chi si definisce progressista non può stare con Trump contro la Harris. Lo ha spiegato Bonaccini proprio sul suo giornale ieri e ho apprezzato l’uscita di molti amministratori locali, a cominciare dal sindaco di Bari Vito Leccese. Proprio la convention di Chicago è il modello per superare le divisioni».
Che cosa c’entra la convention dei democratici con la politica italiana?
«Guardi il palco di Chicago. C’erano i Clinton e gli Obama, la Ocasio-Cortez e i sindaci repubblicani delusi da Trump, Nancy Pelosi e Joe Biden che hanno rotto sulla ricandidatura del presidente ma adesso lavorano nella stessa direzione per far vincere Kamala Harris. Persino Bernie Sanders ha accettato il compromesso».
In che senso Sanders?
Il voto americano
Sulla politica estera
il leader del M5S
imbarazzante per il Pd,
ma anche per parte
degli stessi 5 Stelle
e per la sinistra radicale
«Già, nella seconda serata Sanders ha fatto il suo discorso, solito, contro i ricchi. E subito dopo sul palco è salito il governatore dem dell’Illinois, Pritzker, che ha spiegato come lui sia un vero miliardario, non come Trump definito un volgare parvenu senza troppe risorse. Insomma: per vincere si mettono insieme anche storie radicalmente diverse. Negli Stati Uniti l’hanno capito e se la giocano. In Italia noi ci proviamo: se non ci riusciamo vincerà di nuovo la Meloni con i Salvini, i Vannacci, i pistoleri e compagnia brutta».
A proposito: la maggioranza sembra divisa. Lei si fida di Tajani sullo ius scholae?
«No. Tajani è in campagna elettorale permanente perché pensa di essere candidabile per il Quirinale. E dunque strizza l’occhio alla sinistra su certi temi, pur sapendo che non avrà mai la forza di litigare con la Meloni. Tutti conosciamo Tajani e sappiamo che quando hanno distribuito il coraggio, lui era già in aspettativa. Piuttosto mi sconvolge che mentre il mondo brucia la Farnesina segua Tajani in questa campagna elettorale sul territorio nazionale e nessuno chieda al ministero degli Esteri di prendere un’iniziativa diplomatica».
Suvvia, non sarà colpa di Tajani il caos geopolitico.
«Certo che no. Ma possibile che il nostro ministro degli Esteri sia sempre in tour in Italia? Non una iniziativa in Medio Oriente o tra Russia e Ucraina, o per contestare lo scandalo in Venezuela. Tajani è il ministro degli Esteri che ha viaggiato meno negli ultimi trent’anni: lui fa post e comunicati. Abbiamo la presidenza del G7 e potremmo lanciare una grande iniziativa sui temi del terrorismo internazionale, quanto mai urgente visto ciò che è accaduto in queste ore in Europa. La Farnesina una volta era una cosa seria di cui andare orgogliosi nel mondo ma oggi tanti ambasciatori sono frustrati dalla politicizzazione del ministero».
Le accuse di aver complottato con i magistrati contro Arianna Meloni l’hanno amareggiata?
«No. Le barzellette non mi amareggiano mai. Al massimo non fanno ridere, come questa. Abbiamo capito solo dopo che attaccare me sul complotto era l’ennesima arma di distrazione di massa, anzi di masseria: deve essere stato un Ferragosto difficile quello pugliese per la famiglia della premier. Ma io come è ovvio non c’entro niente».
C’è del sessismo da parte dell’opposizione nei confronti delle sorelle Meloni?
Le sorelle Meloni
Attaccare me sul complotto era l’ennesima arma di distrazione
di massa. Piuttosto Giorgia ci mostri che cosa è capace di fare
«No. C’è del vittimismo da parte loro, nessun sessismo. Anzi: il continuo piagnisteo serve a nascondere la mancanza di risultati. È il governo del Paese, non Temptation Island o il Grande Fratello. Giorgia ci mostri che cosa è capace di fare, se ne è capace, anziché gridare al complotto ogni tre settimane. Perché alla Meloni vittima della magistratura non crede nessuno. Cara premier, parliamo di salari, di sanità e liste d’attesa, di accise e inflazione, di spesa al supermercato. Su questo ci vogliamo confrontare. Attaccare un capo del governo per le vicende della propria famiglia è una cosa che non si fa: lo ha fatto Giorgia Meloni contro di me e ancora non si è scusata. Ma io sono orgoglioso di non essere come lei. Io non sarò mai giustizialista come lei è stata con me».