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7 Maggio 2024Ma il futuro è appeso ai fondi del governo. O al payback in cui Giani spera ancora
Giulio Gori
«Abbiamo messo in sicurezza il bilancio della sanità toscana e a certificarlo è stato il ministero dell’Economia e delle Finanze». Così il Pd commenta il via libera del governo ai conti della Toscana, arrivati al pareggio di bilancio grazie all’aumento dell’addizionale Irpef deciso lo scorso dicembre.
Ma l’annuncio dei vertici del partito e della giunta regionale diventa anche un’offensiva per chiedere al Parlamento di approvare la proposta di legge per dare al sistema sanitario nazionale almeno il 7,5 per cento del prodotto interno lordo, «contro l’attuale 6,2». È un punto cruciale, anche in funzione della decisione sull’eventuale rinnovo dell’addizionale regionale Irpef per il 2025: «Non lo possiamo certo precisare ad aprile, è una valutazione che faremo a ottobre-novembre, nell’approssimarsi del bilancio di previsione: vedremo se ridurre l’Irpef, soprattutto nella fascia dai 28 ai 50 mila di reddito annuo (chi è sotto i 28 mila era stato escluso dall’applicazione dell’addizionale, ndr ), che è la fascia intermedia», è il commento del governatore toscano Eugenio Giani. Insomma, molto dipenderà dalla decisione del governo di imprimere o meno una svolta sul finanziamento del Fondo sanitario nazionale. Ma Giani intravede anche una seconda possibilità: «Ci sarà un passaggio fondamentale, quello del 22 maggio, quando la norma sui dispositivi sanitari che avrebbe significato 420 milioni di euro per la Toscana, il payback sui dispositivi sanitari, sarà giudicata davanti alla Corte costituzionale».
Durante l’incontro organizzato nella sede del Pd di viale Forlanini, ieri, l’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli, e il responsabile toscano del partito per la Sanità, Marco Niccolai, hanno sottolineato come grazie all’addizionale Irpef la Toscana non solo ha saputo garantire i servizi sanitari, ma ha saputo anche crearne di ulteriori: gli psicologi di base, gli incentivi per mandare gli specialisti e i medici di famiglia nei territori marginali, oltre a 5 milioni investiti in 4.500 controlli sulla sicurezza nei cantieri. È inoltre in corso una revisione della spesa per cercare di tagliare gli sprechi. Ma, ha aggiunto Ceccarelli, senza novità dal Parlamento o dalla Consulta, «la Toscana non ha chissà quali barili da raschiare. Prima viene la cura dei cittadini, poi il resto».
Da parte sua, il segretario regionale Pd, Emiliano Fossi, chiede al Parlamento di calendarizzare la legge — proposta dalla Toscana, ma fatta propria anche da Regioni di centrodestra — per alzare il finanziamento alla sanità, ma aggiunge che «il governo ha in mente un sistema basato sulla sanità privata e non pubblica e universalistica». La risposta a distanza arriva da Diego Petrucci, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: «Se in Toscana le liste d’attesa per le prestazioni sanitarie stanno diminuendo, è solo merito del governo. L’unica cosa che è stato capace di fare il Pd è stato aumentare le tasse. Se Giani avesse avviato la razionalizzazione del nostro elefantiaco sistema sanitario regionale, non ci sarebbe stato alcun aumento dell’Irpef».
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