Chiuse le indagini sul crac Condotte. E cioè su uno dei più grandi fallimenti del nuovo secolo. L’elenco degli indagati è lungo, 42 i nomi, alcuni davvero eccellenti, come per esempio l’ex ministro Franco Bassanini. Ci sono poi gli ex amministratori di fatto della società, Isabella Bruno Frigerio Tolomei e Duccio Astaldi, accusati dai pm capitolini di bancarotta fraudolenta per il crollo del colosso delle costruzioni, che rischiano il rinvio a giudizio. Tra le ipotesi di reato anche quelle, a vario titolo, di associazione per delinquere e autoriciclaggio.
Secondo i magistrati, il re e la regina del calcestruzzo sono, dunque, i responsabili della malagestione di Condotte, l’azienda delle grandi opere, quella che in Italia e nel mondo ha realizzato dighe, strade e autostrade, ferrovie, porti, tribunali, scuole, ospedali e infrastrutture famosissime come la Nuvola di Fuksas e il Mose di Venezia.
Il decreto di conclusione indagine firmato dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dalla sostituta Alessia Miele è chiaro. Marito e moglie, nel ruolo di vertici della società, avrebbero «cagionato un danno patrimoniale» di oltre un miliardo. Come? «Concorrendo a distrarre e a dissipare» somme di denaro «acquistando in nome e per conto di Condotte beni e servizi distinti ad esclusivo beneficio personale o dei prossimi congiunti, come ad esempio i lavori di manutenzione, ripristino e giardinaggio effettuati presso Palazzo Tolomei, villa Mirabello e ulteriori immobili. Lavori, poi, di riscaldamento, relativi alla pavimentazione o alla fornitura di posa delle piante.
A Bruno Frigerio Tolomei e ad Astaldi viene contestato anche l’utilizzo «delle risorse umane alla dipendenze» della spa «presso le loro abitazioni private». E ancora tutta una serie di operazioni finanziarie, legate e riconducibili a ulteriori società, che avrebbero portato per l’appunto alla crisi e al fallimento di Condotte d’Acqua.
Gli altri indagati
Ma il 415 bis (l’avviso di conclusione indagine) non è stato notificato solo ai due imprenditori. Con loro rischiano il processo altre quaranta persone: tutte indagate nell’inchiesta condotta, col coordinamento della procura di Roma, dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di via dell’Olmata. Nell’elenco, indagato per concorso in bancarotta, c’è Franco Bassanini, già presidente di Cassa Depositi e Prestiti, più volte ministro e sottosegretario: all’epoca Bassanini era presidente del Consiglio di sorveglianza della spa e «pur essendo consapevole – si legge negli atti giudiziari – dello stato di decozione di Condotte (…), concorreva nella distrazione astenendosi volutamente dal censurare l’operato del Consiglio di Gestione».
E poi sono indagati, tra gli altri, Maria Pia Frigerio Tolomei, madre di Isabella e suocera di Duccio Astaldi; Nicola Antoniozzi, parente di Alfredo, parlamentare di Fratelli d’Italia; e Alberto Dello Strologo. Quest’ultimo in qualità di co-liquidatore della fallita I.M. Intermetro srl e più in particolare perché «concorreva a distrarre e comunque a dissipare la somma complessiva di euro 2.600.000,00 quale residuo del finanziamento di maggior importo (euro 3.600.000,00) concesso in assenza di effettiva giustificazione causale in favore del socio Società italiana per Condotte d’Acqua spa, all’epoca già in forte crisi di liquidità ed in stato di insolvenza prossimo alla irreversibilità».
Dello Strologo, quando la società nel 2018 crolla, entra nella terna dei commissari straordinari che ha il compito di salvare il salvabile. E sarà proprio da alcune relazioni dei commissari straordinari che scaturirà l’inchiesta in questione.
La nuova inchiesta
Così quando la spa è dichiarata in amministrazione straordinaria, viene nominata la terna di professionisti che si occuperà del commissariamento straordinario: terna di cui, oltre a Dello Strologo e a Matteo Uggetti (estraneo all’inchiesta sul crac), faceva parte l’avvocato Giovanni Bruno (anche lui estraneo all’inchiesta), oggi revocato per decreto insieme a un altro suo collega e che ha poi denunciato in un esposto di aver ricevuto dai vertici del ministero di Urso «la promessa di una rapida liquidazione delle parcelle in caso di dimissioni».
Esposto che ha portato all’apertura di un “nuovo” fascicolo di indagine con almeno due indagati “eccellenti”, come rivelato mesi fa da questo giornale. Furono proprio le relazioni del commissario Bruno a contribuire all’avvio dell’indagine sulla bancarotta di Condotte.
La nuova inchiesta, invece, potrebbe rappresentare un grosso problema per il ministero delle Imprese e del Made in Italy proprio perché si sta focalizzando sulla decisione di revocare l’amministrazione straordinaria della spa per piazzare altri commissari più graditi al ministero: tra loro anche una vecchia conoscenza del ministro meloniano: l’avvocato Francesco Paolo Bello, che, come ha scoperto questo giornale, è stato partner d’affari di Urso e suo ex collaboratore in una srl, la Italian World Services.
Tutto, inoltre, in questo nuovo fascicolo, ruota attorno alla riunione dell’8 gennaio 2024 tenuta a Palazzo Piacentini. Riunione, quella di un anno fa, dove erano presenti i vertici del Mimit. Da Urso al capo di gabinetto del ministro, il fedelissimo Federico Eichberg, che, solo qualche mese dopo, a giugno, avrebbe profilato ai commissari, come detto, una soluzione ben precisa: dimettersi prima di ogni eventuale revoca per ottenere una rapida liquidazione delle rispettive parcelle.
Una soluzione, o meglio una promessa, che per qualcuno dei commissari sarebbe suonata più o meno come una minaccia. Ora si attende il processo per l’inchiesta ormai chiusa, quella sul crac del colosso del cemento. E nuovi sviluppi, invece, per l’inchiesta quasi “gemella”.