«Riconoscere il concepito» Bufera su un ddl di Gasparri
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Si litiga, se possibile, su qualunque cosa. Perché in fondo a uno, Carlo Calenda, «la polemica piace sempre», e all’altro, Matteo Renzi, piace soprattutto la sconfitta altrui. I due si sentono «tutti i giorni» e tutti i giorni c’è qualche scintilla da spegnere prima dell’incendio. Su chi sarebbe dovuto andare alle consultazioni al Quirinale, ad esempio. E poi per gli staff di Camera e Senato, l’ufficio comunicativo, le nomine interne. Tanto che il nome del «Terzo polo», ad oggi, compare solo sui giornali, mentre i due vergano ancora i loro comunicati stampa con «Azione» o «Italia viva».
Persino sull’incontro chiesto ieri dal Pd «abbiamo ricevuto due risposte diverse. Una positiva e una negativa», allargano le braccia sconsolati i dem, che non sanno, a questo punto, nemmeno se parlare con Renzi o con Calenda per risolvere l’equivoco. Però i due si parlano spesso. E anche da questo, a volte, nascono i problemi. Renzi in una telefonata avrebbe confidato all’alleato che forse non sarebbe riuscito a far parte della delegazione per il Quirinale. Una possibilità che Calenda ha deciso di raccontare ai cronisti come fosse una decisione ufficiale. Mossa affatto gradita. «Ma Renzi aveva detto che sarebbe stato all’estero nei giorni delle consultazioni», si spiegano da Azione. «Niente affatto», ribattono da Iv, «Renzi sarà a Roma». Ma ormai è fatta. Allora, buon viso a cattivo gioco, il leader di Iv chiede che lo sostituisca la presidente del partito, Teresa Bellanova, ancora furiosa per la mancata rielezione in Parlamento.
«Nessun gelo», assicurano però da entrambe le forze. Acqua passata, come per il caso del voto in Senato a Ignazio La Russa. Lì è Calenda a lamentarsi: «Sul fatto che Renzi non abbia votato con la maggioranza ci metto la mano sul fuoco. Sui suoi, invece…». E già questo la dice lunga sull’indice di fiducia reciproca. Clima inasprito, poi, dall’accordo tra Pd e M5S che li escluderebbe dalle vicepresidenze delle Camere e sulle nomine interne ai gruppi parlamentari. Ci sono due uffici legislativi, due staff di collaboratori e della comunicazione, ma nel progetto «Terzo polo» andranno unificati. Con un solo capo del legislativo, un solo responsabile stampa. Anche da qui sono scaturite forti tensioni tra le due squadre. Raccontano che tra gli uffici comunicativi dei due partiti siano persino arrivati a insultarsi. Certo, ci sono coppie che passano una vita intera a bisticciare, «ma Calenda vuole svuotare il Pd, mentre Renzi punta Forza Italia – spiega una fonte del Terzo polo -: così non durerà a lungo».