Due ore e mezzo di retorica reazionaria sui giovani e il lavoro, lodi al nucleare, i soliti inchini a scuola e sanità private tanto care alla lobby ospitante, quella di Comunione e liberazione.

IL CONFRONTO TRA I LEADER politici al Meeting di Rimini avrebbe fatto stramazzare chiunque, non la platea ciellina che coglie l’occasione per strizzare l’occhio alla leader in ascesa, Giorgia Meloni, al suo battesimo alla kermesse. Il centrodestra è al completo, con Salvini, Tajani e Lupi, vecchio ciellino ora in «Noi moderati». Poi ci sono Luigi Di Maio, Ettore Rosato e Enrico Letta, che si becca una piccola contestazione quando propone di rendere obbligatorie le scuole dalla materna fino ai 18 anni.

Salvini e Tajani ce la mettono tutte per farsi applaudire. Il leghista, sfortunatamente sprovvisto dello sfondo con immaginette sacre, si lancia subito in una predica sulla «difesa della vita» e sui «valori non negoziabili», dunque fondi ai centri antiaborto e nessuna norma sul fine vita. Poi il grido «la droga è morteee» per dire no alla legalizzazione della cannabis. «I colleghi che dicono che non fa male sono irresponsabili, dobbiamo eliminare ogni abuso e ogni devianza».

Chiude il primo giro con una sorta di “10, 100, 1000” centrali nucleari, poi passa la palla a Tajani che si inalbera per come la scuola privata sia penalizzata nel sistema italiano: «Le famiglie devono essere libere di scegliere, lo Stato non può imporre il tipo di formazione». Poi sia accorge che nelle università ci sono «baroni e nepotismi» e si scaglia contro il reddito di cittadinanza: «Se si ha lavoro si è liberi, se si ha il reddito di cittadinanza no».

SUL RDC IL PARTERRE è praticamente unanime, tolto Letta. Meloni racconta che «la mia esperienza da cameriera mi ha insegnato più che stare tanti anni in Parlamento». Ettore Rosato di Italia Viva spiega che «la povertà non si combatte solo con i soldi» e «pensare che oggi ci possa essere la lotta di classe è assurdo». Salvini è più prudente, suggerisce di togliere il reddito «dopo un solo rifiuto di una offerta di lavoro».

Di Maio sembra un lontano parente  di quello che ha voluto il Rdc: «I centri per l’impiego hanno fallito, meglio permettere alle aziende di fare direttamente le offerte di lavoro e chi rifiuta lo perde. Ma per disabili e inabili al lavoro deve restare». Solo Letta dice che il «reddito va cambiato ma una misura contro la povertà è necessaria», che «vanno aboliti gli stage gratuiti, e anche il primo lavoro deve essere pagato adeguatamente, altrimenti i ragazzi vanno all’estero».

Meloni è drastica: «Possibile che un disabile prenda 270 euro e un ragazzo che può lavorare col reddito ne incassi tre volte di più? Le risorse vanno date alle imprese per far sì che assumano». Tajani le va dietro: «Un padre che non lavora e ha due figli può arrivare a prendere fino a 1200 euro, come un insegnante o un poliziotto». E ancora Salvini: «Ci è costato 9 miliardi nel 2021, quei soldi andrebbero messi sull’assegno unico per i figli».

PIÙ LUI S’IMPEGNA a citare temi cari alla platea ciellina, più il gioc o diventa scoperto, ma i risultati non arrivano: chi ha il cuore a destra preferisce la novità Meloni rispetto. Il leghista si inerpica in una battaglia per eliminare i test di ingresso a medicina: «Tutti devono poter frequentare almeno il primo anno, come in Francia, no a test che sembrano la ruota della fortuna». Parola di esperto.

SULLA FRANCIA SI ACCENDE anche Meloni, quando Letta conferma la sua preferenza per il sistema parlamentare e contro il presidenzialismo. «Enrico, tu che ami così tanto i francesi, non mi pare che il loro sistema sia impresentabile, suvvia». Rosato sposa tutte le tesi delle destre, dal nucleare alla crociate contro il reddito fino alla famosa “sussidiarietà”, parola chiave della giornata che dalle parti di Cl ha un significato chiaro: drenare risorse ai servizi pubblici per dirottarli su quelli privati.

C’È SPA ZIO ANCHE PER una foto che ritrae tutti i leader seduti sotto un ombrellone, diventata già il simbolo di questa campagna d’agosto. Chiacchiere, affettuosità, «guardate che ci parliamo tutti i giorni, non è una grande novità», sibila Meloni ai cronisti. Conte, non invitato (unico tra i leader), ha un rigore a porta vuota: «Fanno finta di litigare in pubblico e poi intorno ad un tavolo trovano sempre l’accordo. Poi ci siamo noi, diversi da loro. Siamo scomodi per un certo sistema che vuole escluderci, come le persone che difendiamo».

In realtà a destra sono tutt’altro che d’accordo sui rapporti con Mosca. Salvini: «La Russia ha un avanzo commerciale di 70 miliardi di dollari, ci stanno guadagnando, spero che a Bruxelles qualcuno rifletta». Tajani non condivide: «Ora non vanno tolte». Letta è furioso: «La cosa peggiore che si possa fare è dare segnali di cedimento a Putin che sta ricattando l’Europa».