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30 Ottobre 2023Fellini fine mai
30 Ottobre 2023di Andrea Fanti
L’appuntamento
Al Castello di Rivoli (Torino), mercoledì 1° novembre, dalle 19.30 alle 21 presentazione del film documentario: Arte Povera. Appunti per la storia (info: 011 9565222,
fino a esaurimento posti). Il docu-film andrà in onda
in esclusiva martedì
28 novembre alle 21.15 su Sky Arte e on demand;
La regia di Arte Povera è di Andrea Bettinetti con la voce narrante di Giuseppe Cederna. Il docu-film è prodotto da Michele Bongiorno (Good Day Films) con Sky Arte; collaborazione di Gruppo Unipol, Azimut; con il supporto di Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Galleria Christian Stein; e il sostegno di Film Commission Torino. Oltre a un’inedita conversazione con Germano Celant realizzata nel 2019 alla Fondazione Prada di Ca’ Corner a Venezia, contiene interviste a Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Pier Paolo Calzolari, Giovanni Anselmo, Michelle Coudray, Lia Rumma, Antonio Tucci Russo, Fabio Sargentini, Carolyn Christov-Bakargiev, Beatrice Merz, Silvia Fabro, Paolo Mussat Sartor, Gianfranco Benedetti e Giorgio Colombo
«Prima viene l’uomo poi il sistema, anticamente era così. Oggi è la società a produrre e l’uomo a consumare. Ognuno può criticare, violentare, demistificare e proporre riforme, ma deve rimanere nel sistema, non gli è permesso di essere libero». È l’incipit del manifesto dell’Arte Povera pubblicato su «Flash Art» numero 5 del 1967 a firma di Germano Celant, il critico visionario che teorizzò un’arte povera come guerriglia, libera da vincoli e regole, in aperta contrapposizione con l’arte tradizionale. Una grande ondata creativa che scardinava le certezze, rifiutava tecniche e supporti formali, usando materiali poveri come terra, legno, ferro, stracci, scarti industriali…
È una critica radicale che utilizza il linguaggio della società contemporanea e ricorre anche all’utilizzo dell’installazione e dell’opera performativa. L’intuizione di Celant facilita l’aggregazione di artisti dalle sensibilità diverse, che sperimentano individualmente un proprio linguaggio, accomunati da un sentimento fortemente avverso all’egemonia culturale del momento.
L’attualità delle poetiche del movimento rivive in un film documentario che verrà presentato il 1° novembre al Castello di Rivoli, primo museo dell’arte contemporanea in Italia, e verrà trasmesso il 28 novembre su Sky Arte e on demand. Il film di 90 minuti, per la regia di Andrea Bettinetti, è intitolato Arte Povera. Appunti per la storia. È un lavoro che mette un sigillo definitivo su quello che è considerato il contributo più importante all’arte del dopoguerra nel nostro Paese e che ha un respiro internazionale. L’ambizioso progetto nasce da un’idea di Michele Bongiorno della Good Day Films. «Abbiamo realizzato un progetto inedito — racconta il produttore a “la Lettura” — che ha richiesto un impegno e un’energia impensabili, ma il risultato è davvero notevole. Un lavoro durato più di tre anni, che ha generato una mole incredibile di documenti e permesso di riscoprire materiale di repertorio meraviglioso».
Inizialmente Michele Bongiorno ha contattato Germano Celant, gli ha proposto un film-racconto nel quale il critico avrebbe ripercorso la storia del movimento in prima persona. Insieme hanno scritto il soggetto e realizzato un paio di interviste, ma pochi mesi dopo, all’inizio del 2020, l’eccezionalità degli eventi dovuti alla pandemia e la scomparsa improvvisa del critico d’arte hanno bloccato la lavorazione. Il progetto ha dovuto essere modificato: non più un viaggio in compagnia di Celant. Partendo dalla sua ultima intervista, il fenomeno poverista viene così raccontato dai suoi protagonisti, un’opera corale, un meticoloso report che ne ripercorre la storia dal 1967 a oggi.
Il film illumina l’aspetto innovativo del movimento e la forza dissacrante di un gruppo di giovani artisti che mettono in subbuglio il mondo culturale, incidendo profondamente nella crescita dell’arte contemporanea. «La voce di Giuseppe Cederna ci accompagna attraverso gli studi e le fondazioni, le gallerie e i musei che ospitano le collezioni più importanti — continua Bongiorno —, da Rivoli al Magazzino Italian Art Museum di New York, in una lunga affascinante conversazione con i protagonisti di questa straordinaria ricerca artistica».
Ognuno ha compiuto un percorso di sperimentazione e crescita individuale tale da pensare che il cuore del movimento poverista sia un insieme di propulsioni artistiche affini tra loro, non per il linguaggio scelto ma per un’attitudine. Michelangelo Pistoletto (1933) con i Quadri specchianti inventa una dimensione prospettica nuova; Mario Merz (1925-2003) usa la forma dell’igloo che ci ricorda lo stadio primordiale dell’uomo immerso nella natura; Marisa Merz (1926-2019), unica donna del movimento, realizza trame con fili di rame e nylon e opere organiche e sottili, delicate e leggere; Pino Pascali (1935-1968), nella sua breve vita, propone in chiave ludica gli elementi delle sue radici mediterranee, i campi, il mare, la terra, gli animali; Giuseppe Penone (1947) si serve per le sue sculture di materiali inusuali, tronchi d’albero, piombo, rame e altro; Gilberto Zorio (1944) realizza sculture dal forte impatto simbolico in cui sono ricorrenti la stella e il giavellotto, che rappresentano il mondo metafisico e la morte; Giulio Paolini (1940) attraversa una dimensione concettuale che tende alla tradizione classica ispirata alla «bellezza»; Alighiero Boetti (1940-1994), spazia senza confini dagli arazzi ai lavori postali, alle biro, agli inchiostri, nella convinzione che non ci sono regole per fare un’opera d’arte. Ma è impossibile, qui, citarli tutti.
Un ruolo fondamentale per il movimento lo ha ricoperto la città di Torino, da cui provengono quasi tutti gli artisti; da capitale industriale ha fornito l’humus e le motivazioni per il dissenso e la protesta, come fondamentale è stata la Galleria Christian Stein, sensibile alle avanguardie artistiche, che capì la portata del fenomeno e l’accompagnò nel mercato dell’arte.
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