Il Nazareno dovrà comunque fare i conti con un bel pezzo di partito campano, visto che 8 dei 9 consiglieri hanno votato a favore della legge regionale che recepisce la normativa nazionale del 2004, quella in cui si stabilisce il limite dei due mandati per i presidenti. Peccato che, introducendo adesso il vincolo, si azzeri il primo mandato di De Luca, che così potrà correre pure l’anno prossimo.
La seduta del Consiglio è un caleidoscopio di arte politica. De Luca si presenta in aula con un cornetto rosso che fa il suo dovere. Lo si capisce quando prende la parola Mario Casillo, capogruppo Pd. Casillo si fa beffe delle minacce romane di non ricandidare i ribelli (“ma gli strumenti per espellerli non li ho”, dice Schlein) però si giustifica ignorando la questione politica: “Dal punto di vista giuridico non ci sono problemi per il terzo mandato, il voto che esprime il Pd è un voto tecnico”. Ovazione tra centristi e i civici. La tesi del Pd campano è che l’approvazione della norma non coincida col via libera alla terza corsa di De Luca: “Ci sarà un percorso politico con la coalizione per la scelta del candidato”. Le cose però sono fin troppo chiare. Se Schlein sarà ancora alla guida del Pd, il partito non sosterrà De Luca; chi lo vuole sostenere può farlo uscendo dal partito.
Per De Luca arrivano in compenso appelli accorati. Tommaso Pellegrino (Iv) si spella le mani: “Così come lo abbiamo sostenuto in modo leale e convinto finora, siamo pronti a sostenerlo anche per un terzo mandato”. Vittoria Lettieri, lista De Luca, sfocia nell’idolatria: “Questa persona si sta mettendo sulle spalle il futuro del Sud Italia”. Vota sì persino Valeria Ciarambino, un tempo incendiaria M5S poi dimaiana nell’esotica avventura di Insieme per il Futuro.
Non è difficile immaginare gli argomenti dell’opposizione. L’ex governatore Stefano Caldoro parla di “vulnus democratico”, ma è soprattutto il fantasma di Silvio Berlusconi a riecheggiare. Il leghista Severino Nappi ironizza: “Avete fatto per anni le battaglie contro le leggi ad personam di Berlusconi e ora ne fate una per De Luca?”. Ancora Caldoro: “Vi ricordate il Lodo Alfano? Berlusconi era schietto. Diceva: certo, protegge me, ma poi proteggerà tutte le alte cariche dello Stato. Qui il terzo mandato è solo per De Luca”.
A Roma FdI e FI si dicono “certi che il governo impugnerà il testo”, mentre il centrodestra campano annuncia in Aula il ricorso al Tar. Fulvio Bonavitacola, braccio destro di De Luca, spiega che poteva andare peggio: “Avremmo potuto far valere la legge dalla prossima legislatura, invece che da questa. Si sarebbe azzerato questo mandato e De Luca avrebbe potuto correre per il quarto. Stiamo approvando la norma più moderata”. Il tutto in sfregio a una carta d’identità che oggi segna 75 anni. Dall’opposizione prendono la cosa seriamente: “Magari arriverà una legge in futuro…”. De Luca ha sbandierato il sostegno di alcuni esperti, ma uno di questi, Paolo Maddalena, ha smentito al Fatto di aver mai avallato la norma. Il leghista Aurelio Tommasetti usa il sarcasmo: “Un giurista ha negato, gli altri li avete presi da Topolino?”. A far saltare dalla sedia la destra c’è pure l’ok di Massimiliano Manfredi, consigliere dem fratello del sindaco di Napoli, Gaetano. Problema: oltre al terzo mandato, il Consiglio approva una legge elettorale che complica la vita ai sindaci, imponendo le dimissioni per chi corre per la Regione. Norma contestata dall’Anci campana e pure da Gaetano Manfredi, che ambisce a guidare l’Anci nazionale e finisce nel mirino di FI. Ennesimo fronte aperto dal Pd campano. Tutto appeso, ancora, al solito De Luca.