Gelmini: la “riforma” della scuola
31 Luglio 2022“Guai Meloni al governo. Io dico: le serve un altro ventennio d’opposizione”
1 Agosto 2022
di Maria Teresa Meli
ROMA «Siamo molto delusi dalla discussione con il Pd. Abbiamo iniziato un percorso con Enrico Letta che parlava di agenda Draghi. Oggi quell’agenda è totalmente sparita. Abbiamo presentato un documento preciso su come intendiamo governare il Paese. Non abbiamo avuto alcuna risposta». Carlo Calenda non ci sta a passare per quello che sta menando per le lunghe la trattativa con i dem. Secondo il leader di Azione è vero il contrario, è Letta che sta prendendo tempo: «È una settimana che gli chiedo di rispondermi ed è una settimana che entrano nella coalizione persone che rappresentano il contrario di quello che dovremmo fare».
Calenda, faccia un esempio.
«Letta invece di far entrare Marco Bentivogli fa entrare Federico D’Incà che non ha votato la fiducia. Come si fa? Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così. Con +Europa abbiamo scritto una lettera che stiamo per inviargli dopo avergli detto 70 volte a voce quali erano le nostre condizioni. Ma Letta sparisce. Ci sta portando avanti da una settimana».
Quindi rompete?
«Nonostante questo, non chiudiamo la porta al dialogo. Abbiamo chiesto a Letta due cose precise, non chiacchiere e appelli. Primo, non un voto di Azione e +Europa può andare a Di Maio, Fratoianni e Bonelli. Visto che il Pd ci tiene tanto a candidarli lo facesse nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. Noi non candideremo negli uninominali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che pure sono ministre in carica del governo Draghi, proprio per trovare tutte le soluzioni che uniscono. Secondo, va bene avere programmi diversi. Ma non contraddittori. Chiediamo un incontro per definire i punti programmatici comuni».
Letta vi ha avvertito: «Il tempo passa».
«Ha ragione. Ma la palla è nel campo del Pd e così la responsabilità di ciò che deciderà di fare. Il segretario dem deve darci una risposta presto. Che non può essere l’appello all’unità perché questa non è una risposta. Basta, Letta decidesse sennò non si chiude e ognuno farà i conti con la propria coscienza».
Calenda però al Pd dicono che è lei che non decide.
«Ma come faccio a decidere se Letta non mi risponde! Lui usa questa strategia: io gli chiedo “Scusa mi dici qual è la posizione sui rigassificatori?” e lui mi risponde “Sono buono, tengo dentro tutti”. Non funziona così: questa non è una proposta di governo. Sta accumulando una contraddizione dietro l’altra. Ogni giorno ce n’è una».
Si spieghi meglio.
«Il campo a questo punto nuovamente larghissimo comprende persone come Fratoianni che hanno votato 55 volte la sfiducia a Draghi e Bonelli che non vuole infrastrutture, termovalorizzatori e rigassificatori. Dalle parti del Pd sempre più persone si fanno avanti per ripudiare l’agenda Draghi e chiedere la riesumazione dei 5 Stelle. Ogni giorno si avvicina qualche M5S che ha non ha votato la fiducia, da D’Incà a Crippa, ma è del tutto illusorio pensare di “svuotare” i grillini diventando la casa dei transfughi dei 5 Stelle. Ultima chicca: l’improbabile partito di Di Maio e Tabacci. Di Maio è il simbolo del trasformismo e dell’incompetenza. E intanto Letta…».
Che altro le ha fatto Letta?
«Letta si mette a parlare di tasse di successione e improbabili doti ai diciottenni e mentre rischiamo il razionamento del gas i suoi alleati animano le proteste a Piombino. Questa è la situazione. Ora basta. Il Pd non può tenere dentro tutto e il suo contrario. Fatta così questa è una coalizione disegnata per perdere magari con un buon risultato del Pd contro FdI. Però questo non può essere il nostro obiettivo. Azione e +Europa crescono nei sondaggi perché siamo stati netti e coerenti e non abbiamo ceduto alle sirene di chi raccontava che Conte era il grande punto di riferimento dei progressisti».
Dunque?
«Si batte la destra con una proposta di governo, non con le ammucchiate. Altrimenti meglio è per l’Italia che Azione e +Europa sfidino fuori dalla coalizione con coraggio e serietà la destra senza zavorre. Abbiamo levato a Forza Italia la sua parte migliore e più responsabile. Possiamo ripetere il risultato di Roma e determinare la sconfitta della destra sovranista».
Vi accuserebbero di voler rompere il fronte contro le destre…
«Non crediamo e non abbiamo mai creduto alla forza delle coalizioni contro. Questo modo di fare politica ha distrutto il Paese e screditato i partiti. Appelli generici al voto utile non funzioneranno perché i cittadini non ne possono più del trasformismo e della retorica. In questa legislatura tutti si sono alleati con tutti. E noi non vogliamo avere nulla a che fare con chi ha fatto cadere l’italiano più illustre nel mondo».
Si dice «molto deluso» dalla trattativa con il Pd, Carlo Calenda. «Con Letta si era iniziato un percorso che parlava di agenda Draghi, ora quell’agenda è totalmente sparita. Abbiamo inviato una lettera e detto chiaramente come intendiamo governare il Paese, ma non abbiamo avuto risposta». «Parlino — dice il leader di Azione — o non si chiude».
ROMA «Siamo molto delusi dalla discussione con il Pd. Abbiamo iniziato un percorso con Enrico Letta che parlava di agenda Draghi. Oggi quell’agenda è totalmente sparita. Abbiamo presentato un documento preciso su come intendiamo governare il Paese. Non abbiamo avuto alcuna risposta». Carlo Calenda non ci sta a passare per quello che sta menando per le lunghe la trattativa con i dem. Secondo il leader di Azione è vero il contrario, è Letta che sta prendendo tempo: «È una settimana che gli chiedo di rispondermi ed è una settimana che entrano nella coalizione persone che rappresentano il contrario di quello che dovremmo fare».
Calenda, faccia un esempio.
«Letta invece di far entrare Marco Bentivogli fa entrare Federico D’Incà che non ha votato la fiducia. Come si fa? Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così. Con +Europa abbiamo scritto una lettera che stiamo per inviargli dopo avergli detto 70 volte a voce quali erano le nostre condizioni. Ma Letta sparisce. Ci sta portando avanti da una settimana».
Quindi rompete?
«Nonostante questo, non chiudiamo la porta al dialogo. Abbiamo chiesto a Letta due cose precise, non chiacchiere e appelli. Primo, non un voto di Azione e +Europa può andare a Di Maio, Fratoianni e Bonelli. Visto che il Pd ci tiene tanto a candidarli lo facesse nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. Noi non candideremo negli uninominali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che pure sono ministre in carica del governo Draghi, proprio per trovare tutte le soluzioni che uniscono. Secondo, va bene avere programmi diversi. Ma non contraddittori. Chiediamo un incontro per definire i punti programmatici comuni».
Letta vi ha avvertito: «Il tempo passa».
«Ha ragione. Ma la palla è nel campo del Pd e così la responsabilità di ciò che deciderà di fare. Il segretario dem deve darci una risposta presto. Che non può essere l’appello all’unità perché questa non è una risposta. Basta, Letta decidesse sennò non si chiude e ognuno farà i conti con la propria coscienza».
Calenda però al Pd dicono che è lei che non decide.
«Ma come faccio a decidere se Letta non mi risponde! Lui usa questa strategia: io gli chiedo “Scusa mi dici qual è la posizione sui rigassificatori?” e lui mi risponde “Sono buono, tengo dentro tutti”. Non funziona così: questa non è una proposta di governo. Sta accumulando una contraddizione dietro l’altra. Ogni giorno ce n’è una».
Si spieghi meglio.
«Il campo a questo punto nuovamente larghissimo comprende persone come Fratoianni che hanno votato 55 volte la sfiducia a Draghi e Bonelli che non vuole infrastrutture, termovalorizzatori e rigassificatori. Dalle parti del Pd sempre più persone si fanno avanti per ripudiare l’agenda Draghi e chiedere la riesumazione dei 5 Stelle. Ogni giorno si avvicina qualche M5S che ha non ha votato la fiducia, da D’Incà a Crippa, ma è del tutto illusorio pensare di “svuotare” i grillini diventando la casa dei transfughi dei 5 Stelle. Ultima chicca: l’improbabile partito di Di Maio e Tabacci. Di Maio è il simbolo del trasformismo e dell’incompetenza. E intanto Letta…».
Che altro le ha fatto Letta?
«Letta si mette a parlare di tasse di successione e improbabili doti ai diciottenni e mentre rischiamo il razionamento del gas i suoi alleati animano le proteste a Piombino. Questa è la situazione. Ora basta. Il Pd non può tenere dentro tutto e il suo contrario. Fatta così questa è una coalizione disegnata per perdere magari con un buon risultato del Pd contro FdI. Però questo non può essere il nostro obiettivo. Azione e +Europa crescono nei sondaggi perché siamo stati netti e coerenti e non abbiamo ceduto alle sirene di chi raccontava che Conte era il grande punto di riferimento dei progressisti».
Dunque?
«Si batte la destra con una proposta di governo, non con le ammucchiate. Altrimenti meglio è per l’Italia che Azione e +Europa sfidino fuori dalla coalizione con coraggio e serietà la destra senza zavorre. Abbiamo levato a Forza Italia la sua parte migliore e più responsabile. Possiamo ripetere il risultato di Roma e determinare la sconfitta della destra sovranista».
Vi accuserebbero di voler rompere il fronte contro le destre…
«Non crediamo e non abbiamo mai creduto alla forza delle coalizioni contro. Questo modo di fare politica ha distrutto il Paese e screditato i partiti. Appelli generici al voto utile non funzioneranno perché i cittadini non ne possono più del trasformismo e della retorica. In questa legislatura tutti si sono alleati con tutti. E noi non vogliamo avere nulla a che fare con chi ha fatto cadere l’italiano più illustre nel mondo».