«Il mio addio d’amore ad Agnès»
9 Marzo 2023Elly Schlein: una svolta, circondata da molti «ma»
9 Marzo 2023
Per il leader il «test» sarà su temi come il salario minimo
Claudio Bozza
milano Se Grillo apre a un’intesa con la nuova gestione del Pd targato Schlein, ai piani alti del Movimento le parole del fondatore non sembrano aver aperto una breccia immediata. Anzi. Nonostante l’arrivo della segretaria di sinistra sia stato accolto con favore, la parola d’ordine di Conte e i suoi è «cautela».
Alla fine del suo ultimo show in teatro, a proposito di Schlein non ha usato giri di parole: Elly? «Va benissimo. Dovranno dire tutte le nostre idee per andare avanti. Tutte le nostre idee devono andare avanti con altri nomi. Fanno così». Il preludio cambio di rotta immediato per allearsi con i dem per costruire una opposizione unica e più forte? A compulsare i telefoni di alcuni big pentastellati, la risposta è però univoca: la linea politica la detta sì Beppe, ma quello che di cognome fa Conte. Ed è il sociologo Domenico De Masi, vicino al Movimento, a mettere nero su bianco questa tesi: «Grillo pro Schlein? Non ha più forza né consenso. Dentro i Cinque stelle è Conte a dare la linea», spiega all’Huffington post.
Per quanto riguarda il leader Conte — che ieri ha incontrato la presidente del Parlamento Ue Metsola e poi i Verdi per trattare un’intesa — dopo l’abbraccio con Schlein alla manifestazione antifascista a Firenze non risultano esserci stati altri contatti. Di certo, si osserva dal quartier generale di via Campo Marzio, il lieve calo nei sondaggi del M5S e la lieve risalita dei dem viene definito come «una dinamica fisiologica». Il primo banco di prova per l’apertura di un dialogo con il Nazareno è la battaglia, finora solitaria dei Cinque stelle, per istituire il salario minimo. Il provvedimento è in commissione Lavoro e Conte è il primo firmatario: «Approviamo questa legge tutti assieme per riprendere il dialogo non andato avanti con Letta», è l’invito del Movimento. E poi: «Una nuova segreteria non significa un Partito democratico nuovo». I test chiave saranno poi le posizioni su Ucraina e inceneritore.
«Personalmente sono stato uno di quelli che ha maggiormente investito in una sintonia con il Pd — sottolinea l’ex ministro Patuanelli —. Oggi però dico: prudenza. Nel governo Draghi ero seduto accanto al ministro Orlando che voleva fare il salario minimo legale, mentre il suo partito non glielo permetteva. Sono ancora colpito dall’atteggiamento di Letta e di una parte consistente del Pd». E poi: «Il segretario del partito è cambiato, ma la struttura del partito e le correnti sono le medesime: prudenza, e vediamo se riusciranno a fare chiarezza».
I rapporti
Presto il faccia a faccia tra i due big, tra i nodi anche l’idea di aprire a deroghe sui mandati
Ma dietro le quinte sono sempre i rapporti di forza tra Grillo e Conte a tenere banco. Rispondendo a un fan che definiva l’ex premier «un po’ troppo democristiano» e auspicava un ritorno ai «vaffa» grillini, il comico ligure ha detto: «Eh lo so non è nato… Devi dargli un po’ di tempo. Ma guarda che sta migliorando, non era così all’inizio». E subito il pensiero torna subito alla feroce lite tra i due dell’estate 2021, quando il fondatore era a un passo dal cacciare l’ex premier dal timone pentastellato. Erano tempi diversi, però. Oggi, come spesso capita in politica, di mezzo ci sono i soldi. Grillo ha un contratto di consulenza con il Movimento da 300 mila euro annui, e la scadenza è assai vicina: aprile, termine che invita alla moderazione in vista di un rinnovo.
Intanto tra i veterani del Movimento, alcuni sperano che, l’anno prossimo, venga introdotta una deroga alla regola ferrea dei due mandati, aprendo al cosiddetto «principio di rotazione», che consentirebbe agli ex parlamentari di vecchio corso di candidarsi a Bruxelles. Una partita tutta in salita che vedrebbe in primis la contrarietà di Grillo, che Conte dovrebbe incontrare nei prossimi giorni.
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