La Toscana dei giovani senza orizzonti. Quasi uno su 5 non studia né lavora
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8 Settembre 2022Al museo dell’Opera del Duomo 32 scatti del capolavoro
Loredana Ficicchia
Ci può essere innocenza nello sguardo di un fotografo? Sicuramente non in quello di Aurelio Amendola quando, nell’immortalare La pietà di Michelangelo, sfruttando la luce continua e il metodo analogico, ha enfatizzato il patetismo dell’opera. Ed ecco 32 scatti da oggi nella «Sala del Paradiso» del Museo Dell’Opera di Santa Maria del Fiore, corpus della mostra a cura di Antonio Natali: La Pietà di Michelangelo. Lo sguardo di Aurelio Amendola fra naturalismo e astrazione .
Commuove quel nodo di corpi marmorei di eredità ellenistica di cui Amendola riprende ed esalta ogni dettaglio: dalla vena sottopelle che corre nel braccio abbandonato di Cristo, all’arcata epigastrica che s’incava in due profonde fossette. Grandi immagini (70×100, 100X100) per una lettura del capolavoro michelangiolesco custodito nel Museo, celebrano i 726 anni dalla Fondazione dell’Opera, a un anno dalla conclusione del restauro della Pietà Bandini , ad opera di Paola Rosa ed Emanuela Peiretti. E nei meandri della materia, a sorpresa, emerge una nuova interpretazione dei soggetti che compongono il gruppo scultoreo: «Non è una Maddalena, ma un angelo — sostiene Antonio Natali — la figura che, a sinistra, sostiene il torso di Cristo, incaricato della redenzione eterna». L’ex direttore degli Uffizi, con gli strumenti dell’anatomopatologo e del teologo, ha avuto modo di studiare l’opera, addivenendo a questa rilettura destinata a far discutere, del «giovinetto» a sinistra di Cristo. «Amendola si rivolge alla Pietà — osserva Natali — con lo stesso trasporto con cui gli artefici del Cinquecento s’accostavano alle opere di gusto ellenistico. Il suo muoversi intorno al gruppo di Michelangelo alla ricerca d’angolature che gli offrano occasioni di pensiero su dettagli che toccano la sua sensibilità, è il medesimo cui si conformavano gli artisti quando studiavano le sculture». «La scultura è tutto per me — spiega il celebre fotografo d’arte — lavorando con le luci cerco di renderla viva. Questo è sempre stato il mio intento». Amendola, negli anni, ha fotografato tutte le opere scultoree del grande artista rinascimentale aggiudicandosi il Premio Oscar Goldoni per il miglior libro fotografico dell’anno Un occhio su Michelangelo. Le tombe dei Medici nella Sagrestia Nuova di S. Lorenzo a Firenze dopo il restauro .
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