La resilienza che serve
23 Maggio 2024Le metamorfosi della premier nell’Unione
23 Maggio 2024
di Mario Sensini
La premier: incontrato il viceministro, approfondimenti. Le opposizioni: «Un pasticcio»
Mario Sensini
ROMA «Oggi ho incontrato il viceministro Maurizio Leo, ci siamo confrontati sui contenuti del decreto che era stato predisposto dagli uffici del Ministero dell’Economia e siamo giunti alla conclusione che sia meglio sospenderlo». Giorgia Meloni rimette nel cassetto il redditometro, che lo stesso Leo aveva resuscitato due giorni fa con un decreto ministeriale, dopo otto anni di oblio.
Servono «ulteriori approfondimenti — ha scritto Meloni su Instagram — perché il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione, chi si finge nullatenente ma gira con il Suv e lo yacht, senza per questo vessare con norme invasive le persone comuni». Tecnicamente, spiegano fonti di governo, viene «differita l’applicazione del decreto, in attesa di una norma di revisione del redditometro».
Già in mattinata, questa volta su Facebook, la premier si era detta pronta a intervenire in Consiglio dei Ministri, domani, per attenuare o bloccare l’iniziativa di Leo, suo compagno di partito, che ha mandato su tutte le furie lei, Forza Italia e la Lega. «Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo governo» aveva assicurato Meloni, prima di vedere Leo.
L’argomento resta però sul tavolo. Sospendere il decreto Leo, e poi rivedere il redditometro non significa esattamente abrogarlo, come invece avevano chiesto i due vice premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. «Sono molto soddisfatto della decisione della Meloni, ha accolto la nostra proposta» ha detto Tajani, che aveva già pronto un testo per abolire il redditometro da portare il Consiglio dei ministri.
Anche Matteo Salvini apprezza le parole di Meloni: «Bene. Il redditometro è uno degli orrori del passato. No a spiare, indagare, e accertare redditi presunti. Sì a potenziare gli strumenti per la lotta alla grande evasione, agli evasori totali». Con un ordine del giorno al decreto Superbonus, approvato ieri dalla Camera con la fiducia, e sul quale si era consumato pochi giorni fa un duro scontro nella maggioranza (con FI che ha mantenuto anche ieri i suoi distinguo), la Lega ha chiesto al governo di «confermare il superamento del redditometro»: sottoscritto anche dal governo, l’odg è stato approvato dall’Aula.
Naturalmente dall’opposizione piovono accuse di incoerenza al governo e alla maggioranza, con Giuseppe Conte, leader del M5S, che ironizza («diranno che sono stato io anche stavolta?»). «Sul redditometro siamo al solito disastro di un governo diviso» dice Elly Schlein del Pd, mentre Antonio Misiani chiede le dimissioni di Leo e Giorgetti.
Il redditometro offre i parametri per stimare il reddito dei contribuenti sulla base della capacità di spesa, confrontarlo con quello dichiarato ed eventualmente contestarlo. Superarlo non sarà facile. «È uno strumento residuale — spiega il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Ruffini — che però non è mai stato eliminato, solo sospeso in attesa di indicatori più attendibili a tutela dei cittadini onesti». «Viene usato — aggiunge — quando non abbiamo alcun elemento per ricostruire i redditi degli evasori totali, che non presentano la dichiarazione, ma hanno una significativa capacità di spesa».
A ogni buon conto gli accertamenti sintetici, con o senza redditometro, producono poco. Dai 37 mila accertamenti sulle dichiarazioni 2012, si è passati ai 3.800 su quelle 2016, a partire dalle quali è stato sospeso il redditometro, fino ai 352 accertamenti del 2022. Il 35% di questi accertamenti porta a recuperare tra zero e 5.600 euro. Tra il 2018 e il 2022 sono stati 5.880 per un incasso di 14,4 milioni di euro. Una media di 2.500 euro ad accertamento.