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5 Marzo 2024Diocesi accorpate e una visita a La Verna nel colloquio tra il Papa e i vescovi toscani
L’incontro è durato più di due ore. Il cardinale Betori: «Abbiamo parlato anche di questioni sociali»
Mauro Bonciani
Il papa è arrivato nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico appoggiandosi sul bastone, non con la sedia a rotelle, e scherzando sul suo ginocchio ha messo subito a proprio agio vescovi e cardinali e poi ha chiesto che fosse un presule toscano a fare da «mediatore» dando la parola agli altri e il compito è toccato a monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno. «Fatemi tutte le domande che volete, anche le critiche; qui è il posto giusto per dire tutto, non fuori», ha detto Papa Francesco e ognuno ha introdotto la propria Diocesi. Poi si è parlato un po’ di tutto: dal ruolo dei vescovi alle linee per la Chiesa del futuro, dai giovani, alla formazione in seminario e per i laici.
I presuli (per molti di loro era la prima volta, non però per il vescovo di Pisa monsignor Giovanni Paolo Benotto, alla sua terza visita ad limina , la prima con Papa Ratzinger) si sono seduti in due «ali» così da essere più vicini al pontefice, che ha quasi completamente recuperato la voce, ed una Ave Maria ha chiuso l’incontro assieme alla benedizione del Santo Padre. Non prima che Bergoglio manifestasse interesse per una possibile visita al santuario de La Verna dopo che il vescovo di Arezzo, monsignor Andrea Migliavacca ha sottolineato «il desiderio e l’attesa di tutta la Diocesi» per la partecipazione del Santo Padre agli eventi per gli 800 anni dalle stigmate di San Francesco. «È stato un incontro fraterno, tra vescovi, e Papa Francesco ha fatto più volte riferimento alla propria esperienza di vescovo in Argentina — spiega l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, presidente della Conferenza Episcopale Toscana — noi abbiamo fatto molte domande, lui anche, era molto interessato, ha mostrato grande empatia. È venuto fuori un quadro articolato, ricco, e ci ha dato anche indirizzi per il nostro ruolo. Si è parlato molto della disponibilità dei giovani verso la Chiesa, una Chiesa ha sottolineato Bergoglio che deve essere accogliente, dove nessuno deve essere escluso. I problemi? Quelli dello scarso numero dei sacerdoti, delle diocesi troppo estese, delle parrocchie isolate, anche di Piombino e delle acciaierie. Il pontefice alla fine ci ha ringraziato per aver imparato molto della Toscana. E si è detto colpito della qualità dei nostri vescovi». «È stato molto paterno con noi, come un grande parroco, ha ascoltato, è stato accogliente. E ci ha dato speranza», sottolinea Stefano Manetti, vescovo di Fiesole.
Tra le questioni, quella della fusione tra Diocesi, che in Toscana già tre i vescovi che guidano due Diocesi. «È un percorso aperto. L’esperienza delle Chiese consorelle è un cammino che va valutato passo dopo passo, ci ha detto il pontefice — spiega il cardinale Augusto Paolo Lojudice, vescovo di Siena e di Montalcino — certo il cammino è quello, ma non c’è nulla di imposto dall’alto, di deciso sulla carta». «Un cammino per guardare non al passato, ma al futuro», aggiunge il vescovo di Grosseto e di Pitigliano, Giovanni Roncari.
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