Fabio Pacciani
27 Aprile 2023News
27 Aprile 2023
L’europarlamentare con FI. Il senatore sceglie Iv. I dem: lasci il Copasir
Maria Teresa Meli
ROMA Quando Elly Schlein e il suo staff l’altro ieri, 25 aprile, stavano festeggiando l’uscita su Vogue Italia della lunga intervista in esclusiva alla segretaria del Pd, non avevano idea di quello che sarebbe successo di lì a poco. E la leader, che confidava alla rivista di avvalersi dei consigli di una personal shopper, «un’armocromista, Enrica Chicchio» per scegliere i colori dei suoi vestiti, non sapeva che dopo qualche ora avrebbe avuto bisogno di suggerimenti non di moda ma di tattica politica. E infatti a Schlein è arrivato un «uno-due» a dir poco notevole. Prima Enrico Borghi lascia il Pd e va a Italia viva, poi è il turno di Caterina Chinnici, che oggi dirà addio al partito: l’europarlamentare dem aderirà a Forza Italia.
È chiaro che questo secondo abbandono rischia di fare ancora più rumore del primo. Caterina, figlia di Rocco Chinnici, il magistrato che ha inventato il pool antimafia e che è stato ucciso da «Cosa nostra» in un attentato, nelle elezioni del 2022 era la candidata dal Pd alla presidenza della regione Sicilia contro Renato Schifani. Quello stesso Schifani che ora, raccontano a Palermo, è stato il garante dell’operazione che ha portato l’europarlamentare in Forza Italia.
Dopo l’addio di Beppe Fioroni e quello di Andrea Marcucci, ecco altre due fuoriuscite che pesano. Insomma, nel Pd il disagio si sta estendendo. Secondo Borghi è colpa della «mutazione genetica del partito»: «Tanti militanti mi hanno manifestato la loro preoccupazione per questa trasformazione». Dal Nazareno la leader evita i commenti ufficiali. Ma Peppe Provenzano, della segreteria, è sprezzante: «Spiace che Borghi utilizzi argomentazioni della destra». Provenzano parla così quando ancora non sa che a breve con l’uscita di Chinnici avrà un dispiacere nella «sua» Palermo. E chissà che dirà Schlein che il 30 sarà nel capoluogo siciliano per la commemorazione di Pio La Torre quando le chiederanno della decisione presa dalla figlia di un’altra vittima della mafia. Ma fin qui è il caso Borghi a imperversare perché Chinnici ha comunicato solo a poche persone la sua scelta. Boccia è duro con il senatore dem: «Sono amareggiato e deluso. Ho chiesto formalmente a Enrico di lasciare il Copasir perché sta in quell’organismo in rappresentanza del partito e non a titolo personale». Ma Borghi ha già annunciato che non abbandonerà il comitato parlamentare sui Servizi.
L’atteggiamento della maggioranza nei confronti di Borghi suscita malumori. Nei capannelli dei deputati dem si rincorre questa battuta: «Schlein vuole procedere a una sostituzione etnica — dicono i pd citando Lollobrigida — per questa ragione non commenta. Non le importa se alcuni se ne vanno, il suo obiettivo è creare una grande Sel». Lorenzo Guerini cerca di metterci una pezza. «Non bisogna drammatizzare questa uscita ma neanche derubricarla e risolverla con un’alzata di spalle», dice. E aggiunge: «Comunque la decisione di Borghi non comporta problemi per il Copasir». Lo strappo del senatore viene contestato anche da chi non ha sostenuto Schlein: in molti temono di fare la figura di quelli che restano dentro un partito sempre più a sinistra. Lia Quartapelle e Marianna Madia, invece, reagiscono in modo diverso: oggi annunceranno un ciclo di seminari tematici per dimostrare che i riformisti dem hanno il loro spazio. Nel frattempo, Matteo Renzi gongola: «Elly sposterà il Pd su una posizione massimalista. Se non lo fa perde la sua identità. Perciò ci saranno altri addii».