Fonti anonime ai giornali Usa hanno detto che le discussioni di Parigi verteranno anche su un sistema di cessate il fuoco “graduali”, una tregua temporanea per ottenerne una duratura in seguito, un accordo per futuri accordi, che porteranno a un cessate il fuoco non di 60 giorni, ma a lungo termine. Il lavorio diplomatico avviato dalla Casa Bianca è cominciato prima che Burns arrivasse nella capitale francese: in viaggio dal Cairo a Doha, è stato inviato il coordinatore per il Medio Oriente di Biden, Brett McGurk; lo stesso presidente Usa ha parlato con l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al Thaini, e il presidente egiziano Al Sisi. Però è sulle spalle di Burns che pesa ora l’esito di una mediazione già fallita a fine dicembre a Varsavia: in Polonia gli stessi attori non erano riusciti ad accordarsi sul cessate il fuoco che le controparti non hanno accettato. I miliziani non lo avevano fatto per mancanza di garanzie sulla fine permanente del conflitto e per un’altra richiesta che quasi certamente non gli verrà mai accordata: il rilascio di migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, compresi i membri dei gruppi armati del 7 ottobre. Un altro precedente tentativo è stato quello egiziano: Il Cairo ambiva a sospendere i combattimenti per dieci giorni in cambio del rilascio degli ostaggi, ma anche del ritiro dell’esercito israeliano e della leadership di Hamas dalla Striscia. A novembre però è stato Burns, l’uomo inviato al Cremlino a cui Biden aveva affidato la missione impossibile di fermare la guerra russa in Ucraina, a riuscire ad organizzare rilascio di un centinaio di ostaggi.
Rimane la variante Bibi. Un leak che non faciliterà gli accordi di Parigi è quello diffuso qualche giorno fa dalla tv israeliana in cui si sente la voce del premier durante un incontro con i familiari degli ostaggi. Netanyahu critica il Qatar per la sua vicinanza con i miliziani e la cosa non è stata apprezzata a Doha: “Mina il processo di mediazione per ragioni che sembrano servire alla sua carriera politica”. Tanto più che c’erano anche i ministri di Bibi insieme ai nazionalisti alla “conferenza sul ritorno a Gaza” che si è tenuta ieri a Gerusalemme: si presentavano nuovi piani per insediamenti israeliani da costruire sulle macerie delle case palestinesi.
Nelle stesse ore del potenziale accordo francese, infine, la Casa Bianca è stata costretta a smentire uno scoop dell’emittente americana Nbc sulla sospensione di invii di armi a Israele per costringerlo a rallentare l’offensiva indiscriminata a Gaza. Non bastasse, messaggi confusi arrivano anche dai democratici. Nancy Pelosi, ex presidente della Camera, ha detto che chiedere il cessate il fuoco è “un messaggio di Putin” e che l’Fbi dovrebbe indagare sulle manifestazioni pro-Palestina. Secondo lei, le finanzia il Cremlino.