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Il 7 settembre saranno proclamati santi insieme Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Giovani, molto diversi per epoca e contesto, ma uniti da una fede vissuta fino in fondo, capace di parlare al nostro tempo. La loro canonizzazione è un gesto forte da parte di Papa Leone XIV: non solo un atto religioso, ma un segnale culturale e sociale. Un invito a guardare alla santità non come qualcosa di lontano o straordinario, ma come una strada concreta, fatta di scelte semplici, quotidiane, ma radicali.
Carlo Acutis è morto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante. Aveva una grande passione per Internet, che usava per diffondere il Vangelo e l’amore per l’Eucaristia. Per questo è stato chiamato “influencer di Dio”. Andava a messa ogni giorno, viveva con gioia il rapporto con Cristo, ma non si chiudeva in sé: aiutava i poveri, si impegnava nel volontariato, guardava il mondo con occhi limpidi. Oggi molti lo vedono come un modello per i giovani di questa generazione, immersi nella rete ma in cerca di autenticità.
Pier Giorgio Frassati, invece, è vissuto nel primo Novecento. Universitario torinese, appassionato di montagna, profondamente legato all’Azione Cattolica e alla Fuci, ha vissuto la fede come impegno per la giustizia e l’aiuto ai più deboli. Era vicino ai lavoratori, si batteva contro il fascismo, donava tutto quello che aveva ai poveri. Morì a 24 anni per una malattia fulminante. Lo chiamavano “l’uomo delle otto beatitudini”, capace di vivere la fede in modo forte, ma con semplicità. Una santità fatta di amicizia, studio, passione civile e spiritualità profonda.
Metterli insieme non è solo una scelta di calendario. È una visione. Da un lato la fede nel mondo digitale, dall’altro quella nell’impegno sociale. Due volti diversi, ma complementari, dello stesso Vangelo. Parlano a una Chiesa che vuole tornare ad essere vicina ai giovani e al mondo, senza paura delle sfide della modernità.
Papa Leone XIV ha voluto che questa canonizzazione avvenisse in una data e in un luogo significativi, coinvolgendo il popolo, evitando il caldo estivo, ma soprattutto dando spazio a un gesto di comunione e di speranza. E nello stesso tempo ha rilanciato con forza la dottrina sociale della Chiesa: la lotta alla povertà, l’impegno per la giustizia, la denuncia dell’eccessiva spesa per le armi, la richiesta di investire in scuola, sanità, lavoro e casa. Non come atti di carità, ma come atti di giustizia.
Nella visione del Papa, la Chiesa deve essere profetica: accanto ai poveri, ai dimenticati, alle periferie del mondo e delle città. Deve offrire segni di speranza: case-famiglia, mense, scuole popolari, accoglienza. E deve farlo non solo con le parole, ma con gesti concreti, come hanno fatto tanti santi nel passato. E come fanno oggi questi due giovani, Carlo e Pier Giorgio, che ora la Chiesa propone come modelli da seguire.
Non si tratta solo di celebrare due figure amate. Si tratta di indicare una direzione: una fede vissuta, che unisce spiritualità e impegno, contemplazione e azione, cielo e terra. Una santità che non scappa dal mondo, ma lo abita, con coraggio e semplicità.