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Due parole sul risultato del Monte dei Paschi sono obbligatorie a costo di uscire dal coro. Nel 2022 la Banca ha registrato una perdita di 178,9 milioni di euro e nel 2023 un utile di 2.051,8 milioni di euro. Da cosa è dovuto questo salto così rilevante tra una perdita e un risultato positivo? A prescindere dalle componenti patrimoniali su cui tornerò successivamente il risultato è condizionato in buona parte da somme accantonate per far fronte ad eventuali contenziosi, fondi voluti dalla BCE, portati a patrimonio. Tutto ciò è dovuto alle varie sentenze assolutorie a vantaggio del Monte durante l’anno appena trascorso insieme a delle agevolazioni fiscali. Se si vedono viceversa le altre componenti si capisce che l’incremento dal bilancio 2022 non è stato poi così significativo e per la precisione: impieghi alla clientela +0,7%, raccolta diretta + 10,5%, raccolta indiretta + 4,8%. Il tutto condito da una situazione straordinaria dovuta agli alti tassi di interesse applicati alla clientela (la politica monetaria della BCE). Domanda: sarà in grado la Banca il prossimo anno, senza le poste straordinarie a generare lo stesso risultato o qualcosa di simile? Vediamo: il mercato finanziario si sta posizionando con una spada di Damocle sulla testa, con molta probabilità il sistema bancario non potrà godere della situazione dei tassi avuta finora, si parla insistentemente di una revisione al ribasso. Quindi, con molta probabilità le banche si orienteranno a fare molta raccolta e pochi impieghi perché questi potrebbero ingenerare, nella situazione attuale, un contenzioso che incide negativamente sui ratios patrimoniali. Di conseguenza a ciò le banche andranno a tutta manetta sulle commissioni almeno fino a giugno, perché, dopo finite le elezioni europee, se ne vedranno delle belle. Quasi sicuramente le banche non potranno ripetere l’exploit del 2023, se poi non ci fossero neppure le poste straordinarie come quest’anno per il Monte la situazione si prospetta decisamente differente e al ribasso. Ma allora perché distribuire utili e non accantonarli? La risposta è facile: la Banca non ha partecipato come tutto il sistema all’imposta sugli extraprofitti pur essendo una controllata al 40% dallo Stato che riceverà, comunque denaro dagli utili e sappiamo tutti di quanto ne ha bisogno il Governo. Governo che non ha ancora un compratore per il Monte, che potrebbe essere attratto, dal fatto che l’ex banca senese ha ripreso a produrre dividendi. L’andamento di Borsa reggerà in alto ancora per qualche giorno nella consapevolezza, però che gli eventuali acquirenti i bilanci li sanno leggere, mentre gli analisti ci mettono qualche giorno in più. Ma Siena in tutto questo quanto conta? Nulla, basta citare solo due dati, il contenimento dei costi è nella stragrande maggioranza dovuto alla fuoriuscita di 283 persone durante il 2023, pur rimanendo inalterato il numero delle filiali. E come si comporta la Banca rispetto al mondo delle imprese a livello territoriale: bene! In quanto di aziende che hanno il raiting sufficiente per chiedere finanziamenti sono pochissime.