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7 Settembre 2023News
7 Settembre 2023Jacopo e i bimbi che donano giochi. A San Miniato un giorno di festa
L’associazione ora conta 10 «finestre». E lunedì apre uno spazio in piazza Alberti
Lorenzo Sarra
Era il giugno del 2021. Jacopo, bambino di 8 anni residente in viuzzo dei Bruni, alle Cure, cominciò a lasciare i vecchi giochi che non usava più dietro un’inferriata di casa. Sul davanzale, oltre ai giocattoli, solo un messaggio: «Li potete prendere gratis. Per i bambini».
La simpatica iniziativa, da quel giorno, ha preso campo grazie al passaparola e ai social. Oggi — tra Prato, Signa, Montelupo e tante altre cittadine della Toscana — sono infatti ben dieci le «finestre di Jacopo», ovvero spazi dove poter condividere i propri balocchi. Ieri, sul sagrato dell’abbazia di San Miniato al Monte, padre Bernardo ha permesso ai baby volontari di tutta la regione di trascorrere una giornata in allegria, tra merende, giochi e animatori travestiti da super eroi Marvel. «È il secondo anno consecutivo che organizziamo la festa — spiega Nicoletta, la mamma di Jacopo — Ci sono tutti i piccoli che nel corso degli ultimi mesi hanno donato i loro giocattoli, ma anche quelli che sono stati aiutati, come alcuni bambini della comunità ucraina che vivono ancora a Firenze a causa della guerra».
La «finestra originale» nel rione delle Cure è sempre attiva. Anzi. Visto l’aumento esponenziale delle donazioni è stato allestito anche un armadio da esterni in un angolo della strada, utile a raccogliere materiale scolastico, libri, quaderni, lapis, gomme da cancellare e naturalmente anche altri giochi. «Ma in città — specifica Nicoletta — abbiamo una finestra pure alla sede di Q3 e alla chiesa di Santa Maria a Coverciano in via Manni. E possiamo darvi una notizia in anteprima: da lunedì 11 settembre ci sarà un’ulteriore postazione di raccolta per i balocchi…».
Il posto prescelto è un magazzino sotto il cavalcavia di piazza Alberti. Servirà allo stoccaggio dei giocattoli, ma pure per attività: «Sarà un luogo di aggregazione per bambini. Dobbiamo ancora stabilire gli orari e i giorni di apertura. I servizi sociali stanno lavorando agli ultimi dettagli. Di certo posso dire che saranno coinvolti gli educatori di strada per creare un punto di ritrovo e di solidarietà sicuro e protetto». Ieri, il party è stata l’occasione per mettere in mostra tanti giochi: dinosauri di plastica, peluche, macchinine, libri di favole, fumetti, bambole, locomotive.
Ma la cosa che ha coinvolto di più i bambini è stata la possibilità di divertirsi insieme, correndo dietro a un pallone o giocando a nascondino. «Sono contenta che la festa sia piaciuta —dice Nicoletta — Mai mi sarei immaginata tutto questo. Ricordo il giorno in cui vidi Jacopo sistemare i giochi alla sua finestra. Ero a parlare con dei vicini in strada e rimasi sorpresa… Oggi siamo un’associazione e forse potrebbe aprire a breve una nuova finestra a Bagno a Ripoli». All’evento, presente l’assessora Maria Federica Giuliani: «Siamo stati sommersi di giochi anche stavolta. Fa piacere che un’intuizione di un bimbo abbia portato ad un risultato così bello».
«Insultato in paese perché gay, da quel giorno non esco più»
Bagno a Ripoli, il racconto del 18enne: a scuola mai avuto problemi, ma per strada…
Jacopo Storni
bagno a ripoli (firenze) «Quando sono tornato a casa tremavo, non riuscivo neppure ad aprire la porta, poi ho raccontato tutto ai miei genitori che per fortuna erano ancora svegli». Francesco (nome di fantasia), 18 anni, è ancora profondamente scosso per quanto accaduto l’altra sera a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli. Mentre camminava per strada insieme a un’amica, è stato aggredito da un gruppo di ragazzini che l’hanno apostrofato perché gay, a pochi metri di distanza dalla casa del popolo.
Il giorno dopo la madre ha raccontato l’episodio su Facebook, e il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini l’ha chiamata per esprimere al ragazzo e alla famiglia la sua vicinanza. Inizialmente Francesco si era chiuso in sé stesso, ma dopo aver sentito la vicinanza del sindaco e l’attenzione che i media hanno dedicato alla vicenda, ha deciso di uscire allo scoperto (seppur sotto anonimato per tutelarsi) e raccontare i fatti «affinché cose del genere non capitino più». Ma non è stata soltanto un’aggressione verbale, come racconta lui stesso: «Stavo camminando insieme a una mia amica quando improvvisamente mi sono imbattuto in questi cinque ragazzini che avranno avuto 16 anni. Prima hanno lanciato una bottiglia in aria nella mia direzione, per fortuna non mi hanno colpito, poi mi hanno rivolto frasi offensive e volgari come “Succhiami il c…”, “Vuoi il mio c…?” Erano in cinque, urlavano verso di me, ho avuto paura, ho continuato per la mia strada senza dire niente».
Non è la prima volta che Francesco viene denigrato per strada. «Succede anche a Firenze, se le persone vedono che sono truccato, o magari che porto i tacchi, talvolta sento le loro risatine, però in questo caso riesco a passarci sopra, ma quando invece le offese sono pesanti come è accaduto l’altra sera, e per di più avvengono nel mio piccolo paese, allora mi butto giù». Talmente giù, dice Francesco, che adesso ha paura di uscire da solo: «Per adesso la sera dopo cena non sono più uscito, non mi sento sicuro, non vorrei che dalle parole e dalle bottiglie si passasse a qualcos’altro». Un paradosso, per lui, non sentirsi libero di uscire di casa nel luogo dove è nato e cresciuto: «Per me è stato difficile fare coming out, l’anno scorso ci sono riuscito, però quando vengo offeso in questo modo, rischio di perdere la sicurezza di essere me stesso, non mi sento libero di essere come sono. È assurdo che non sia libero di uscire e di muovermi nel paese dove ho passato diciott’anni della mia vita». A scuola Francesco non ha mai avuto discriminazioni: «L’orientamento sessuale e il cambio di sesso sono argomenti che discutiamo con i compagni e i professori, talvolta ho senso dell’humor nei confronti di me stesso».
Poi però succedono episodi come quello dell’altra sera, e rischiano di far crollare tutte le difese e tutte le sicurezze. Quanto alla richiesta di scuse da parte degli aggressori, Francesco dice: «Mah, non penso che vogliano chiedermi scusa«. A dargli la forza di parlare, come detto, anche la telefonata del sindaco Casini e le sue parole su Facebook, dove il primo cittadino ha scritto che «la vera Bagno a Ripoli non è quella che è andata in scena l’altra sera. Episodi simili non possono restare impuniti, non rispecchiano il vero volto della nostra comunità». Parole importanti per Francesco: «Quello che mi ha scritto ha contribuito a farmi sentire accettato, mi ha toccato profondamente sentire che le istituzioni (e anche i media) si siano interessati a quello che mi è successo».
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