Fabrizio De André – Il testamento di tito
14 Agosto 2024NEWS
14 Agosto 2024Mario Lancisi
Suvereto (Livorno) «Mi affaccio dalla finestra e vedo i miei sette ettari di grano e ulivi. Li guardo con orgoglio, come a delle creature coltivate con fatica e amore. L’agricoltura è per me una scelta di vita, amo la terra. Ho studiato per l’agricoltura e ho sempre visto il mio futuro nella campagna. Mi chiedo però: fino a quando? La paura è che il fotovoltaico e il cosiddetto agri-voltaico distruggano i campi e il mio sogno di agricoltore», spiega Mariano Giannini, 35 anni, azienda agricola vicino a Suvereto.
Giannini è uno degli agricoltori della Val di Cornia, che hanno deciso di ribellarsi all’invasione del fotovoltaico al posto del grano, delle viti, degli ulivi. «Sia chiaro, noi siamo favorevoli al fotovoltaico ma sui tetti o nelle aree industriali, non nei campi. Siamo contrari alla speculazione di grandi aziende che in nome dell’energia pulita, esigenza da noi condivisa, tentano di distruggere i nostri campi, il paesaggio contadino della Val di Cornia», aggiunge Giannini. Che lancia l’allarme «contro gli impianti Bess, cioè impianti per lo stoccaggio di energia mediante batterie poste all’interno di container refrigerati, con un grande impatto ambientale».
Suvereto, poco meno di tremila abitanti, sabato 10 agosto, tanti turisti alla kermesse «Calici in festa». Afa, caldissimo. Anche in senso politico: è scoppiata infatti la battaglia degli agricoltori della Val di Cornia (50 mila abitanti, 5 Comuni: oltre a Suvereto, Piombino, Sassetta, San Vincenzo e Campiglia) con l’installazione del fotovoltaico nei loro campi. I più giovani, come Giannini, hanno dato vita al comitato «Terre di Val di Cornia» contro il fotovoltaico nei campi perché vogliono difendere le loro terre. Il loro sogno di futuro agricolo. Il comitato ha lanciato una petizione rivolta al governatore Eugenio Giani perché, sull’esempio della Sardegna, venga approvata anche in Toscana una legge regionale che per 18 mesi impedisca il via libera ai progetti già presentati (una legge impugnata dal governo). Il comitato chiede anche che la Regione concerti con i Comuni della Val di Cornia le aree idonee al fotovoltaico.
Del comitato fanno parte, oltre al coordinatore Marco Bonucci, 30 anni, anche Giannini, Andrea Larini, 42 anni, imprenditore agricolo nel comparto cereali, Niccolò Pini, 38 anni, viticoltore di Campiglia, Daniele Petricci, 47 anni, viticoltore e presidente del consorzio dei produttori di Suvereto e Simone Pigatto, 48 anni. Due gli aspetti comuni nei giovani agricoltori: l’agricoltura come scelta di vita e la difesa del fotovoltaico, ma non nei campi. Spiega Pigatto, 48 anni, a capo di un’azienda familiare con 48 ettari, di cui 3 a vigneto e il restante uliveto e bosco: «Per noi l’agricoltura è una scelta di vita, non siamo contrari al fotovoltaico ma a questo progetto che rischia di deturpare una delle valle più belle d’Italia». Aggiunge Petricci, un’azienda di 12 ettari di vigneti e 5 di oliveti: «No al fotovoltaico nei campi perché viviamo di enoturismo e sicuramente non si viene in Toscana per i pannelli solari ma per i paesaggi formati da vigneti oliveti e campi di girasole». Dello stesso parere anche Larini: «Sono totalmente contrario all’installazione in aree verdi perché è pura e semplice speculazione edilizia, finanziaria e distruzione del territorio. Via i pannelli dai nostri campi».
Il comitato degli imprenditori contro il fotovoltaico nei campi della Val di Cornia è appoggiato da Rossano Pazzagli, ex sindaco di Suvereto e docente universitario del Paesaggio. Tuona Pazzagli: «È un attacco speculativo e ricattatorio, di fronte al quale è giusto ribellarsi. Ci sono tanti spazi per installare pannelli o pale eoliche (aree industriali, parcheggi, infrastrutture, zone degradate), lasciamo stare i terreni agricoli e salviamo il paesaggio della Val di Cornia. I campi devono servire a produrre cibo, non essere fonte di profitto solo per pochi individui e ditte, per lo più esterne al territorio e appoggiate a qualche intermediario, che distruggono la bellezza del paesaggio danneggiando agricoltura e turismo». I sindaci della zona si sono tutti schierati con il comitato degli agricoltori. Ora la palla passa alla Regione: «L’ultima parola spetta al governo, ma Giani può fare molto».
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