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Dice Dario Nardella che con questo rimpasto « la squadra avrà energie fresche per affrontare con sempre più vigore le molte prove che abbiamo di fronte, dalle elezioni politiche ai nuovi progetti per la città». E in effetti con la mossa di ieri il sindaco ha tracciato una strada su entrambi i fronti: nel mare che già annuncia burrasca dell’autunno-inverno politico un vascello battente bandiera Pd solca le onde a suo nome. Del nuovo assetto di giunta non solo Nardella ha parlato con Letta ma anche coi big del Nazareno. Se l’imprimatur su Andrea Giorgio è arrivato dalla sinistra di Orlando e Provenzano per quello su Giuliani sono stati decisivi Giacomelli e il ministro Franceschini. E il sì di Nardella equivale così ad una blindatura con le principali aree Pd. Assicurazione importante per il suo futuro: da ministro, da europarlamentare o addirittura, chissà, per una corsa alla leadership nazionale dem in uno scenario post Letta. «Ho voluto rafforzare politicamente la giunta valorizzando le diverse sensibilità politiche del Pd in sintonia con la strategia del segretario Letta » rivendica Nardella, che non solo si “sistema” nei suoi rapporti romani ma ottiene così pure l’obiettivo di una pacificazione a livello regionale con l’area Franceschini che da oggi si raduna a Cortona.Non è un caso che piovano complimenti sulle mosse del sindaco, dalla sottosegretaria Caterina Bini al governatore Eugenio Giani al Pd fiorentino, il segretario Ceccarelli e il capogruppo Armentano. E per questo la destra attacca: « Tira una brutta corrente. Alla faccia del merito qui si premiano logiche interne di partito » sfidano Cellai e Draghi di Fratelli d’Italia. Dopo il ballottaggio amaro per il Pd è anche una scossa dal sapore regionale quella di Nardella. L’idea di una risposta strategico- amministrativa alle destre. Proprio quella che dopo l’estate potrebbe arrivare anche dalla giunta Giani, anche se pare non sia stata oggetto del colloquio di ieri tra il governatore e Letta. Di certo di fronte al segretario che ha spostato i congressi regionali al 2023 ieri si è fatta sentire l’assessora orlandiana Alessandra Nardini in Direzione nazionale, dicendo che «non possiamo non preoccuparci in Toscana visto che abbiamo perso tutti i capoluoghi tranne tre e mezzo » . Ma questo è un altro film. E nel rimpasto estivo nardelliano ci sono altri significati. « È mancata l’ultima mossa, l’ultimo tocco» commentavano ieri gli osservatori più attenti dell’arcipelago Nardella. Persuasi che, depotenziando Del Re, aspirante alla successione, il sindaco abbia dato un segnale forte come mai. Ma riservandosi di compiere l’ultimo passo tra qualche mese, magari dopo le politiche. Quale passo? La scelta di un “vicesindaco- delfino”. Sara Funaro, secondo le quotazioni attuali. Ma non è ancora escluso il nome di una “ civica”. Mentre per Federico Gianassi è la strada del Parlamento quella che a oggi sembra più probabile, sebbene con porte aperte su tutto. Del Re, a cui i nardelliani rimproverano un solco troppo autonomo, non ha preso bene la mossa del sindaco. Gli ha espresso visibile dispiacere nel vis a vis di ieri, chiedendo invano che le fosse lasciato il turismo. Il sindaco le ha chiesto all’opposto massima concentrazione sul Regolamento urbanistico a cui dare un’anima. « Ho voluto fare in modo che ciascun membro sia in grado di dare il meglio di sé nel proprio lavoro. Confermo la mia completa e totale fiducia a tutti i miei assessori» assicura il sindaco. Del Re romperà prima o poi? Chiederà primarie al Pd? Il 30 giugno 2022 nel nardellismo è già storia. — e.f.