A partire dalle elezioni del 1979 la partecipazione alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% lo scorso 25 settembre 2022. Il dato delle regionali di ieri? Le mitiche periferie, che dalla sinistra sono passate stabilmente alla destra, votano sempre meno. Ci spaventavamo del più grande partito, “l’astensione”, quando era del 40% e ora che è al 60%? Chi sarà eletto (di tutte le liste) brinderà e gli altri no. È sempre più un fatto personale, e del proprio gruppetto, vincere o meno. Solo che stavolta il divorzio con la politica e ancora di più con il centrosinistra (terzo polo incluso) è profondo. Crollo della partecipazione e antipolitica sono due colpi durissimi alla democrazia. Proprio “la gente” si è stufata del “meno peggio” e piuttosto si butta sul nazional populista. Stavolta, anche il cosiddetto “ceto medio riflessivo” si è stufato e ha disertato le urne. Eppure l’arroganza delle nomenclature dei partiti perdenti è al massimo storico. Ancora credono che uno slogan a Sanremo, il progressismo chic degli influencer o i talk serali, possano sostituire le capacità di rappresentanza di un partito veramente popolare.
Rispetto alle regionali precedenti (senza concomitanza con le politiche e su due giorni) vota il 30% di elettori in meno. Non solo, crollano iscrizioni, i comizi finali sono sempre più eventi piccoli, spesso solo online. Lo stesso per congressi e primarie. Tutti a lamentarsi della qualità dei candidati, ma la malattia è più profonda. Non è facile fare attività politica e va ringraziato sempre chi si candida e fa un passo avanti.
La partecipazione è crollata in ogni ambito: sociale, sindacale, associativo, politico. Per i gruppi dirigenti non sembra un grosso problema. Tra “pochi”, la pratica della cooptazione funziona anche meglio. Il guaio è che quando ci si auto-coopta si finisce con il non leggere più la realtà. Un esempio? Come si può confondere il giudizio reale sulla sanità di una Regione (che non corrisponde a una buona o cattiva campagna vaccinale) con il “parere” di chi ha un fondo sanitario privato o di chi con due telefonate salta qualsiasi lista d’attesa? È altra cosa ascoltare le esperienze di chi ha bisogno di diagnosi, di cure, di assistenza delle disabilità, dei pronto soccorso, delle terapie dei malati oncologici. Il nostro stato sociale sta crollando, crescono le persone abbandonate e chi rinuncia a curarsi. Ma è arretrato, da molti anni, per molti italiani. Mentre la politica lo soffoca.
Se, dove si governa, la qualità dei servizi sociali è scadente si dà forza a chi vuole smontarli e privatizzare. Ho votato centrosinistra e ritengo che la Lombardia e il sistema degli accreditamenti ai privati non siano un modello da imitare, ma è indubbio che è più facile che dal Lazio ci si vada a curare in Lombardia che non viceversa. Certo è dura gestire perché ci sono responsabilità pregresse, ma almeno non presentiamoci come la terra promessa.
E non è un caso che, più in generale, le campagne elettorali siano accolte dal disinteresse, dal “tanto non cambia nulla”. Il candidato è altrettanto “solo”, i partiti non esistono quasi più. È, tuttavia, un bel segnale che i partiti più strutturati nel territorio reggano meglio. Ma anche lì l’insofferenza è notevole.
C’è da sperare che almeno stavolta, dopo le sconfitte più cocenti o elezioni senza la metà degli aventi diritto, ci sia il coraggio di fare sul serio. Non come è accaduto prima e dopo il 25 settembre. E non usate la carta “giovani” mettendo in pista dei “giovani bonsai” di loro stessi. Con la stessa mimica, la stessa furbizia e cinismo per imparare a galleggiare.
I meccanismi di legittimazione sono stati tutti indeboliti rafforzando la percezione popolare dell’idea (malsana) che votare non conti nulla. Anche per continuare a dare colpa alla “gente”, che qualche responsabilità la ha pure. Perché se ti informi, acquisisci consapevolezza e scegli in modo veramente libero, ma diventi anche più esigente verso chi ti rappresenta. E però ti stufi anche prima della solita minestra che non sa più di nulla, neanche condita con le più necessarie alleanze.