Gira che ti rigira, è sempre la stessa storia…
25 Gennaio 2025«Ironia della storia, l’ex banca rossa si ritrova vicina al centrodestra»
26 Gennaio 2025di Michela Berti
SIENA «La politica non resiste alla tentazione di farsi una banca». Va giù pesante Pierluigi Piccini sul suo profilo Facebook. Classe ‘52 sindaco di Siena dal ‘90 al 2001, oggi assessore civico alla cultura nel Comune di Piancastagnaio, dopo una lunga militanza nel Pci, poi nel Pds-Ds, ragioniere, filosofo con una licenza in teologia, e soprattutto politico di razza. Parla del Monte dei Paschi perché Piccini è stato vicedirettore generale di Monte dei Paschi Banque a Parigi dove venne mandato ’in esilio’ dopo aver perso la corsa alla presidenza della Fondazione MPS scalata invece da Giuseppe Mussari. Era il 2001, è storia. Piccini, la politica non resiste alla tentazione di farsi una banca? «Esatto, è quello che sta facendo il centrodestra con il Monte dei Paschi. È un’operazione di potere che ha dietro un risvolto politico, non crea ricchezza, non c’è nessuna sinergia, né aumenti di valore. Si tratta di banche differenti che sostanzialmente rimangono uguali. Ecco perché anche gli analisti sono sospetti. Poi l’obiettivo è Generali, i motivi sono altri…». Lei scrive sul suo profilo Facebook: «Il Pd dovrebbe farsi molte domande e autocritiche». Cosa intende? «Certo, il Pd qualche anno fa ha cercato di fare una banca regionale e oggi si risveglia e si trova ad avere una banca vicina al centrodestra. Il Pd non commenterà questa mossa del Monte proprio per questa contraddizione». Gli esponenti di Fratelli d’Italia, Francesco Michelotti parlamentare senese e il sindaco di Siena Nicoletta Fabio, puntano sul brand Siena, ovvero il centro di comando deve rimanere nella città che porta il nome della banca. Lei cosa ne pensa? «Io non faccio il tifo per nessuno, le mie sono analisi oggettive, per quanto riesca a farle, ma vedo difficile che il centro del comando rimanga a Siena. Di fatto lo ha già perso. Il Monte è molto milanese, e lo sarà ancora di più se l’operazione con Mediobanca andrà in porto. Poi la politica che decide è a Roma. Quindi, quando dicono che il cuore della Banca deve rimanere a Siena, capisco che sono quelle cose che si dicono più per il pubblico che per la realtà dei fatti». Piccini, lei ha scritto che questa operazione ha il 40% di probabilità di successo. Perché? «Mediobanca ha ritenuto ostile l’offerta del Monte. Se facciamo un calcolo, all’inizio Banca MPS dava un premio del 5% che ha bruciato il primo giorno perdendo il 7. Ora va a sconto. Se mettiamo insieme Caltagirone e Delfin si arriva circa al 27% in Mediobanca e per far passare l’Ops c’è bisogno dei due terzi dell’assemblea, quindi devono aumentare del 39-40 per cento. Dato che questa operazione non crea ricchezza, il Monte deve metterci altri soldi. Bisogna capire se ci sono già accordi con alcuni soci, altrimenti la vedo difficile… Tutta questa partita si gioca sui fondi, sia chiaro e non è per niente un matrimonio scontato».