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11 Agosto 2022Il politologo Chiaramonte: il peso della possibile alleanza Azione-Iv è tutto da capire
Gi. Be.
Le trattative per il terzo polo fervono. Ma quanto peserebbe oggi un’alleanza Renzi-Calenda in Toscana? «Lo spazio per il centro c’è. L’offerta politica in campo però, forse, non è sufficiente». Il politologo Alessandro Chiaramonte — professore dell’Università di Firenze — spiega le insidie della sopravvalutazione del peso dell’eventuale listone di centro. Che comunque produce un effetto di «contendibilità assoluta» di tutti i collegi regionali, che ora sono davvero alla portata della destra. Il professore, membro del centro italiano di studi elettorali (Cise), spiega infine perché in questo momento ci sia una difficoltà nel rappresentare la saldatura tra populismo e l’eredità del governo Draghi.
Quanto vale in Toscana la possibile corsa comune di Azione e Italia Viva?
«È una domanda da due milioni di dollari. Qui va considerata una base forte di sostegno a Matteo Renzi, avendo lui sempre insistito sulla sua toscanità. Ma bisognerà vedere quali sono i candidati nei collegi. Azione, invece, si deve ancora misurare realmente, anche perché rispetto alle amministrative ha perso la componente di Più Europa. Più le formazioni sono piccole, più è difficile pesarle. Aspettiamo nuovi dati per poter esser più precisi sulla loro alleanza».
Secondo lei c’è in questa regione un humus culturale che possa esser attratto dall’adesione all’agenda Draghi?
«Ci sono indizi contrastanti. Se leggiamo la fiducia che gli italiani — dunque anche i toscani — riversano nei confronti del governo di Mario Draghi si scopre che è il politico più popolare d’Italia dopo Mattarella. In questo ci può anche esser una componente paradossalmente populista».
I termini «Draghi» e «populismo» sembrano antitetici…
«In questa fase possiamo abbinare un certo populismo all’azione del presidente del Consiglio. Una strana unione nel segno dell’antipolitica, intesa come diversità dalla politica. Ma non sembra esserci un corrispettivo partitico che rappresenta questa fetta che invece è maggioritaria».
Forse Matteo Renzi e Carlo Calenda puntano a quello spazio. Non crede?
«Sono due leader che fanno fatica a far confluire i consensi: hanno entrambi una storia alle spalle divisiva, per Renzi più lunga, per Calenda più breve. C’è certamente un potenziale inespresso, ma sarà complesso intercettarlo per loro. Anche in Toscana si farà fatica a sfuggire alla logica ormai avviata della polarizzazione destra-sinistra, che senza i Cinque Stelle è oramai consolidata».
I grillini sono divenuti ininfluenti?
«No, ma soprattutto qui, hanno perso il consenso che era orientato a destra. Sono rimasti quelli più a sinistra, che tuttavia hanno molte altre alternative dato che quel polo è molto spaccato».
Con un terzo polo e un Movimento 5 stelle ad una sola cifra percentuale, cosa succede alle elezioni del 25 settembre?
«Se questo schema di alleanze venisse confermato diventerebbero ancora più contendibili tutti i seggi di questa regione. Già molti lo erano prima. I voti presi in Toscana dal nuovo polo infatti proverrebbero soprattutto dal centrosinistra, che è anche diviso. Niente più roccaforti, nemmeno in Toscana».