di Federico Geremicca
Un mese fa, i sondaggi spiegavano che non ci sarebbe stata praticamente partita: in alcune rilevazioni, il vantaggio della coalizione di centrosinistra era stimato addirittura intorno ai dieci punti percentuali. Nessuno si sorprese, considerato il terremoto giudiziario che aveva appena decapitato il vertice della Regione (e non solo). Invece è finita come è finita: e per gli sconfitti, ora, la fatica sarà doppia. Non basterà provare a spiegare le ragioni di un così imprevedibile insuccesso: toccherà infatti anche analizzare perché sia accaduto nonostante le condizioni fossero – oggettivamente – le migliori possibili.
Da una vittoria larga ad una sconfitta per un soffio: per Elly Schlein ed il centrosinistra, insomma, la delusione è doppia. L’errore – ovviamente – sarebbe soffermarsi sul secondo aspetto, rimuovendo o occultando il primo. Con altre due tornate elettorali alle porte (Umbria ed Emilia-Romagna) sarebbe ingenuo attendersi chiarimenti definitivi o – addirittura – rese dei conti. È un peccato, però: perché è proprio questo, ormai, ciò di cui ci sarebbe bisogno nel campo delle opposizioni. Un punto e a capo. E la presa d’atto che, se assieme proprio non si può stare, tanto vale riconoscerlo: piuttosto che continuare a confondere e deludere un elettorato esasperato.
Tirare i fili ed indicare una rotta tocca (toccherebbe) ad Elly Schlein. Sia chiaro: nessuno chiede prevaricazioni o improvvisi atti di forza. Si tratta solo di esercitare il ruolo di leadership che le è assegnato per il fatto di essere la segretaria del maggior partito d’opposizione. Non è una stramberia: accade così in ogni democrazia che si sia data una legge elettorale ed un sistema maggioritario e bipolare. In realtà, accade così anche qui da noi: ma solo dall’altra parte del campo, dove una leader c’è e ancora ricorda il sudore e il sangue occorsi perché la considerassero tale. Ma ora fiata e gli altri si adeguano.
Il tema da affrontare non è certo sorprendente e riguarda l’identità ed il profilo della coalizione. Tradotto in politichese, si tratta di verificare in maniera definitiva la possibilità di tenere assieme quel che resta del Movimento Cinque Stelle (in caduta libera e vittima, a Genova, della più mortificante delle débâcle) e quel che fatica a consolidarsi come un possibile polo moderato e riformista. A questo tentativo fu dato il nome di campo largo: una coperta – come poi sarebbe diventato chiaro – sotto la quale avrebbe dovuto esserci di tutto: destra e sinistra, populisti e democratici, pacifisti e atlantisti. Perfino gli indifferenti, quelli per i quali Harris e Trump non è poi così diverso. Naturalmente è possibile che Elly Schlein abbia, al momento, altro a cui pensare e con cui consolarsi. Il risultato ottenuto dal suo partito – al quale potrebbero tranquillamente esser sommati i voti raccolti dalla lista di Andrea Orlando – è infatti notevolissimo e premia la fatica paziente e i toni sereni con i quali continua a predicare l’unità tra tutti. Ha quasi doppiato, in quanto a voti di lista, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: può esser soddisfatta, dunque, per il lavoro fin qui fatto. Ma può esserlo solo ragionando da segretaria del Pd: infatti, avrebbe poco di cui gioire se invece decidesse di guardare allo stato della coalizione dalla sua posizione di leader in pectore. E non solo in pectore. Intendiamoci, il rebus non è semplice. Quante volte, anche noi osservatori, abbiamo liquidato le difficoltà di rapporto nel centrosinistra richiamando un evidente “problema di caratteri”? Figurarsi se non è vero: si fa oggettivamente fatica ad immaginare Conte, Renzi e Calenda dalla stessa parte della barricata per più di mezz’ora. Prime donne. Egocentrici. Inaffidabili. L’errore, però, è chiuderla qui: circoscrivendo la questione ad un “problema di caratteri” per non vedere l’abisso culturale e programmatico che separa gli ex grillini dagli ex terzopolisti.
Ora arrivano Umbria ed Emilia-Romagna. In primavera toccherà ad altre e importanti regioni, dal Veneto alla Campania. Il tempo vola e di mezzo c’è anche il possibile voto su un paio di referendum. Se il campo largo era solo un miraggio, è venuto il momento di prenderne atto. Punto e a capo. Perché il rischio dell’irrilevanza politica incombe. Anche se la sconfitta è stata solo per un soffio. ..