Siena
La presidente della Fondazione Elena D’Aquanno: «Abbiamo vinto due bandi, aspettiamo le chiavi dei bastioni»
SIENA
Al via il progetto Enoteca Italiana Siena. Manca pochissimo all’avvio della messa a terra delle idee della Fondazione. Ieri sera, nell’auditorium Bellaveglia nella sede della Cna, la parola chiave è stata ‘azione’. Per ribadire come nel settore del vino gli affari e i progetti corrono veloci, in provincia e non solo. Attorno al tavolo, oltre al direttore generale della Cna di Siena Alessandro Brilli, tre stakeholders del sogno chiamato Enoteca, messo in ’sonno’ dal 2017: Comune di Siena, Enoteca Italiana e Camera di commercio Arezzo-Siena. «Tutte le persone sedute al tavolo ci possono riconoscere un fatto: agiamo in fretta – ha detto Elena d’Aquanno, Presidente Enoteca italiana Siena -. Questo è il secondo bando importante che vinciamo, aspettiamo l’atto finale, che porterà alla consegna delle chiavi dei Bastioni San Francesco e San Filippo». Consegna che il Comune dovrebbe fare in settimana. «La prima impressione nella visita agli spazi in Fortezza è la vista di un gioiello pieno di polvere – ha raccontato D’Aquanno -. Il nostro progetto prevede la centralità del vino, un’enoteca che potrà godere oltre che della bellissima location di una selezione di vini importante, un ottimo ristorante e un museo multimediale nel Bastione San Francesco». Un percorso che dovrebbe far diventare la Fortezza un polo per la Dop economy, nodo di un’ampia rete imprenditoriale e territoriale. «Esalteremo non solo il mondo del vino ma tutte le eccellenze dell’agroalimentare. Vogliamo raccontare una storia dei prodotti. Alla manifestazione di interesse seguita al bando hanno risposto 44 enti, aziende e consorzi. Destinati a giocare un ruolo da protagonisti – ha scandito la presidente -. Il progetto è stato anche presentato in Parlamento, il brand Enoteca Italiana di Siena viene sempre riconosciuto come pubblico. Nei decenni passati Siena è stata messa da parte, il Vinitaly si è spostato a Verona, l’Enoteca è stata chiusa. Assieme a me ci credevano tanti imprenditori, che, quando hanno saputo del mio progetto, mi hanno contattata per fare rete». La gestione dell’Enoteca passa quindi da pubblico a privato. «Si tratta di una concessione che ha messo a bando per dieci anni i due bastioni sede dell’Enoteca – ha spiegato l’assessore ai lavori pubblici e patrimonio Massimo Bianchini -. All’inizio era solo il bastione San Francesco, poi si è aggiunto il bastione San Filippo. Il dubbio, in occasione del bando, è stato se staccare il marchio dai bastioni. La fortuna ha voluto che chi si è aggiudicato il marchio, abbia preso anche i bastioni. Così l’Enoteca conserverà la sua identità». Il progetto s’inserisce in un più ampio quadro di riqualificazione degli spazi della Fortezza, che l’amministrazione Fabio è determinata a portare avanti. «La Fortezza non è solo i due bastioni, negli anni a Siena ci sono state manifestazioni agroalimentari nazionali, come Siena Verde – ha detto l’assessore -. Il Comune vuole rivitalizzare la Fortezza con un progetto Fesr da 12milioni di euro, per finanzoare ‘Il parco delle mura’ per riportare in funzione alcuni territori verdi cittadini. La maggior parte dei 12milioni saranno sulla Fortezza, che ha bisogno di essere reso un luogo accessibile, e attrezzare la piazza per eventi, manifestazioni e mostre. Attualmente la Fortezza ha una capienza di 3mila persone, è necessario aumentarla». Adesso lo sguardo è volto a dare sempre più spazio e respiro al sogno Enoteca, in una dimensione nazionale. «Lo spirito con cui Elena D’Aquanno s’è approcciata al recupero di questo marchio era anche quello con cui in passato, come enti pubblici, avremmo dovuto alimentare il progetto – ha dichiarato Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio -. Quello di cui dovremmo parlare, e i programmi della Fondazione vanno in quella direzione, sono i rapporti con il mondo del vino in tutta Italia. Si tratta di dare al progetto il respiro che merita. Un passato che va recuperato, una scommessa che deve essere giocata in qualche modo».
Eleonora Rosi