Se siamo chi siamo, molto dipende dalle persone che abbiamo incontrato, dai legami che abbiamo avuto. Chi ci ha dato, chi ci ha tolto, chi ci ha amato? I trent’anni sono il momento dei primi bilanci: sul lavoro, sull’amore, sulle amicizie, sulla vita come pensavamo sarebbe stata da adulti, e magari non è diventata. A questo tema lo sceneggiatore e scrittore Flavio Nuccitelli, romano nato nel 1988, ha dedicato un romanzo appena uscito per Fandango, che si intitola Quando fuori è buio e ha quattro protagonisti: Filippo, che sta con Giulia da tredici anni ma di notte chatta con uomini trovati su Grindr (la più famosa app per incontry gay) e però sa già di non poterli incontrare; Giulia, che sta con Filippo ma sente che qualcosa non va e confronta di continuo la sua quotidianità con quella delle vecchie amiche rimaste in provincia; Michele, vicino di casa di Giulia e Filippo, che per non pensare al vuoto che sente va ai funerali degli sconosciuti e ogni tanto passeggia al cimitero per fare due chiacchiere con lapidi scelte a caso; e Chiara, la migliore amica di Michele, che ha dedicato anni alla carriera universitaria, solo per vedersi soffiare l’assegno di ricerca da un collega e non sapere più che fare.

«Io volevo affrontare il discorso di quel primo bilancio di vita che si fa intorno ai trenta: un momento in cui si è adulti ma ancora giovani, e la partita è aperta. Oriana Fallaci diceva che a trent’anni siamo un campo di grano maturo: ce ne stiamo seduti nel mezzo e possiamo guardare sia indietro, sia avanti. C’è chi questo trovarsi nel mezzo lo vede in senso buono, e chi invece ne è spaventato e lo vive come una fase di incertezza» spiega Nuccitelli a La Stampa. «Puoi stare con una persona da un sacco di tempo, com’è per Filippo e Giulia, non sapere più chi sei senza l’altro, e avere una tremenda paura di cambiare, di fare un passo che non sai assolutamente dove porterà. E se poi avessi fatto meglio a stare fermo?». Da qui anche l’indecisione di Filippo, che coltiva il suo segreto di notte mentre Giulia dorme, ma forse non si azzarderebbe mai a fare niente di più. «Se le cose restano ferme troppo a lungo, però, ci cresce la muffa sopra: la parola crisi, in fin dei conti, è l’opposto di stasi», dice l’autore.

È vero che anche a trent’anni si può avere paura di modificare la propria esistenza, e che se ci sono delle abitudini radicate è difficile staccarsene, ma è vero pure che il tempo per fare scelte diverse c’è, che abbiamo ancora molto futuro da inventare.

Che cosa succederebbe, invece, se fosse all’ultimo bilancio, quello finale, che ci scoprissimo insoddisfatti? Avremo avuto il coraggio di darci una felicità vera, oppure no? E pagheremo più caro ciò per cui ci saremo lanciati o ciò che avremo deciso di preservare? «Io parlo da persona che ha fatto coming out, e che quindi ha dovuto spiegare abbastanza presto chi era nella sua autenticità», racconta Nuccitelli. «Penso che, alla fine di tutto, la cosa che varrà di più sarà poter dire di aver vissuto la nostra vita come noi stessi».

Quando fuori è buio è un libro che prova a raccontare un pezzo di una generazione che mentre diventava adulta ha visto cambiare tutto, dato che le esistenze dei nostri genitori, gli obiettivi e i sogni che abbiamo pensato potessero valere anche per noi non ce li possiamo più permettere. Ed è un libro di legami, molto contemporaneo e molto profondo, che parla di sentimenti complessi e soprattutto di quel che ci raccontiamo per poter andare avanti, ma anche del momento rivelatore in cui ci accorgiamo di portare una maschera. A volte, ad aiutarci a smettere di fingere sono non gli amori, non la famiglia, ma gli amici, vecchi o nuovi che siano. «Non voglio fare un torto alla coppia, ai genitori o ai fratelli, ma per me l’amicizia è il motore della vita: il rapporto umano fondamentale. Un legame abbastanza stretto da permetterti di essere te stesso, di sfogarti, di trovare intimità; ma abbastanza largo da consentirti di essere la parte peggiore di te. Più di tutto, l’amicizia è uno specchio: c’è qualcuno nel mondo che non ti conosce come figlio né come amante o compagno, ma solo in quanto persona, e decide di starti accanto. Un’amicizia è una cosa strana, perché è sia questione di destino, nel senso che ci si incontra per caso, anche in base a dove si cresce e dove si abita, sia una questione di scelte, perché in fondo ci si sceglie sempre», dice Nuccitelli.

La storia di Filippo, Giulia, Michele e Chiara è ambientata a Roma, ma potrebbe accadere ovunque: il ritmo di questo libro, la sua corrente, è molto internazionale, e ricorda non solo Sally Rooney (un paragone ovvio se si parla di giovani adulti e di rapporti, e se la scrittura è una bella scrittura con una visione, come in questo caso), ma certe serie tv a cui si vuole tornare sempre per la loro capacità di darci conforto pur raccontando piccoli disastri, perplessità e dolori, come l’australiana Wonderland, una chicca su un gruppo di amici che vivono tutti nello stesso condominio di Coogee, un quartiere di Sydney, purtroppo cancellata alla seconda stagione.

Nuccitelli dice che prima di scrivere il romanzo – il suo secondo dopo Frenesia, sempre pubblicato da Fandango – ha riletto Gli sfiorati di Sandro Veronesi, Divorare il cielo di Paolo Giordano, e Una vita come tante di Hanya Yanagihara, che probabilmente è il libro sull’amicizia più intenso degli ultimi dieci anni (c’è un video bellissimo su TikTok di una ragazza che sta leggendo le pagine finali in treno e, ripresa dagli amici senza saperlo, piange disperata).

Nuccitelli sa creare un piccolo mondo che suona vero, e non è una cosa scontata, anzi: è piuttosto rara. Sarà il fatto che di mestiere scrive sceneggiature, a dare più profondità ai personaggi messi sulla pagina, a farli sembrare più reali e tridimensionali, ma non si ha mai, qui, la sensazione di avere davanti qualcosa di posticcio, o dei pensieri e dei dialoghi finti, che invece nella narrativa italiana contemporanea sono abbondanti come i sassi lungo un fiume. Leggere una storia di finzione e trovarci dentro delle persone vere, per quanto inventate, è l’unico dono sensato che possa farci un narratore, e in questo senso il libro di Nuccitelli è davvero riuscito.

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