Il Fondo monetario boccia le scelte del governo Meloni: “Entrate in calo e minore equità” Critiche anche per la gestione dei fondi del Pnrr, le politiche demografiche e l’immigrazione
WASHINGTON — Il Fondo monetario internazionale lancia un allarme al governo Meloni. Anche se l’Italia va meglio di molti altri paesi europei, ci sono almeno quattro grandi nubi all’orizzonte da diradare subito, per non compromettere il futuro. Primo, le politiche che frenano la riduzione del debito pubblico; secondo, l’applicazione del Pnrr; terzo, le scelte fiscali, dove non c’è spazio per la flat tax; quarto la crisi demografica, che sicuramente richiede di aumentare la partecipazione al lavoro, in particolare delle donne, ma con buona certezza non verrà risolta in maniera definitiva senza una revisione delle linee scelte sul tema delle migrazioni. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale, che ieri ha pubblicato il rapporto con le consultazioni annuali sui paesi membri.
L’Fmi conferma che il Pil italiano crescerà dell’1,1% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024, per poi aumentare temporaneamente all’ 1,1% nel 2025. Come aveva già notato nell’Outlook globale pubblicato martedì, la nostra economia «ha resistito bene agli effetti della guerra in Ucraina», crescendo del 3,7% nel 2022, e «si dimostra resiliente agli shock avversi», come la crisi energetica ben gestita. Nonostante questo, però, «restano rischi al ribasso» che andrebbero affrontati subito.
Fin qui la parte positival rapporto avverte: «Politiche che finiscano per rallentare la riduzione del debito pubblico, o ritardi prolungati nel ricevere i fondi nell’ambito del programma Next Generation Eu, potrebbero sollevare problemi di finanziamento». Il Fondo nota che «la crescita dovrebbe entrare in una fase di rallentamento » nei prossimi mesi, perciò «incoraggia la tempestiva ed efficace attuazione del Pnrr».
Un altro problema riguarda la politica fiscale e le sanatorie: «Una flat tax sul reddito potrebbe avere delle implicazioni avverse e portare ad un significativo calo delle entrate e dell’equità. Continuare a rafforzare la compliance fiscale è necessario, aumentare la soglia delle transazioni cash e introdurre sanatorie sui debiti fiscali non è d’aiuto». Quindi la riforma delle tasse dovrebbe invece puntare ad «allargare la base imponibilee aumentare equità edefficienza».
Sulle pensioni l’Fmi sottolinea che la spesa del nostro paese è superiore alla media europea e l’età di uscita è in effetti inferiore a quella stabilita dalla legge, quindi invita ad evitare «nuove uscite anticipate».
Questo ci porta alla crisi demografica e all’invecchiamento della popolazione, che minaccia di avere un impatto negativo sulla produttività, il pil, ma anche la capacità di finanziare i sistemi sanitario e previdenziale. Perciò il Fondo suggerisce che «sono essenziali riforme e investimenti per aumentare la produttività e ammodernare l’economia». Il rapporto, basandosi sulle stime della United Nations Population Division, sottolinea che nei prossimi 25 anni la popolazione italiana in età lavorativa diminuirà del 30%. Se non verranno presi provvedimenti per rimediare a questo fenomeno, il prodotto reale rispetto al 2019 crollerebbe del 3% nel 2030, del 12% nel 2040, e fino al 20% nel 2050.
Per affrontare la crisi nel breve periodo bisognerebbe aumentare la partecipazione al lavoro, inparticolare delle donne, e innalzare l’età del pensionamento. Nel lungo termine però saranno necessarie riforme per potenziare la produttività, ma aiuterebbe anche «invertire la direzione sul tema della migrazione».
Fonti del Fondo spiegano che le preoccupazioni si concentrano soprattutto sulle politiche che possono rallentare la discesa del debito. Sul Pnrr sono ancora cauti, perché contano sul fatto che alla fine l’Italia non si lascerà sfuggire questa opportunità, ma in caso contrario lancerebbero l’allarme.