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3 Maggio 2023Nel 2022 finanziati 105 progetti, l’85% a Siena e provincia, tra sociale e cultura
Aldo Tani
siena «I numeri non si guardano, si contano». Carlo Rossi, all’indomani dell’esclusione delle fondazioni bancarie dal nuovo Cda di Mps, si era fermato alla realtà dei fatti. A distanza di giorni, l’espressione del presidente della Fondazione Mps assume una valenza diversa di fronte al bilancio 2022. Caratterizzato da una serie di indicatori che certificano un ulteriore slancio di Palazzo Sansedoni.
A partire dalle erogazioni, arrivate a 17 milioni (circa 5 milioni in più dello scorso anno) per 105 interventi. Per ritrovare un dato più alto bisogna risalire al 2012. Poco prima che il collasso di Mps mettesse in dubbio l’esistenza della Fondazione stessa. Nel 2015, per fare un raffronto, erano state 2,9 milioni.
Risorse destinate alla società inclusiva per 5,2 milioni (3,4 milioni per il volontariato), alla cultura (per 2,5 milioni) e alla ricerca e allo sviluppo territoriale (per 9,4 milioni). Su quest’ultimo settore centrale l’investimento per circa 8 milioni nell’edificio che ospita la Fondazione Tls: oggetto di svariate aste andate deserte. Con le erogazioni 2022 ammontano a più di 42 milioni i fondi distribuiti nell’ultimo quadriennio. Di queste l’85% hanno riguardato Siena e provincia. L’utile si attesta sui 9 milioni, mentre il patrimonio contabile è di 569 milioni (più 5,3 milioni sul 2021). Dal 2017 questo dato è cresciuto di 134,8 milioni. Complice anche gli accordi varati da Palazzo Sansedoni con altri soggetti, in primis Banca Mps, per un valore di oltre 170 milioni.
Nell’accordo da 150 milioni con l’istituto di credito rientrava anche la gestione delle opere contenute all’interno di Rocca Salimbeni. Una prima mostra è già stata fatta, ma il presidente Rossi ha annunciato che è in cantiere «una sugli artisti del Novecento» al Santa Maria della Scala.
Oggi la Fondazione ha una partecipazione dello 0,40% nel capitale, con un investimento di 10 milioni. Propedeutico a raggiungere la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi ultimata da Montepaschi nel novembre scorso. Palazzo Sansedoni si era messo in testa a una cordata di varie fondazioni bancarie (Cr Firenze su tutte) per lasciare un segno nell’operazione, con un orizzonte largo verso il nuovo cda del Monte. «È andata male — ha evidenziato Rossi — Non posso nascondere la delusione, anche se l’obiettivo non era mettere la bandiera della Fondazione dentro Mps. Assogestioni (che ha nominato i tre consiglieri non in quota Mef, ndr ) è stata più brava».
Breve digressione prima che Marco Forte proseguisse la narrazione sulla Fondazione: «È stato un anno complesso, ma siamo soddisfatti». Il direttore generale ha poi posto l’accento su Toscana Next, progetto che vede in campo anche Cassa depositi e prestiti: «È il Fondo che rappresenta la fase successiva del progetto di Ikigai. Superata la fase embrionale di accelerazione, è il mercato che deve giudicare quanto fatto. Per ottenere risultati è importante il partenariato tra più soggetti che intercettano occasioni per il territorio». Perno centrale di ogni movimento come confermato da Rossi: «La Fondazione c’è e credo che nei prossimi anni possa dare molto al territorio».
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