Le brief les clefs de l’actualité africaine
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14 Settembre 2024Pietro e il mondo
Inviato sull’aereo papale
Un occhio sulle elezioni americane. Tra il candidato abortista (Kamala Harris) e l’altro anti migranti (Donald Trump) «ognuno scelga in coscienza il male minore». Il cuore a Gaza: «Non trovo che si facciano passi avanti per la pace. È molto brutto vedere i bambini uccisi». E il pensiero alla Cina: «Sono contento dell’accordo per la nomina dei vescovi e vorrei andarvi».
Come di consueto la conferenza stampa di Francesco sul volo di ritorno a Roma dopo i suoi viaggi apostolici, si trasforma in uno sguardo geopolitico a 360 gradi. Con l’aggiunta delle impressioni di viaggio sulle terre e le comunità visitate; e temi purtroppo sempre attuali come gli abusi, definiti “demoniaci” e comunque mai da coprire, anche quando coinvolgono personaggi di spicco del mondo cattolico.
Il Pontefice raggiunge la zona riservata ai giornalisti poco dopo il decollo da Singapore, insieme con direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, che gli fa anche da interprete. Sorridente e rilassato, dopo le fatiche del viaggio più lungo del Pontificato, ringrazia per la compagnia, risponde per una quarantina di minuti alle domande e non appare neanche particolarmente stanco. Anzi trova il modo di scherzare. Quando l’aereo comincia a “ballare” e il comandante avvisa di stare seduti con le cinture allacciate, al giornalista francese che gli aveva chiesto dell’Abbé Pierre e degli abusi, dice: «Con la tua domanda hai fatto venire una turbolenza».
Le elezioni americane. Il Papa non si nasconde quando gli chiedono dei diversi programmi dei due candidati. Ammettere l’aborto e respingere i migranti sono entrambi atteggiamenti «contro la vita». «Sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini». Ricordando poi che già dall’Antico Testamento c’era il dovere di proteggere gli stranieri, gli orfani e le vedove, sottolinea che respingere i migranti, non dar loro la possibilità di lavorare o trattarli come schiavi «è un peccato grave». Quanto all’aborto, «è un assassinio». «La scienza dice che nel mese del concepimento ci sono già tutti gli organi formati. Quindi abortire è uccidere un essere umano. Può piacere o meno la parola – sottolinea Francesco – ma questo è e bisogna dirlo chiaramente. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto. La Chiesa non lo permette perché significa uccidere ». Come deve votare dunque un cattolico? «Nella morale politica – risponde Francesco – si dice che
non andare a votare è brutto. E si deve scegliere il male minore. Chi è in questo caso il male minore, quella signora o quel signore? Ognuno in coscienza ci pensi e faccia così».
La guerra a Gaza. «La Santa Sede lavora», assicura il Papa in riferimento a possibili mediazioni e più in generale rispetto alla ricerca della pace. «Io stesso telefono ogni giorno alla parrocchia di Gaza dove ci sono 600 persone, cristiani e musulmani, e mi raccontano cose brutte. Non saprei dire se questa guerra è troppo sanguinaria. Ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando per il sospetto che ci siano guerriglieri si colpiscono scuole e ospedali, è brutto tutto questo. Purtroppo non trovo che si facciano passi avanti per la pace. La fratellanza è più importante dell’uccisione del fratello. E anche chi vince la guerra troverà una grande sconfitta, perché la guerra è una sconfitta per tutti, senza eccezioni. Per questo tutto ciò che si fa per la pace è importante ». A tal proposito, Francesco ringrazia il re Hussein di Giordania. «È un uomo di pace e sta cercando di fare la pace».
La Cina. «Sono contento dei dialoghi con la Cina – dice il Pontefice –. Il risultato è buono. Per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. Ho sentito dalla segreteria di Stato come vanno le cose e sono contento». Quindi aggiunge: «La Cina è per me un’illusione, nel senso che vorrei visitarla. Io ammiro la Cina e la rispetto. Un grande Paese con una cultura millenaria e una capacità di dialogo che va oltre i diversi sistemi democratici che ha avuto. La Cina è una promessa e una speranza per la Chiesa». E si può sperare anche in una collaborazione per la pace. «Il cardinale Zuppi ha rapporti con la Cina », ricorda il Papa.
Gli abusi e l’Abbé Pierre. «È un punto dolente e delicato. Tu hai citato l’Abbé Pierre (di cui recentemente sono stati denunciati appunto gli abusi, ndr) – dice Bergoglio al giornalista che gli ha posto la domanda –. Con tanto bene che ha fatto, poi si è visto che questa persona è un peccatore brutto. Questa è la nostra condizione umana. Ma non dobbiamo dire “copriamo perché non si veda”. Bisogna essere chiari su queste cose. Il lavoro contro gli abusi è importante. E non solo contro gli abusi sessuali, ma anche contro quelli sociali, educativi, cambiare la mentalità, togliere la libertà». Per il Papa, «l’abuso è una cosa demoniaca perché distrugge la dignità delle persone e anche ciò di cui siamo fatti. L’immagine di Dio in noi». Per quanto riguarda il periodo in cui in Vaticano si è saputo della condotta dell’Abbé Pierre, il Papa dice: «Non so quando il Vaticano è venuto a saperlo. Dopo la morte sicuro, ma prima non so». Comunque, ribadisce, «l’abuso sessuale contro i bambini e i minorenni è un crimine e una vergogna». Il Venezuela. Pur non avendo seguito da vicino la situazione, il Papa esprime un auspicio anche per il Paese latinoamericano. «Dialogare e fare pace. Le dittature non servono e finiscono male prima o poi. Il governo e la gente facciano di tutto per una soluzione pacifica. So che i vescovi si sono espressi».
Altri viaggi. Francesco annuncia che non andrà a Parigi in dicembre, per la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame, dopo i lavori di restauro seguiti all’incendio del 2019. Per quanto riguarda invece l’Argentina, «è una cosa ancora non decisa. Vorrei andare, è il mio popolo, ma ci sono diverse cose da risolvere prima ». Gli chiedono se eventualmente sulla rotta per Buenos Aires si fermerebbe alle Canarie. «Mi hai letto nel pensiero – dice alla giornalista argentina che ha posto la domanda – perché là ci sono dei migranti e vorrei dimostrare la mia vicinanza».
La visita fra Asia e Oceania. Rispondendo agli inviati dei Paesi visitati Francesco riferisce poi ciò che più lo ha colpito, lodando la «grande cultura religiosa» di Singapore, auspicando che venga abolita la pena di morte nella città- stato. Si dice «innamorato di Timor Est, della sua cultura semplice, familiare», invocando meno parole e più fatti di fronte al cambiamento climatico. Per Papua Nuova Guinea, infine, il Papa è rimasto molto colpito dalle espressioni artistiche, specialmente le danze.