Sul piano internazionale il programma del Nuovo fronte popolare rispetta le “linee rosse” che il socialista Raphaël Glucksmann di Place Publique (13,8% alle Europee) aveva messo come condizione alla sua adesione: il sostegno “incondizionato” all’Ucraina, la condanna dell’attacco “terroristico” di Hamas contro Israele del 7 ottobre e il riconoscimento “immediato” dello Stato di Palestina. Mentre la destra dei Républicains si frantuma sull’alleanza con l’estrema destra di Marine Le Pen, la sinistra si presenta compatta e intende mostrare di poter superare le tante divergenze interne e anche le ambiguità più critiche, come quelle legate all’antisemitismo, di cui è accusato Lfi, riconoscendo “l’inquietante esplosione” degli atti razzisti, antisemiti e islamofobi, in Francia. A molti questa unione ricorda la gauche plurielle del socialista Lionel Jospin con verdi, comunisti, radicali di sinistra. Ma i temi più controversi, come nucleare e adesione dell’Ucraina all’Ue, sono stati messi da parte.
Il Nuovo fronte popolare presenterà un candidato unico in ognuna delle 577 circoscrizioni, ripartite tenendo conto degli ultimi scrutini: 229 per Lfi, 175 per il Ps, 92 per gli Ecologisti, 50 per il Pcf. Per il posto di candidato primo ministro si sono fatti avanti François Ruffin, figura emergente di Lfi, e Melénchon. Glucksmann ha proposto Laurent Berger, l’ex leader sindacalista che si è fatto notare durante la battaglia delle pensioni. Oggi sono convocate manifestazioni contro l’estrema destra in tutta Francia.