Un video, una legge regionale e 56 Comuni con un’ambizione: seguire la stessa via della viticoltura
di Chiarastella Foschini Una distesa di ulivi puntella la Toscana, dove l’olivo è centrale sia dal punto di vista economico che paesaggistico, sociale e culturale. L’olivicoltura, che si estende per oltre 70mila ettari, non è l’unica attività produttiva legata all’olio. La Regione punta infatti sull’oleoturismo ed è stata la prima a fare una legge incentrata sul turismo dell’olio, alimento che esprime identità, cultura e territorio.
Per lanciare l’oleoturismo arriva uno spot dal titolo “Turismo dell’Olio in Toscana” realizzato dal coordinamento regionale delle Città dell’Olio della Toscana con la produzione e regia di Marco Salvatore Talladira. Nel video sono raccontate storie, esperienze e sapori legati al paesaggio olivicolo toscano.
Lo spot dedicato alla nuova frontiera densa di potenzialità del turismo dell’olio, punta dalla degustazione alla scoperta del paesaggio, passando dalla visita al frantoio e da tutte le attività che possono essere fatte all’aria aperta in Toscana, come succede per il turismo legato al vino.
« Abbiamo fatto la legge sull’oleoturismo a cui vengono estese le stesse disposizioni già emanate per l’enoturismo. – spiega la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi -. La Toscana vanta quattro produzioni a denominazione di origine protetta Dop e una Igp che possono valorizzare le tante straordinarie varietà territoriali. Vogliamo lanciare l’oleoturismo sui percorsi di promozione che si merita».
Il turismo dell’olio può rendere l’olivicoltura più remunerativa riportando i giovani al recupero delle olivete. Si stima infatti che in Toscana ci siano quattro milioni di piante da olivo abbandonate, un’emergenza economica, paesaggistica, sociale e culturale.
Il turismo dell’olio potrebbe valorizzare i piccoli comuni delle aree interne. « La promozione dell’olio Evo va di pari passo con quella del territorio. Attraverso la comunicazione delle esperienze turistiche legate all’olio e la formazione degli operatori del settore possiamo dare slancio al turismo dell’olio » ha dichiarato Marcello Bonechi vicepresidente Città dell’Olio. Nel rapporto 2022 sul turismo enogastronomico stilato da studiosi e esperti tra cui Roberta Garibaldi, tra gli italiani è sempre più forte la richiesta di scoprire luoghi di fascino antico come i frantoi e uliveti storici, apprezzati rispettivamente dal 70% e dal 67% dei turisti in misura maggiore rispetto al 2019, inoltre il binomio olio e turismo si arricchisce di nuove sfaccettature come l’esperienza del produrre il proprio olio, proposta desiderata dal 54% dei viaggiatori.
« L’associazione nazionale delle Città dell’olio conta 56 comuni toscani sugli oltre 450 comuni e enti italiani» ha affermato Mario Agnelli, coordinatore regionale delle Città dell’Olio della Toscana. «La ristorazione può essere un primo ambasciatore dell’oleoturismo. Arriveremo a una carta degli oli come quella dei vini. A tavola, così come si sceglie un buon vino si potrà scegliere un buon olio».