A Palazzo Patrizi il civismo come alternativa di governo
5 Dicembre 2022Pd: l’eterno ritorno dell’identico
5 Dicembre 2022di Pierluigi Piccini
In politica il tempo è una variabile essenziale. Saper scegliere il tempo giusto per un’azione efficace è fondamentale, sebbene la giustezza di una opzione viene, nella maggioranza dei casi, sancita solo a posteriori. E il tempo sta sempre più diventando una componente determinante per l’individuazione dei candidati alle prossime elezioni amministrative. Il Polo civico ha scelto da tempo Fabio Pacciani e non ha, quindi, l’ossessione del momento che sembra preoccupare i potenziali avversari. Per il Pd e i suoi alleati, come per Fratelli d’Italia, il tempo che si restringe condiziona pesantemente la possibilità di scegliere lontano dalla necessità. Tuttavia, una differenza fra i due schieramenti esiste. La necessità di una decisione nel caso del Pd si trasformerà, con molta probabilità, in una questione di metodo: le primarie. Nel partito di Michelotti l’emergenza di trovare un nome sta diventando un assillo, soprattutto per chi vorrebbe presentare un candidato diverso da De Mossi. Un tema che apparentemente sembra stare molto a cuore ai partiti del centrodestra. Meno, se non per nulla alla vecchia, conosciutissima cerchia che gli gravita intorno. Intanto, dopo il rifiuto di Frati e la indisponibilità di diversi nomi per fare il candidato, al Pd non rimane altro che predisporre la consultazione con i nomi che si conoscono e sembrano essere i più accreditati: Alessandro Masi, Monica Barni, Massimo Bianchi ed Ernesto Campanini. Solo la Barni richiederebbe garanzie per la sua eventuale partecipazione alle primarie, garanzie che non è dato sapere quali siano visto che lo strumento individuato non le concede. Per la decisione finale necessitano però alcuni passaggi: l’assemblea per l’eventuale apertura alla consultazione di non iscritti al Pd e ovviamente un regolamento. Le primarie senesi si intrecceranno con molta probabilità con quelle per l’individuazione del segretario nazionale aumentando, ammesso che ce ne fosse bisogno, le spinte delle varie correnti interne al partito di Letta. Inoltre, essendo l’unica preoccupazione del Pd quella dei nomi su cui individuare una identità politica, le divisioni non potranno che aumentare sia a livello locale che nazionale.
Michelotti a sua volta prende tempo, rimanda di comunicare ai suoi alleati il nome o la rosa dei nomi che dovrebbero sostituire De Mossi. Cosa non facile perché da questa iniziativa e dalla sua qualità dipenderà se la coalizione che governa la città dal 2018 rimarrà la stessa, se potrà variare o addirittura rompersi. Ma poi siamo sicuri che ci sia una reale volontà al cambiamento? Più Fratelli d’Italia cincischia, più le elezioni si avvicinano e i cambiamenti diventano sempre più difficili. E se fosse proprio questa la scelta? Arrivare più vicino possibile alle elezioni per rendere il cambiamento impossibile. Se ci fossero dei mutamenti, Fratelli D’Italia e Michelotti in primis si dovranno assumere la responsabilità di aver scelto il nuovo candidato. Nel caso in cui questi perdesse le elezioni, Michelotti diventerebbe automaticamente il responsabile dopo il 2018 della sconfitta, pregiudicando il suo futuro politico almeno a livello locale. Viceversa, se perdesse le elezioni De Mossi, allora la responsabilità della sconfitta ricadrebbe tutta sull’attuale primo cittadino e il suo entourage. Del resto, Michelotti ha consultato molti possibili candidati, ma anche per lui i riscontri sembrano essere stati decisamente scarsi.
Comunque il tempo passa e per chi ha fatto le sue scelte è un bene, potendo fare una campagna elettorale in tranquillità, mentre per gli altri la “temperanza” non dà scampo.