Siena «Non mi candiderò a sindaco». Questa volta sembra davvero la parola fine sulle possibilità di vedere Francesco Frati in lizza nella tornata amministrativa per il centrosinistra. Il rettore ha sempre detto di voler tornare a fare ricerca, ma arrivato al passo di addio dal vertice dell’Università di Siena, ha voluto mettere a tacere ogni voce. «L’incarico di coordinatore del centro nazionale di biodiversità Dispoc e quello di sindaco non sono compatibili — ha aggiunto — peraltro, quello di sindaco, non è il mio mestiere». Un compito assai impegnativo, ma d’altronde, quello di rettore è stato tutt’altro che una passeggiata.

Se Angelo Riccaboni aveva indicato la strada dopo il dissesto finanziario, Frati ha rimesso la barca in carreggiata. Sono aumentati gli studenti internazionali e i corsi in inglese, mentre i nuovi iscritti non sono scesi sotto i 3 mila.

L’università ha saputo reggere l’urto della pandemia. «Il senso di partecipazione a una sfida così difficile ha cementato l’appartenenza all’ateneo, facendosi sentire parte di un’impresa», ha spiegato il rettore, sottolineando uno dei momenti più alti del suo mandato. Di contro, il secondo lockdown è stato il periodo più complicato: «Era venuta meno quell’adrenalina collettiva e poi sembrava non finire più». In compenso, Frati ha potuto toccare con mano la risposta della città, quando c’era necessità di spazi per far tornare gli studenti in presenza: «Un aiuto che testimonia quando l’università dal punto sociale sia un asset di Siena».

Riavvolgendo il nastro, ci sono altri frangenti belli, «il Graduation Day con Piero Angela», e brutti, come la vicenda dell’esternazioni filonaziste di un docente. La comunità accademica ha ricambiato quei giorni salutandolo in massa, in occasione della Cerimonia del Tocco, tornata dopo due anni di stop. Per congedarsi, Frati ha scelto Kobe Bryant: «Francesco out».